Sì ammalò per fumo passivo, condannato il ministero di Daniela Daniele

Sì ammalò per fumo passivo, condannato il ministero E' LA PRIMA SENTENZA IN ITALIA Al DANNI DELLO STATO. APERTA LA STRADA A NUOVI RICORSI Sì ammalò per fumo passivo, condannato il ministero «Costretta in una camera a gas». Maxi-risarcimento da 395 mila euro Daniela Daniele ROMA Per anni aveva dovuto subire il fumo dei colleghi e a nulla erano valse le sue proteste, né la domanda di essere trasferita in un'altra stanza. Fino a quando non le era stato diagnosticato un tumore al polmone. Da questa vicenda nasce la prima condanna per fumo passivo ai danni dello Stato nel nostro Paese, con un risarcimento di 395.725 euro. Risarcimento che il ministero dell'Istruzione dovrà pagare ai familiari della vittima, perché nel 2000 la donna é morta in un incidente stradale. Una battaglia che la famiglia ha portato avanti in sua memoria e che il Codacons ha sostenuto e vinto. La sentenza è stata emessa, nella IV sezione del Tribunale di Roma, dal giudice Giuseppina Vetritto. Aveva 49 anni, Maria Sposetti, quando le trovarono un cancro al polmone destro. Era stata assunta al ministero il 30 maggio 1980. La diagnosi era arrivata, e certamente temuta, 12 anni più tardi, sette dei quali vissuti dalla donna, come ha ricordato il marito, Ferruccio Di Bari, «in una camera a gas». Si trattava di «una «stanza angusta, sprovvista di aeratori, con tre colleghe accanite fumatrici», che «aspiravano una sigaretta dietro l'altra, rifiutandosi di aprire le finestre e la porta». Per Maria, che non aveva mai fumato in vita sua e non aveva conviventi in famiglia dediti al fumo da sigaretta, cominciava un lungo calvario: prima un delicato intervento chirurgico e, in seguito, cicli di chemioterapia che si erano portati dietro tutti gli effetti collaterali previsti, tra i quali la perdita dei capelli. Nel 2002, i familiari della Sposetti, dopo aver fatto inu¬ tilmente appello ai datori di lavoro per avere giustizia, si erano rivolti al Codacons e avevano denunciato il ministero attraverso gli avvocati Carlo Rienzi e Vincenzo Masullo, chiedendo di accertare la violazione delle norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. «Norme - ricorda Rienzi - che sono in vigore fin dal 1940, dal Codice civile in poi; da allora, infatti, è dovere dei datori di lavoro assicurarsi che non ci siano lesioni alla salute dei loro dipendenti». Il Codacons, oltre ai danni biologico e morale, aveva chiesto il risarcimento al dan¬ no della vita di relazione (che é stato incluso nel primo) e alla perdita della capacità lavorativa (che non è stato riconosciuto). Il perito di parte, l'oncologo Giulio Bigotti, dell'Università Cattolica, aveva documentato la dipendenza dal fumo del tumore di tipo epidermoide. «Più chiaro di così - commenta il legale -: una neoplasia legata al fumo in una persona che non aveva mai fumato...». La sentenza di Roma apre la strada a nuovi ricorsi. «Solo questa mattina (ieri, per chi legge, ndr) - conferma l'avvocato Rienzi - il Codacons aveva già ricevuto un

Persone citate: Carlo Rienzi, Ferruccio Di Bari, Giulio Bigotti, Giuseppina Vetritto, Maria Sposetti, Rienzi, Sposetti, Vincenzo Masullo

Luoghi citati: Italia, Roma