Putin: i Baltici ci appartenevano già, non fu occupazione di Francesca Sforza

Putin: i Baltici ci appartenevano già, non fu occupazione FIRMATI A MOSCA ACCORDI CON L'UE, IL PRESIDENTE DI TURNO JUNCKER PARLA DI «GRANDE AMORE» CON LA RUSSIA Putin: i Baltici ci appartenevano già, non fu occupazione Francesca Sforza corrispondente da MOSCA «Oggi mi sento al cento per cento lussemburghese - ha detto Vladimir Putin rivolto al presidente di turno deU'Ue Jean-Claude Juncker - e al cento per cento europeo», questa volta guardando José Manuel Durao Bairoso. Il vertice Ue-Russia, ieri a Mosca, si è concluso con la firma di un importante accordo di cooperazione rafforzata in quattro aree strategiche e con qualche strascico di polemica sulla mancata partecipazione dei Paesi Baltici alle commemorazioni del 9 maggio. Perché anch^ loro, da quando sono entrati nell'Unione, si sentono più europei. E molto meno russi. «E' vero che quando facevo l'Università bevevo molta birra - ha sbottato Putin alla domanda di una giornalista estone che ribadiva la richiesta di scuse da parte della Russia - ma avevamo buoni professori e la storia la sapevano insegnare». Con un pigho da professore, il presidente russo ha detto che «non si può parlare di occupazione russa dei Baltici, dal momento che essi appartenevano all'impero zarista già da prima». Diventarono indipendenti nel 1918 «grazie a un altro complotto russo-tedesco», sottoscritto a Brest-Litovsk da Lenin con la Germania del kaiser per consolidare i risultati della rivoluzione d'ottobre. Roba del passato, con -ui Vladimir Putin vorrebbe chiudere ima volta per tutte: «Mi rammarico della mancata presenza del¬ le repubbliche Baltiche alla festa della Vittoria, ma non vedo ragione per chiedere scusa di fatti già pubblicamente biasimati nel 1989. Su questo è tutto, adesso guardiamo avanti». Un mercato più aperto e integrato, la lotta comune contro il terrorismo, ima road map per la soluzione di conflitti congelati e una più stretta collaborazione sui temi della formazione e degh scambi culturali: questi, in sostanza i punti dell'accordo firmato ieri a Mosca, il primo che ha visto la Russia confrontarsi con un'Unione Europea in cui la presenza dei nuovi Paesi arrivati si è fatta sentire. E se Juncker ha ammesso che con la Russia, «non è solo attrazione, ma è grande amore», non ha potuto negare che «trattare con Vladimir Putin non è facile, perché è uno che ha molto a cuore gh interessi nazionali». Particolarmente importante, secondo Juncker, è l'accordo sullo spazio economico comune: «In questo modo si potrà offrire agli investitori russi e stranieri condizioni giuridiche sicure», e forse superare la sfiducia creata dal caso Yukos. Tra gli impegni presi per il futuro, i responsabili europei hanno confermato il loro appoggio alla candidatura della Russia nella Wto e hanno piromesso finanziamenti per la creazione di un centro di formazione culturale a Mosca. Come d'abitudine, non si è parlato della situazione cecena, fatta eccezione per una dichiarazione di Barroso a radio Eco di Mosca: «E' un problema molto importante», ha riconosciuto. L'atmosfera positiva che si respira al Cremlino dopo le celebrazioni del 9 maggio e la firma dell'accordo con l'Unione Europea non è stata inquinata dalla platea oceanica che si è radunata sulla piazza di Tbilisi per accogliere George Bush. «Il tentativo di Tbilisi di giocare la carta della basi militari russe in un più ampio contesto intemazionale è fallito - ha detto il presidente della commissione Esteri della Duma Konstantin Kosaciov - Bush ha spiegato ai georgiani che la questione deve essere risolta tra di noi». E poi che i georgiani siano maestri nel riempire le piazze non è un mistero: «Lo facevano anche con Breznev», ha commentato ieri la televisione russa. Vladimir Putin ieri al vertice con l'Ue