Zar Vladimir in cerca deirìmpero che non c'è

Zar Vladimir in cerca deirìmpero che non c'è «I KAMIKAZE SONO \ NAZISTI Di OGGI: LA GUERRA CONTÌNUA» Zar Vladimir in cerca dell' impero che non c'è Al vertice della Csi: «La vittoria su Hitler ci unisce ancora» retroscena Francesca Sforea : :: ■-■: ::'-:: ■• corrispondente da MOSCA DA una parte il desiderio che la festa per i sessant'anni della grande Guerra Patriottica si svolga senza incìdenti, soprattutto diplomatici. Dall'altra la volontà dì non cedere il passo alle critiche americane e alle pressioni che vengono dallo spazio post sovietico. Divìso tra queste due fondamentali esigenze, Vladimir Putin ha rivolto ieri un discorso molto serrato ai rappresentanti della Confederazione di Stati Indipendenti e ai molti reduci dell' ex Unione Sovietica raccolti per l'occasione in un teatro Bolscìoi circondato da un fìtto cordone dì agenti. «Per tre lunghi anni - ha detto in un crescendo di enfasi retorica premiata da numerosi applausi - il nostro Paese, l'Unione Sovietica, ha combattuto il nazifascismo praticamente da solo, ed è stato sul nostro fronte, dove avevano concentrato tre quarti delle loro forze, che le armate naziste hanno subito le perdite più pesanti». Reduci russi, georgiani, armeni, ucraini, uzbeki, bielorussi, turkmeni, kirghisi, azeri sono stati richiamati da Vladimir Putin alle loro origini comuni, a dispetto delle divisioni che oggi li hanno resi diffidenti l'un l'altro: «Grazie ài vostro valore, al sacrificio della vostra salute e gioventù - ha detto il presidente russo - il nostro patrimonio di valori è stato salvaguardato e il nostropaese non è stato conquistato dal nazifascismo». Non spio l'Unione Sovietica, ma «molti altri paesi devono oggi ringraziare il vostro eroismo». Dopo aver rinsaldato l'unità nazionale - anche se di una nazione che non esiste più Putin ha relativizzato le critiche piovute al suo governo da George Bush e dai rappresentanti dei Paesi Baltici dicendo che «Ogni giudizio dettato dall' ideologia del momento o da congiunture politiche, che metta in discussione quella che è stata una grande guerra di liberazione, sarebbe un insulto». Con un balzo veloce dal passato al presente, Putin ha infine mostrato tutta la sua disponibilità ai colloqui che dopo qualche ora avrebbe avuto con il presidente Bush: «Così come è inaccettabile ogni tentativo di riabilitare le azioni naziste, non si può applicare oggi un doppio standard rispetto al terrorismo intemazionale». I lutti inflitti dalla Germania di Hitler non sono molto differenti da quelli provocati dai moderni fondamentalismi: «Anche questi si lasciano dietro ima scia di morte, dolore e disperazione». L'anniversario del 9 maggio - ha aggiunto Putin - «deve avere una risonanza anche all'interno della nostra Confederazione (che raccoglie i diversi paesi dell'ex spazio sovietico, ndr), contro il nazismo prima, contro il terrorismo oggi». All'incontro con i rappresentanti deDa Csi mancavano soltanto il presidente dell'Azerbaijan - che non voleva sedersi allo stesso tavolo del collega armeno - e il premier georgiano Mickail Saakashvili, occupato a preparare l'accoglienza al presidente Bush - domani a Tbilisi - e soprattutto contrariato dal mancato accordo con Mosca per la smobilitazione delle basi russe in Georgia. «Saakashvili è forse troppo giovane e non si rende conto - ha osservato il presidente bielorusso Alexander Lukaschenko - Ma non partecipare a queste celebrazioni significa non rendere il giusto omaggio al sacrificio del popolo georgiano». Non è un segreto, tuttavia, che la Confederazione di Stati Indipendenti scricchioli da più parti, tanto che gli stessi componenti stanno pensando di ridimensionarne il significato e ridurla a un «club pohtico» con funzioni consultive e di rappresentanza. In questo modo potrebbe essere ad esempio neutralizzato l'effetto antirusso di ima recente organizzazione come il Guam (da cui l'Uzbekistan si è già dissociato, lasciando Georgia, Ucraina, Armenia e Moldova) e ci sarebbe spazio per la nascita di altri raggruppamenti. La creazione di una commissione russoucraina che ha il compito di individuare interessi economici comuni - siglata ieri con un accordo fra Yuschenko e Putin - è il segno della ricerca, da parte dello spazio post sovietico, di nuove forme di aggregazione. «Con i colleghi della Confederazione - ha detto Putin a chiusura dell'incontro - ci siamo messi d'accordo per intensificare i contatti culturali e attivare attraverso i canali di informazione una più stretta forma di rapporto. Lo dobbiamo ai nostri soldati, che tanto hanno fatto per il nostro patrimonio di valori». Non senza tensione, convivono in Vladimir Putin l'intenzione ad allentare il morso del controllo russo sulle ex repubbliche sovietiche, e la tentazione di sferrare, di tanto in tanto, qualche zampata imperialista: «Abbiamo valori storici e culturali che non possono essere espulsi dalla nostra storia comune - ha detto - Rispettiamo i confini tra gli stati, ma la nostra amicizia non deve avere confini». II presidente Vladimir Putin al teatro Bolshoi di Mosca posa tra quattro veterani della Seconda Guerra Mondiale, carichi di medaglie al valore