«Ho sempre pensato che non fosse solo»

«Ho sempre pensato che non fosse solo» PARLA IL MAGISTRATO CHE CONDANNÒ IL RAGAZZO IN PRIMO GRADO «Ho sempre pensato che non fosse solo» Il giudice Salme: «La pista fascista? Nessuno ha mai indagato sul movente» intervista ROMA NON fu soltanto Pino Pelosi a uccidere Pasolini, ne siamo stati sempre convinti anche se poi i giudici d'appello lo esclusero». Alle 19, poco prima di prendere la parola al congresso nazionale di Magistratura democratica, il giudice a latere del processo Pelosi, Pino Salme, oggi componente togato del Csm, ha aperto il libro dei ricordi, risalendo indietro nel tempo, a quel 1976 quando, assieme al presidente Carlo Alfredo Moro, condannò l'imputato Pino Pelosi a 9 anni per «omicidio in concorso con ignoti». Oggi che Pelosi ha chiamato in causa altre persone Salme trova una conferma alla sua convinzione: «Nel passato ci sono state ragioni concrete per non credere alle diverse verità che Pelosi ha sfornato. Vorrei che adesso i suoi ricordi si facessero ancora più nitidi, per poter indicare non solo la provenienza degli assassini ma anche l'identità». Che cosa vi convinse a ipotizzare, nelle motivazioni della condanna, che quella notte Pelosi non agì da solo? «Intanto, perché sulla scena del delitto furono trovati oggetti che non appartenevano né al Pelosi né a Pasolini. Ricordo che fu trovato un plantare e un maglione verde. Contemporaneamente non c'erano altri oggetti che avrebbero dovuto esserci». Ma la scena del delitto fu inquinata dalla presenza di curiosi e giornalisti che si aggiravano tra le baracche dell'Idroscalo di Ostia..... «Vero, ma questo non toghe che anche altri indizi ci portarono alla conclusione che Pelosi non avesse agito da solo. Per esempio, la sproporzione tra le lesioni riportate dalla vittima e i mezzi lesivi utilizzati: un bastone e mezza tavoletta di legno spezzata. La perizia accertò forti lesioni sul corpo di Pasolini. Non ci convinse la presenza di tre oggetti contundenti diversi, un bastone e due tavolette di legno, appunto». Questa presenza non prova nulla, nel senso che Pelosi potrebbe aver utilizzato yolta per volta uno dei tre oggetti... «Dubito, perché Pasolini era una persona allenata, uno sportivo aitante. Insomma, avrebbe saputo reagire, approfittare del momento giusto. Mi viene in mente un altro particolare: quando Pelosi fu abbordato da Pasolini, in piazza dei Cinquecento, il ragazzo si allontanò poi ritornò e salì sull'auto. Pelosi al processo si giustificò dicendo di essere andato a recuperare le chiavi di casa. E infine, furono trovate sul tetto dell'auto di Pasolini impronte digitali sporche di sangue che non sono mai state identificate». La sentenza d'appello ha ribaltato il vostro giudizio: Pelosi quella notte era solo. Una verità processuale con¬ fermata anche dalla Cassazione... «L'appello ritenne che gli indizi andavano valutati singolarmente. Essendo un processo indiziario con queste premesse le conclusioni non potevano che essere quelle». Le nuove rivelazioni di Pelosi confermerebbero la pista politica dell'omicidio Pasolini, «un fetuso, uno sporco comunista...... «Nel processo noy si è indagato sulla causale e sugli eventuali mandanti di quell'omicidio. Nelle motivazioni scrivemmo chiaramente che ci occupammo soltanto della ricostruzione oggettiva dei fatti. A riflettere, il profilo inquietante di questa storia, 30 anni dopo, rimane quello delle indagini che furono fatte affrettatamente. Solo il medico legale della parte civile, per esempio, fece notare in dibattimento l'esistenza di tracce di pneumatici sulla canottiera di Pasolini. A dimostrazione che sul corpo passò un'auto».

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