Tony il Leone china il capo ma non molla la presa di Lucia Annunziata

Tony il Leone china il capo ma non molla la presa LE PRIME MOSSE SMENTISCONO L'IMMAGINE DI UN LEADER IN DECLINO Tony il Leone china il capo ma non molla la presa Non cederà tanto facilmente il potere a Gordon Brown anzi già ipotizza una squadra con i suoi amici nei posti più cruciali analisi Lucia Annunziata LONDRA .-■J O ascoltato e ho imparat'il to», è stato, non a caso, il suo primo commento. Una ammissione, umile e orgogliosa insieme, di aver capito la lezione e di volerne far tesoro. Tony Blair ha capito, effettivamente. Lo si è visto ieri, quando, a risultato elettorale ancora in via di calcolo, ha fatto la sua prima mossa. Veloce e, come è tipico di lui, politicamente creativa: nelle prime ore del mattino ha avviato infatti la formazione di un nuovo gabinetto, mirato a stringere intomo a sé i vecchi fedeli e un nuovo giro di alleanze. Un nuovo strumento di lavoro, molto fidelizzato, e così strettamente alle sue dipendenze da essere stato subito ribattezzato «il ministero del premier» , cioè una sorta di guida di tutti i ministeri. Questa prima decisione indica quale strada intende prendere Blair Terzo. E certo non è quel viale del tramonto che molti in questo momento anticipano o si augurano, con un passaggio di poteri a Gordon Brown. Al contrario, c'è da scommettere che Tony si batterà fino in fondo e fino all'ultimo minuto per fare di questo suo terzo mandato un'occasione per recuperare gli errori che ha pagato in questa ultima legislatura. La psicologia di un leader è in questi casi infatti la vera carta vincente. Blair è un uomo che da sempre vive la dimensione storica del suo lavoro e pensa soprattutto alla eredità che lascia nella politica del suo Paese: è molto improbabile che proprio ora, dunque, davanti alle prime difficoltà, si lasci andare e perda la supremazia che ha ottenuto, e difeso, in queste passate due legislature. La sua prima reazione è dunque una sorta di «serriamo le file»: a questo spirito si ispira appunto il nuovo gabinetto, in cui ci sono eccellenti ritorni e nuovi premiati. Fra i ritorni appare di spicco quello di David Blunkett, che si dimise l'anno scorso dall'incarico di Home Secretary a seguito di una catena di pettegolezzi sulla sua vita privata. Blunkett è un vecchio amico e un uomo intelligentissimo: il suo ruolo, tra l'altro, sarà quello di coordinare e raffor-, zare il gabinetto - un po' un ministro dell'applicazione del programma, ma a livello di comando. Entrano invece nuovi nomi - tutti considerati da tempo a Londra parte del gruppo più vicino al premier, e parte di una nuova dottissima leva di politici. Il più conosciuto è quello di David Miliband, che entra come ministro delle Comunità e dei governi locali. L'idea del premier è quella di non rimanere prigioniero né della lettura dei risultati elettorali né delle dinamiche interne del partito, inclusa quella Blair-Brown. Il suo nuovo slogan dovrebbe essere «il Labour ha vinto» e il suo progetto è di «entrare di cor¬ sa» nel merito di una serie di nuove proposte che definiscano il programma del terzo mandato. Alcuni ieri sostenevano che l'obiettivo è quello di annunciare nuovi progetti, addirittura prima del discorso della regina, atteso per il 17 maggio. L'enfasi sulla reazione energica e sulla velocità appare una risposta giusta al tipo di mappa politica di fronte a cui si trova ora l'Inghilterra. La maggioranza del Labour si è ridotta da 161 seggi a 70 . Questa è la differenza infatti fra i suoi rappresentanti -353 dopo il voto di ieri che ha portato alla perdita di 47 seggi - e la somma dei rappresentanti di tutti gli altri partiti: 31 in più per i conservatori, che salgono a 197; 10 in più per i Liberal Democrats che salgono a 62; più altri minori. In questa maggioranza vanno inclusi però circa 40 rappresentanti del Labour che si dichiarano di sinistra rispetto alla linea del partito e potrebbero creare problemi se facessero blocco con l'opposizione. Sono numeri che confermano come Blair in questo suo terzo mandato debba venire a molti patti: il parlamento più antico del mondo non ha più in lui un deus ex machina. Tuttavia, invece di arenarsi in una faticosa campagna di trattative, il premier dà indicazione di voler anticipare le critiche, raccogliendo le idee che vengono da questo nuovo parlamento e cercando di andare incontro al suo elettorato. Ieri mattina ha così stilato un elenco di cinque questioni considerate prioritarie per il Paese, che saranno portate in aula: la riforma dei servizi pubblici, quali la sanità e l'educazione; nuove riforme del welfare per permettere ad altre persone di rientrare nel lavoro; la riforma delle pensioni; il miglioramento del sistema dell'immigrazione; interventi sulla disciplina colletti¬ va, nelle scuole e nelle comunità. L'elenco dimostra che effettivamente Blair ha «ascoltato» i malumori del Paese. Tuttavia sono questioni così complesse che le proposte di Downing Street in futuro potrebbero comunque provocare trabocchetti parlamentari. A dispetto dell'agenda tutta interna è probabile che i primi mesi di questo terzo mandato saranno dominati dalla politica estera, un soggetto da cui il premier in questo momento starebbe volentieri lontano. La prima data è il summit del G8 che l'Inghilterra ospiterà a Glena;les, in Scozia, all'inizio di uglio. Il governo di Londra userà l'occasione per spingere la sua nuova agenda internazionale : l'Africa e i cambiamenti climatici. Impegni designati soprattutto a distrarre dalla guerra in Iraq e che tuttavia portano entrambi a una frizione con l'alleato americano, George Bush. La strada è, come si vede, non del tutto priva di ostacoli; così come molte sorprese può riservare la presidenza europea che Londra assumerà il 1 luglio per i tradizionali sei mesi. Blair si troverà a gestire infatti il risultato del referendum francese sulla costituzione europea ed è ironico che questo incarico ricada sulle spalle dell'euroscettica Gran Bretagna. Su tutto questo grava infine un timore: quello di un rallentamento dell'economia che, secondo molti analisti, potrebbe non crescere all' attuale 3 per cento. Significherebbe molti meno soldi per i programmi sociali che Blair vuole rilanciare; oppure un aumento delle tasse. In ogni caso, ci sarebbe un rallentamento dei progetti di rivincita di Blair, a dispetto della sua pur grande energia. «Ho ascoltato e ho imparato» Ha detto e poi si è gettato a organizzare la propria riscossa politica. Tuttavia con questi numeri sarà costretto a mediare

Persone citate: Blair Terzo, Blunkett, Brown, David Blunkett, David Miliband, George Bush, Gordon Brown, Tony Blair