Buone opere, la gara tradita di Enzo BianchiEnzo Bianchi

Buone opere, la gara tradita Buone opere, la gara tradita Le distorsioni del potere radicalizzano confronto fra le religioni monoteiste SE Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi ima sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quab siete discordi» (Sura V, 48). Con questo passo del Corano l'islam - ultima ad apparire delle tre grandi religioni monoteiste sottolinea come l'unica competizione possibile tra le fedi sia quella del «gareggiare nelle buone opere» e come questa gara sia anche lo strumento per convertirsi, cioè per tornare a Dio e così risolvere le discordie tra credenti. Eppure la storia ci insegna che raramente questo è avvenuto. Così, se ebraismo, cristianesimo e islam si rifanno all'unico Dio e si riconoscono discendenti di Abramo, padre di tutti i credenti nel Dio unico, questa comune eredità è divenuta, come spesso neUe famighe, motivo di gelosia, di opposizione e perfino di violenza. Ciascuno dei tre monoteismi è stato persecutore e perseguitato nei confronti dell'altro monoteismo certo in misure e con responsabihtà storiche ben diverse e neanche lontanamente paragonabili - o comunque è stato in rapporto conflittuale e di rivalità con esso. Non solo, ma anche l'affermarsi di divisioni, scismi e il nascere di sette all'interno di ciascun monoteismo risponde a questa radicalizzazione della consapevolezza del primato della propria credenza e alla volontà di esprimere in pienezza il messaggio autentico della religione stessa. Il problema di questa degenerazione della «gara nelle opere buone» non risiede però nel monoteismo in quanto tale, ma nel suo uso, che lo può rendere funzionale a un regime politico e dunque fattore di inimicizia e divisione tra gli uomini. La deriva ideologica del fatto religioso è sempre in agguato con il suo potenziale di istigazione alla violenza, che si registra quando l'immaginario rehgioso viene strappato dal suo orizzonte mistico e reso strumento di un orizzonte etico. E' in reazione a questo che l'autentica testimonianza di molti credenti nel Dio unico ha sovente svolto il ruolo di dura critica nei confronti delle dominanti mondane e del potere. Non è questa la lezione dei profeti bibhci e dello stesso Gesù di Nazaret? Non è ciò che hanno vissuto i martiri cristiani di ogni epoca? E nell'islam non troviamo forse figure come quella di Hallaj, consigbere di corte, incapace di qualsiasi piaggeria al punto da finire messo a morte come martire? E come dimenticare, in tempi più vicini a noi e all'interno del monoteismo ebraico, la lotta di Martin Buber contro la strumentalizzazione pobtica della teocrazia biblica presente nel sionismo pobtico? Forse è di testimoni come questi che ha bisogno, oggi più che mai, il nostro mondo globalizzato. Enzo Bianchi Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose

Persone citate: Gesù, Martin Buber

Luoghi citati: Allah, Bose