Requiem Tedesco per Sablich di Leonardo Osella

Requiem Tedesco per Sablich BiHIIBiSB Requiem Tedesco per Sablich Il concerto brahmsiano del 5 e 6 diretto da Tate dedicato al direttore artistico da poco scomparso SERGIO Sablich: un uomo al quale il mondo musicale deve molto. In particolare quello torinese, dato che fu lui a reggere il timone della direzione artistica nell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai appe na nata, con la soprintendenza di Cesare Dapino. Dal 1991 al 1998, anni di attività pesante e carica di responsabilità, poiché si trattava di fondere ciò che rimaneva delle quattro orchestre originarie e, impresa titanica, fornire al gruppo musicale ima personahtà. Da quel 1991, con il lavoro dei direttori principali avvicendatisi sul podio (Frank Shipway, Eliahu Inbal, Rafael Frùhbeck de Burgos) e di quelli ospiti, l'Orchestra si è rivelata come un complesso di alto livello, per la soddisfazione di tutti. Dopo Torino, Sablich approdò a Roma e Milano, nei teatri operistici, travolto però da vicende politico-gestionali assurde. Ma non lasciò mai l'attività di saggista, insegnante e commentatore radiofonico. Una vita senza risparmio di energie, stroncata all'improvviso da un malore il 7 marzo scorso. Ora l'Orchestra Sinfonica lo ricorda coghendo l'occasione di ima pagina appropriata che la programmazione ha previsto all'Auditorium del Lingotto giovedì 5 (20,30) e venerdì 6 maggio (ore 21): il «Requiem Tedesco» di Brahms. E la bacchetta sarà tra le dita di un direttore che proprio Sablich chiamò come ospite e in seguito è diventato direttore onorario: Jeffrey Tate. I due cantanti solisti voluti dalla partitura saranno il mezzosoprano Marlies Peterson ed il baritono Peter Mattei. E naturalmente avrà un compito decisivo la massa corale, l'ormai irrinunciabile Coro Filarmonico Ruggero Maghini di Torino diretto da Claudio Chiavazza. Questo capolavoro impegnò a lungo Brahms, che lo lasciava e lo riprendeva fin dalla morte di Schumann nel 1857, finché la scomparsa dell'amatissima madre gli fornì motivazioni ancora più profonde. La designazione del Requiem come «tedesco» ci dice già chiaramente che non si tratta di musica con destinazione liturgica, ma di un messaggio all'umanità sul tema della morte. I testi che il compositorie stesso prescelse dalle Sacre Scritture hanno un obiettivo a doppio verso: invitano certo a ricordare chi non c'è più, ma al contempo infondono speranza e serenità in chi ancora deve compiere l'estremo passo. La struttura del «Requiem» ha una certa specularità. Sono sette brani caratterizzati da elementi vari di richiamo (il primo con il settimo, il secondo con il sesto). E il quinto, affidato al soprano sohsta, venne aggiunto in un secondo tempo, proprio in memoria della madre defunta. Caratteristico, nel brano iniziale, è il colore orchestrale reso quanto mai austero dal silenzio dei violini. Leonardo Osella Jeffrey Tate nel concerto di Brahms. Sotto, Sergio Sablich

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino