In Toscana nasce l'assessore al perdono di Mattia Feltri
In Toscana nasce l'assessore al perdono UNA REGIONE ALL'AVANGUARDIA In Toscana nasce l'assessore al perdono Un'idea del presidente Martini, e Massimo Toschi ha pronti i biglietti da visita: «Noi ci siamo ispirati a Nelson Mandela» Mattia Feltri ROMA Massimo Toschi ha già pronti i biglietti da visita: «Assessore della Regione Toscana alla Cooperazione al perdono e alla riconciliazione dei popoli». A Firenze, per comodità, hanno già deciso di semplificare: «Assessore al perdono». Lui non si rabbuierà perché il perdono, dice, è «lo straordinario progetto della Toscana». Uno di quei casi in cui si fa prima a dire che a fare: promuovere la pace nel mondo per la via del perdono - perché senza perdono non ci può essere pace - direttamente dalla giunta del governatore Claudio MaRtini, che sarà presentata e ufficializzata quest'oggi. C'è stato pure del dibattito attorno al nome dell'assessorato da affidare al professor Toschi, docente di storia e filosofia al liceo scientifico «Antonio Vallisneri» di Lucca e, nella precedente legislatura, consulente per la pace di Martini. C'era in ballo, appunto, la parola «pace». Si pensò a «Assessorato alla Pace e al perdono», ma «pace» osserva Toschi - è un vocabolo usurato, logorato, vittima di manipolazione. E' parso più utile evidenziare gli strumenti, perdono e riconciliazione, per il mezzo dei quali la Toscana intende favorire la comunione delle genti. «Ci siamo ispirati a Nelson Mandela», dice Toschi, cattolico di sinistra persuaso che i termini usati per battezzare l'assessorato non siano residui di sacrestia ma «grandi parole politiche, al centro del dramma». Un centro dal quale la Toscana non si vuole discostare, proprio perché Martini, amministratore centrifugo e sempre in viaggio per il mondo (ha stabilito partnership con l'Uruguay e l'Australia/ difeso la pizza in Cina, organizzato incontri di calcio in difesa del popolo Saharawi) è convinto che la sua Regione possa giocare un ruolo nella pacificazione del pianeta. Toschi (e con lui Martini) sono molto orgogliosi d'aver promosso la cooperazione fra pe- diatri palestinesi e israeliani («aiutarsi presuppone perdonarsi», dice il neoassessore), e ora vorrebbero darsi da fare perché molte mani si tendano nei Balcani, in Iraq e ovunque ci siano livori, bisticci, autobombe. Martini aveva questo slancio per la pace - e la parola non era ancora usurata - già negli Anni Ottanta da sindaco comunista di Prato. Organizzava sit-in di qualche peso e di scarsi risultati. Ma da governatore della Toscana (è al secondo mandato) ha innalzato la missione a dovere istituzionale, in un groviglio d'iniziative che hanno fatto di lui uno dei più completi politici del centrosinistra, forse più di Walter Veltroni. Nel tempo Martini si è incontrato con una figlia di Bob Kennedy, ha premiato la moglie di Paul MacCartney come disabile dell'anno, ha trascorso un capodanno a fare meditazione yoga con il guru Ji, ha elogiato il rap terzomondista di Jovanotti, con Romano Prodi ha acceso falò della pace sugli Appennini in ricordo di Hiroshima, ha ospitato il Dalai Lama, raccolto fondi per Gino Strada, promosso l'edificazione di moschee, collaborazioni col pittore delle colombe Jean-Michel Folon. Impossibile stargli dietro: non c'è giorno in cui non abbia un appuntamento, un'idea. Non c'è strage nazifascista che non commemori, né cattivo comportamento indegno della sua protesta: quando venne George Bush a Roma, espose la bandiera della pace nella sede della Regione, ma scrisse lettere durissime contro i palestinesi esultanti la sera dell'11 settembre. Martini è uno che piace sin dalle origini: nacque a Tunisi perché il nonno, seguace di Mikahil Bakunin, dovette scappare da Livorno. Poi è davvero onnivoro e superattivo. Con lo stesso spirito d'av- ventura ha promosso una legge che punisce con tremila euro di multa chi discrimini gli omosessuali e, durante una trasmissione a Radio Toscana Network, cantato «Guantanamera» accompagnandosi con la chitarra in un'interpretazione elogiata dai musicologi fiorentini. Non tutto gli riesce, c'è da dire. Così strenuamente pacifista, un atto di guerra contro la Coca-cola è passato pressoché sotto silenzio. Così il neologismo «Glocial» global 4-social - ha riscosso meno successo della manifestazione in cui fu coniato: l'annuale meeting di San Rossore molto apprezzato dal cantante Sting, chiantigiano ad honorem. Per gli avversari è una gran venditore di fumo. Per gli altri un cervello e uno sgobbone. Di vero c'è che, dal Social forum di Firenze del 2002 in poi, le questioni intemazionali hanno rapito questo amministratore locale. Voleva che i colloqui sulla Road Map si tenessero in Toscana, e ha dichiarato Firenze centro del dialogo con l'Islam, oltre che culla naturale dello slow-food e dell'opposizione al cibo globalizzato. Ora, perché non si dica più che se la spassa girando per i continenti con l'ambizione del piccolo Gandhi, vara l'assessorato al Perdono. E fare in modo che la gente si voglia bene è diventati un dovere programmatico, dagli Appennini alle Ande, e oltre gli oceani dell'odio. Si pensò anche ad «Assessorato alla Pace e al perdono» Ma «pace», osserva l'amministratore, «è un vocabolo usurato, logorato, vittima di manipolazione» Daila Road Map ai colloqui arabo-palestinesi, ogni vicenda internazionale ha stregato il governatore «no global» Nelson Mandela «L'assessorato al perdono» della Regione Toscana si Ispira a una sua idea Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini
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