«La storia russa viene ancora dettata da Stalin» di Francesca Sforza

«La storia russa viene ancora dettata da Stalin» GORBACIOV AVEVA AMMESSO LE RESPONSABILITÀ' DEL DITTATORE, MA OGGI SI PREFERISCE NON PARLARNE PIÙ' «La storia russa viene ancora dettata da Stalin» La denuncia dello storico Yuri Afanasiev contro una festa della vittoria «falsificata» intervista Francesca Sforza corrispondente da MOSCA STORICO e fondatore dell'Università russa di Scienze Umanistiche, Yuri Nikolaevic Afanasiev guarda con occhio disincantato ai preparativi per la festa della Vittoria. Dal suo studio al secondo piano della Facoltà di Storia, cerca di analizzare cosa c'è dietro al grande dispiegamento di forze messo in atto dal Cremlino per fare del 9 maggio 2005 una giornata da non dimenticare. E nelle sue lezioni non ha paura di affermare che «in Russia è in corso la riabilitazione dello stalinismo, mentre le istituzioni democratiche sono dei simulacri». Professor Afanasiev, cosa non la convince nel tono di queste commemorazioni? «A giudicare dai preparativi, sembra si voglia trasmettere il messaggio che ti giorno della Vittoria sia l'avvenimento più importante della storia russa. Se però fosse vero che questa è la festa del popolo allora bisognerebbe parlare anche di come migliorare il futuro di questi vincito¬ ri, cosa che non è affatto all'ordine del giorno. E poi si insiste molto sulla vittoria contro la Germania - il nemico "estemo" - ma molto meno sulla vittoria contro il nazifascismo. Perché allora bisognerebbe ricordare i valori democratici, antifascisti e antitotatitari di chi ha combattuto». Crede che nella Russia contemporanea sia in corso un processo di revisionismo storico? «Oggi la storia viene interpretata come ai tempi di Stalin, in modo falsificato, tendenzioso, ideologizzato. Non solo vogliono rimettere i monumenti a Stalin, ma danno a molti fatti storici l'interpretazione che dava Stalin. Ad esempio, il patto Ribbentrop-Molotov: la guerra per l'Urss è iniziata a fianco della Germania nazista, ma provate a cercare questo dato nei nostri manuali di storiai E poi ci si meraviglia che i Paesi Baltici sono così fissati sul patto Ribbentrop-Molotov, per loro è stata una questione amletica, essere o non essere. Da noi ormai si mette addirittura in dubbio l'occupazione sovietica delle repubbliche Baltiche e l'attacco alla Polonia... Dopo il I Congresso dei Deputati del Popolo dell'Urss convocato da Mtidiail Gorbaciov, il patto Ribben¬ trop-Molotov venne pubblicamente biasimato, ma oggi non se ne parla dìu. Quella guerra è finita non con la Iberazione, ma con la sottomissione dell'Europa». Da dove nasce il tentativo di giustificare e talvolta negare i crimini staliniani? «Quando sono state rese pubbliche le cifre delle purghe, anche i cittadini comuni hanno capito che uno sterminio di massa richiedeva una partecipazione di massa. Il confine tra vittime e carnefici cominciava a dissolversi: i carnefici erano tanti quante le vittime. La gente non ha voluto criticare lo stalinismo perché ci sarebbe dovuto essere un pentimento pubblico e collettivo, ognuno avrebbe dovuto riconoscere la propria personale responsabilità, dalla piccola delazione alla collaborazione con la polizia segreta. Il potere ha massacrato la società per interi decenni, è vero, ma forse sarebbe più corretto dire che potere e società si sono deformati l'un l'altra, diventando entrambi immorali. Lo stalinismo sopravvive perché alla gente manca il coraggio di dire "Anch'io sono coinvolto"». Cosa pensa del gran numero di documentari e telefilm sul- la guerra trasmessi in questi giorni dalle tv russe? «Ne ho visti diversi, e sono un po' allarmato da come viene trattata l'intera storia. Mi sembra che si voglia ridurre tutto alla quotidianità della guerra: gioie e dolori, lacrime e sangue, violenza e vendetta. Lo stesso Stalin appare come un vecchio signore che fuma la pipa, riflette seduto alla scrivania, borbotta contro qualche compagno, simpatico o antipatico come un uomo qualunque. Manca del tutto una rappresentazione del disegno staliniano e del progetto socialista. E' come se il socialismo, inteso come esperimento sociale, sia stato cancellato dalla nostra storia, e questa sia destinata a muoversi in una quotidianità sempre identica a se stessa. E' così che continua la grande storia russa?». Come sarà accolto secondo lei il messaggio delle celebrazioni dai rappresentanti delle democrazie occidentali? «Credo in modo critico, se non del tutto negativo. Perché nel messaggio che Putin vuole trasmettere c'è l'intenzione di presentare ciò che si vorrebbe come un dato reale. Ma la realtà è un'altra: la grandezza della Russia non esiste più. La Russia sta degradando e con Putin il degrado avanza, come ha dimostrato l'atteggiamento tenuto dal governo russo nei confronti delle elezioni in Georgia e in Ucraina. Il tentativo di presentare la grandezza della vittoria come una costante della Russia del XXI secolo è perdente, e credo di non essere il solo a pensarlo». ^felfe Ci stupiamo ™" che i Baltici siano ancora così fissati con il patto Molotov-Ribbentrop Ma i sovietici iniziarono la guerra a fianco dei nazisti Provate a cercare questo dato nei nostri manuali! 99 Lo storico Yuri Afanasiev