Ma Bush attacca: «I bielorussi vogliono libertà» di Maurizio Molinari

Ma Bush attacca: «I bielorussi vogliono libertà» IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI COMINCIA QUESTA SERA IN LETTONIA UN VIAGGIO CHE PREANNUNCIATENSIONI Ma Bush attacca: «I bielorussi vogliono libertà» La Casa Bianca provoca il più fedele alleato del Cremlino: è l'ultima dittatura Maurizio Molinari inviato a RIGA «La Bielorussia è l'ultima dittatura d'Europa, lavoreremo assieme affinché vi si svolgano libere elezioni». Portatore di questa promessa il presidente americano, George W. Bush, atterra questa sera nella capitale della Lettonia dando inizio ad un viaggio europeo che preannuncia tensioni con il Cremlino. «Uno dei compiti degli Stati Uniti è sottolineare con chiarezza il bisogno dei bielorussi di essere liberi», ha detto Bush in un'intervista alla tv lituana alla vigilia della partenza, con una esplicita sfida al presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, rima¬ sto il più stretto alleato di Mosca in Europa Orientale dall'indomani della vittoria elettorale in Ucraina di Vitkor Yushenko. Rivolgendosi alle tre Repubbliche baltiche - Lituania, Lettonia ed Estonia - Bush è andato oltre la dichiarazione di intenti disegnando lo scenario di un progressivo assedio politico a Minsk: «Ci impegneremo assieme alle nazioni della regione per lavorare con tutto il mondo libero» al fine di mettere alle strette Lukashenko, obbligandolo ad accettare le regole della democrazia «quando nel 2006 avranno luogo le presidenziali». Proprio Bush a conclusione del suo ultimo viaggio in Europa, sulla piazza di Bratislava a fine febbraio, aveva per la prima volta citato i bielorussi fra i popoli che «anelano alla libertà» e da allora la pressione dell'amministrazione americana è progressivamente aumentata, culminando con l'in¬ contro avvenuto a Vilnius due settimane fa fra il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, ed un gruppo di dissidenti bielorussi determinati a porre fine agli undici anni di ininterrotto ' governo di Lukashenko. Rilanciare questo tema in coincidenza con il ritomo in Europa significa per la Casa Bianca apprestarsi a giocare attorno a Minsk una partita strategica destinata ad indebolire ulteriormente l'influenza del Cremlino negli Stati dell'ex Urss. A ciò bisogna aggiungere che Bush arriva a Riga portatore di un ulteriore impegno con i baltici: «Quando vedrò Vladimir Putin a Mosca gli ricorderò l'occupazione sovietica di queste terre». Si tratta di una frase di forte significato politico perché pronunciata poche ore dopo le dure critiche rivolte dal Cremlino al vicepresidente della Commissione Europea, Guenter Verheugen, che aveva suggerito a Mosca di scusarsi con i baltici per l'occupazione militare che iniziò nel 1940 a seguito del patto di non aggressione siglato fra la Germania di Hitler e l'Urss di Stalin. «È un errore usare il termine occupazione per descrivere quegli eventi storici» aveva dichiarato il portavoce presidenziale Sergei Yastrzhembsky, ricordando che «all'epoca le esistenti leadership baltiche furono d'accordo» con l'arrivo dei contingenti dell'Armata Rossa. Tanto il caso-Lukashenko quanto le polemiche storiche si proiettano sulle celebrazioni del 60" anniversario della sconfitta del nazifascismo che avranno luogo lunedì a Mosca. Da qui il tentativo di Stephen Hadley, consigliere perla sicurezza Usa, cti rassicurare il Cremlino sul fatto che «Bush non arriva con l'intenzione di inviare messaggi all'Europa o alla Russia» ma solo di «celebrare la sconfitta del fascismo e del nazismo in Europa così come un'Europa dove, grazie alla fine del comunismo, democrazia e libertà iniziano ad essere praticate da tutte le nazioni». Dietro le quinte fervono intanto le manovre diplomatiche attorno all'agenda della breve permanenza di Bush a Mosca. Almeno due gli interrogativi da sciogliere: dove sarà seduto il presidente Usa sul palco nella Piazza Rossa che ospiterà i capi di Stato di oltre cinquanta nazioni durante l'imponente sfilata militare russa; se vi sarà o meno un incontro con il leader cinese Hu Jintao. «Ci impegneremo insieme alle nazioni della regione per lavorare con tutto il mondo libero»