Ma nell'Unione è polemica sul programma di Riccardo Barenghi

Ma nell'Unione è polemica sul programma HA INCOMINCIATO BERTINOTTI CON UN'INTERVISTA, CONTINUANO I RIFORMISTI CON CONVEGNI E INCONTRI Ma nell'Unione è polemica sul programma Riccardo Barenghi ROMA Passate le elezioni regionali, risolta (si fa per dire) la crisi del governo Berlusconi, al centrosinistra tocca cominciare a discutere di se stesso. E lo fa per fortuna senza moratorie di sorta, tipo quella proposta qualche giorno fa da Francesco Rutelli a proposito della Federazione dell'Ulivo. In un giorno solo, ieri, le due fondamentali componenti del centrosinistra - quella riformista e quella radicale - hanno aperto il confronto, o se si vuole le ostilità (amichevoli tuttavia). Fausto Bertinotti lo ha fatto con una lunga intervista al manifesto (e la scelta del giornale non è casuale) con cui ha lanciato una sfida «da sinistra» al resto dell'Unione e in particolare al suo leader Romano Prodi: «Così non duriamo». Più ancora che nel merito delle questioni in campo oggi e domani - la guerra, il lavoro, le privatizzazioni, i diritti, l'Europa e via dicendo - questioni che dà quasi per scontate, Bertinotti stavolta pone un problema di metodo. Se il programma dell'Unione non sarà costruito facendo leva su quel che in questi anni si è mosso nella società italiana, i movimenti insomma, e ancor di più se questi, non saranno co-protagonisti del programma stesso, il centrosinistra potrà anche vincere le elezioni ma poi si troverà «senza popolo». A questo primo colpo ' hanno risposto implicitamente i leader deh'ala riformista dell'Unione, riuniti da D'Alema e Amato in un cinema romano con Fassino, Rutelli e ovviamente con Prodi. Dopodo¬ mani e sabato, la palla tornerà di nuovo nel campo della sinistra di sinistra, con un convegno promosso da alcune riviste di quest'area al quale però parteciperà anche Prodi, oltre a Bertinotti naturalmente. E avanti così, un passo dopo l'altro che alla fine dovrebbe portare a una condivisione (o a un «dissenso condiviso») di un progetto non solo di governo ma anche, come si dice, di società. Il regista di tutto questo è ovviamente Prodi che non a caso proprio ieri ha annunciato di aver mandato una lettera a tutti i segretari dei partiti dell'Unione proponendo ima cabina di regia che si occupi appunto del programma. Una mossa azzeccata, proprio perché cerca di evitare che già nel percorso di guerra che porterà alle elezioni il suo centrosinistra si laceri al suo interno e che alla fine di programmi ne escano fuori due o tre, per di più incompatibili tra di loro. H metodo insomma appare quello giusto, discutere cioè aperta¬ mente di qualsiasi problema si abbia di fronte. Anche, anzi soprattutto, se le opinioni in materia sono diverse. Ha fatto bene per esempio ieri Fassino a rompere la moratoria chiesta da Rutelli sulla Lista unitaria, parlandone quindi e poi insistendo perché quel progetto vada avanti. E bene ha fatto anche D'Alema a ribadire il concetto. Peccato che Rutelli non fosse più presente e soprattutto che nel suo discorso non avesse neanche sfiorato l'argomento (non gli mancheranno tuttavia le occasioni per recuperare, se vuole). Così come, dal punto di vista di un elettore del centrosinistra o anche tentato dal diventarlo, è meglio sapere se l'uso della forza nelle controversie intemazionali sarà bandito oppure no, se come dice D'Alema non è un tabù (rivendicando il Kosovo) o se come dice Bertinotti lo è. Oppure se, come ha spiegato Amato, non è giusto usare la forza per esportare la democrazia ma è giusto usarla per difender¬ la. Chissà se sarà proprio questo concetto un buon punto di mediazione politico-culturale dell'Unione e del suo futuro governo. Vedremo. E ne vedremo anche molte altre, la riforma dello Stato sociale, l'intervento pubblico in economia, il salario sociale ai giovani disoccupati, le privatizzazioni, il lavoro quanto flessibile e quanto precario. L'Europa della Costituzione contestata da Bertinotti ma difesa dai riformisti o un'altra Europa non meglio identificata, meno tasse per tutti o più tasse sulle rendite (a Prodi sembra piacere la seconda ipotesi). O ancora, questa legge sulla fecondazione assistita o un'altra, e soprattutto (come ha giustamente chiesto il direttore de la Repubblica Ezio Mauro in conclusione), come può il centrosinistra presentarsi al referendum senza una posizione, riparandosi dietro la libertà di coscienza. Amato gli ha risposto che purtroppo oggi è così ma un domani chissà : ci vuole tempo per mettere insieme le due grandi famiglie politiche della storia italiana, quella socialista e quella cattolico-popolare. Che poi, ha spiegato l'ex presidente del Consiglio, sarebbero in realtà un'unica famiglia solo che ancora non lo sanno. Lo sapranno tra un anno? Le due componenti del centrosinistra hanno già aperto le amichevoli ostilità

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