La rabbia del killer «Non sono un pentito» di Fulvio Milone

La rabbia del killer «Non sono un pentito» i REBUS DEL MOSTRO DEL CIRCEO La rabbia del killer «Non sono un pentito» In lacrime davanti all'avvocato contesta Pannella alla televisione «L'ha sparata grossa, non ho mai preso soldi né ho collaborato» Fulvio Milone mviawa CAMPOBASSO Neanche una settimana fa ha ammazzato due donne. Le ha uccise nel modo peggiore, asfissiandole con lo scotch premuto sul naso e sulla bocca e spezzando così, in pochi minuti, il respiro e la vita di una ragazzina di 13 anni e di sua madre. A questo punto ti aspetteresti che Angelo Izze, in carcere da quattro giorni, offrisse di sé l'immagine di un uomo ossessionato dai propri pensieri, chiuso al mondo esterno in una cella singola. Non è affatto vero. Izze è uomo dall'ego sconfinato. Se nel pomeriggio renderà una breve confessione davanti al magistrato, al mattino si presenta nella sala colloqui del penitenziario per parlare con il suo avvocato non del duplice omicidio che ha commesso, ma di Bruno Vespa che lunedi notte gli ha dedicato «Porta a Porta», dei [ giornali che ha sfoghato con grande : attenzione, di Marco Pannella che | l'ha fatto arrabbiare quando lo ha | accomunato ai pentiti che campano a spese dello Stato». Vincenzo Guamera, l'avvocato, si trova davanti a un uomo la cui mente pare davvero un rebus. Il massacratore del Circeo si presenta a metà mattinata vestito con un camice azzurro sui jeans e una maglietta. E' scosso, a momenti non trattiene le lacrime. Però parla poco o niente del delitto che lo ha fatto rimbalzare indietro nel tempo, a 30 anni fa, quando in una villa del Circeo si scatenò contro due ragazze, uccidendone una. No. Discute di «Porta a Porta», sente il bisogno di commentare l'articolo di un quotidiano: (Avvocato, lo sa che hanno pubbhcato alcune mie lettere?». Apparentemente il suo pensiero non va a Valentina Maiorano, la bambina che ha ucciso assieme alla madre, ma a Marco Pannella, che in tv lo ha accomunato ai collaboratori di giustizia sovvenzionati dallo Stato. «Quel Pannella l'ha detta grossa. Io non sono mai stato un pentito a stipendio fisso, non ho mai goduto del programma di protezione», precisa. Come se fosse questo il suo problema principale, e tutto sommato le due dorme che ha ucciso contassero meno delle dichiarazioni fatte da un politico davanti alle telecamere. Izzo non sembra eccessivamente sconvolto da quello che ha fatto. Eppure non può non sapere che, poco distante dalla sua cella, hanno portato Giovanni Maiorano, marito e padre delle sue vittime: l'uomo è stato trasferito da Palermo, dove è detenuto, per dare l'ultimo saluto alla moglie e alla figlia ma soprattutto per essere interrogato. E pare non pesi su Izzo neanche la presenza nello stesso carcere dei suoi due complici, che fanno a gara per uscire da questa terribile storia con meno danni possibile, e scaricano ogni colpa sull'amico Angelo. Luca Palaia, a colloquio con il suo avvocato, Giuseppe Fazio, sembra disperato. Jeans e maglietta che balla sul corpo esile simile a quello di un ragazzo di 17 anni, più che di un giovane di 21, Luca ha assistito senza muovere un dito alla morte della mamma di Valentina: «Ero paralizzato dal terrore, Izzo aveva una pistola», si è giustificato. E ora, nella sala colloqui, sembra quasi un mendican- te. Non ha i soldi neanche per procurarsi un paio di slip e dì calze di ricambio, e nessuno dei familiari si è fatto vivo. E' un uomo completamente diverso da quello che, nel mondo fuori dal carcere, non si separava mai da Angelo Izzo nelle ore concesse dal regime di semilibertà di cui godeva il massacratore del Circeo. E' apparentemente sconvolto anche il terzo uomo finito in carcere, Guido Palladino. La sua responsabilità nel duplice omicidio sembrano molto più sfumate. Non è come Izzo, lui. In cella non vede la tv né sfoglia i giornali: «Devo cercare di non pensare a quello che é successo», ha detto prima di chiedere un favore al suo avvocato: «Mi raccomando, mandi un messaggio ai miei genitori: dica loro che sono innocente». Luca Palaia in cella è disperato «Non ho potuto fare nulla, ero paralizzato dal terrore» Nessuno dei familiari è andato a trovarlo Uno dei presunti complici di Izzo ha chiesto al difensore di inviare un messaggio ai genitori «Dica loro che sono innocente» L'ingresso del carcere di Campobasso

Luoghi citati: Campobasso, Palermo