GORDON BROWN L'eterno erede social-thatcheriano

GORDON BROWN L'eterno erede social-thatcheriano sW-i:'':"'.;?;!® GORDON BROWN L'eterno erede social-thatcheriano personaggio Luda Annunziata LONDRA El una di quelle relazioni che danno sale e pepe alla politica, troppo spesso ricoperta dal blando sorriso degli accordi. Una relazione alla Prodi/D'Alema di alcuni anni fa, alla Schroeder/Fischer , o alla Clinton/Clinton (il primo è Bill, il secondo è Hillary), in cui la politica si fa anche commedia umana, scontro di personahtà, faticosa integrazione di pensieri, e ,in questo divenire, genera passioni, fuochi artificiali e un enorme numero di pettegolezzi. La relazione di cui stiamo parlando è quella che da otto anni fornisce la principale narrativa del potere del New Labour - quella tra Tony Blair e Gordon Brown, divenuta in questa elezione finalmente essa stessa una attualità politica: in queste curiose elezioni infatti corrono ben due primi ministri, il primo in carica e il secondo in pectore. Una sórta dì' doppio voto, necessario per consolidare i voti di tutti: secondo infatti opinionisti/elettori e polis, Tony Blair provato da otto anni di governo rimane carismatico e importante, ma non tanto da vincere da solo; solo Gordon Brown , da otto anni ministro dell'Economia, amatissimo dal cuore del vecchio Labour è lì a rassicurare che per ogni inclinazione dì Tony verso il capitalismo c'è luì a equilibrare con programmi sociali, e per ogni peccato militarista del Premier c'è luì a sostenere una saggio passo indietro di Albione su tutte le questioni intemazionali. Ridotta in una breve sintesi, la storia di queste elezioni è tutta qui: se Tony vìnce mantenendo per il Labour l'attuale vantaggio, (165 seggi) rimarrà per il terzo mandato, se invece vìnce, come si pensa, con un margine inferiore, dì fatto il voto porterà a un passaggio di mano a Gordon Brown. Il ministro del Tesoro è così oggi il più osservato dalle decine dì giornalisti intemazionali che seguono questa campagna elettorale. Dì lui sì parla nelle ovattate sale della City, agli ultimi piani, dove a volo di uccello si vedono tutte le spirali neogotiche della capitale. La domanda di tutti è divenuta il tormentone della stagione: ma chi è Gordon Brown e possiamo fidarci di luì? Tra ì due, Tony e Gordon, nonostante ramìcizia/inìmicizìa, e i molti anni passati fianco al fianco, c'è ima dìstanza incolmabile. Tanto quanto è sofisticato, abile, femmìneo quasi nel suo charme, in una parola metropolitano Blair, così Gordon è grosso, burbero, spigoloso e a disagio. Così come è brillante, veloce, e intuitivo Tony, così è secchione, sistematico l'altro. E così come Tony è in genere considerato flessibile al punto di diventare senza principi, così Gordon è considerato uomo tutto d'un pezzo. Insomma, c'è, come si dice, tutto quello da cui nasce ima leggenda. Perché di leggenda in qualche modo ormai sì tratta, specie nel partito. Brown nasce nel 1951 in Scozia, figlio dì un Pastore Presbiteriano e viene educato alla Kirkcaldy High School e poi alla Università di Ediburgo, dove sì laurea con gli onori, ottiene un dottorato, e dove poi insegna per alcuni anni. Kirkacaldy , negli anni '50 è una piccola città non lontana da Edimburgo ma separata dalla elegante capitale scozzese da un intero universo: «L'odore dell'olio e quello del carbone salivano su verso la collina, cancellando quello delle onde del mare che si rompevano a pochi metri dalla sua grande casa di pietra», racconta la sua biografia ufficiale «Gordon Brown» dì Tom Bower, uscita nel 2004; «ci sono solo due industrie nel paese, quella del linoleum e le miniere, ed entrambe sono in decadenza». Da questi odori, dall'acuto senso di una città che lotta per la sua sopravvivenza i biografi dì Brown fanno dunque risalire la formazione intellettuale di questo ministro che della severa educazione presbiteriana del padre, sì porterà poi appunto nella vita le chiusure, le seve¬ rità, un acuto senso della privacy, una difficile vita sentimentale (fino al matrimonio benedetto poco tempo fa da un bambino). «Conosco bene i figli dei pastori (inteso come religiosi nda), per esserlo stato anche io», racconta ad esempio John Lloyd giornalista del Financial Times, che ben conosce il ministro. «Figlio di un pastore vuol dire vivere in grandi case che vengono assegnate al clero, ma senza soldi; significa vivere fin da ragazzi con il dovere di essere da esempio agli altri. E' così che ì figli dei pastori o diventano matti - scherza Lloyd - o diventano i primi della classe». Il senso del dovere e dello studio dì Brown è così spiccato che spesso diventa oggetto di battute: ancora Lloyd racconta che una volta prima di partire per una vacanza il mini¬ stro gli chiese un consiglio su un libro da leggere. Lloyd gli diede il titolo di un romanzo e il ministro : «Un romanzo?!!». Ma soprattutto sono queste radici e questo senso del mondo che lo portano presto nel Labour e che i militanti del Labour ancora oggi riconoscono in lui. Se Blair infatti è New Labour, Gordon è definitivamente Labour tradizionale e Tony negli Anni Novanta vince su di lui la leadership del partito perché reinvesta il Labour, causando a Brown una ferita permanente per una leadership persa. E tuttavia Brown non perde il senso di riconoscimento istintivo da parte del partito. Insomma, se dovessimo semplificare, sulla base di questo rapporto con il partito, Gordon Brown in Italia sarebbe iscritto al Corrento- ne. Eccetto che non è proprio cosi'. Questo uomo per certi versi figlio della vecchia guardia è stato per otto anni il ministro del Tesoro del New Labour, è il ministro del Tesoro con maggiore anzianità in Europa, ed è universalmente stimato in tutti ì paesi occidentah. Questa è poi la parte della storia dì Tony e Gordon che conferma quanto nuovo sia comunque l'esperimento del Labour rispetto a quello dì tutte le altre sinistre occidentali. Brown infatti. Vecchio Labour, diventa l'architetto di una forte economia che viene lodata dai mercati: bassa disoccupazione, e scarso indebitamento sono i suoi due fiori all'occhiello, che contraddicono il trend tradizionale di tutti i governi di sinistra tutti finiti, prima o poi, in crisi finanziarie per eccesso di spesa pubbHca. Nelle sua politica è centrale la funzione del settore pubblico, è però euroscettico (molto più dì Blair), grande ammiratore della economìa Usa (paese che frequenta molto) e di recente si è dichiarato anche erede del thatcherismo. Fin qui le molte facce del ministro Brown: quale infatti dì questi tanti volti prenderà Brown nel caso diventi primo ministro? Sarà più vecchio Labour o Nuovo, sarà per alzare le tasse e spendere di più per il pubblico, o, come ha già detto, continuerà nel solco della Thatcher? E' un bel puzzle. Sempre che Tony l'Intramontabile, il Resistente, l'Inossidabile non trovi il modo anche questa volta di lasciarlo ancora per un po' dì anni al suo ministero. Figlio di un pastore presbiteriano, è l'altra faccia della luna di Blair: tanto il premier è brillante e sofisticato tanto il ministro è burbero e diretto Riesce a entusiasmare l'anima sociale del partito ma i suoi anni alla guida dell'economia sono stati all'impronta di un audace liberismo --" -■ar -•. Il cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown tra gli scaffali di un supermercato a Mingavie, in Scozia

Luoghi citati: Albione, Edimburgo, Europa, Italia, Londra, Scozia