Bimbo rom, si indaga su un giallo di Fabio Poletti

Bimbo rom, si indaga su un giallo L'INCHIESTA A MILANO Bimbo rom, si indaga su un giallo I piccolo è tornato in comunità, si cercano gli autori del rapimento Fabio Poletti MILANO «Ciao», dice Stefan alle telecamere dei giornalisti prima dell'arrivo della polizia. «Volevo tanto rivedere U mio papà e la mia mamma», ripete u piccolo romeno, nemmeno otto anni, la sua foto su tutti i quotidiani dopo l'irruzione di un gruppo di connazionali al Centro Bambini Maltrattati di via Saldini dove il piccolo è stato sequestrato mentre era «protetto» dalla sua famiglia. Stefan è un bambino sereno, tranquillo, febee anche se nascosto, quando la polizia l'altra sera fa irruzione in questa casa della zona San Siro dove trovano il piccolo, i suoi genitori di orìgini Rom e luliun Curulea il mediatore di tutta la vicenda su cui c'è ancora molto da chiarire. «Siamo intervenuti perché avevamo il timore che il bambino stesse per essere trasferito, magari in Romania», racconta il capo della Squa¬ dra Mobile di Milano Vittorio Rizzi, alle 9 e 30 dell'altra sera un sospiro di sollievo e poi una notte e ancora un giorno a sentire Vasile e Flora C, i genitori del bambino, presunti mostri da prìma pagina se non peggio. Per loro, demmeiati a piede libero per violazione del provvedimento del Tribunale dei Minori che li interdiva da ogni contatto con il fighe, non ci sono per ora altri provvedimenti. Anche per l'intermediario, l'unica ipotesi di reato rimane quella di favoreggiamento mentre in un primo tempo si era parlato del più grave sequestro di persona che verrà forse contestato ai tre romeni entrati in azione in via Saldini. Quando saranno rintracciati. Perché su questo punto, né i genitori di Stefan, né l'intennediario, né al campo nomadi di via Capo Rizzuto c'è chi voglia parlare. «Io non c'ero. Io non so niente. Sono solo stato febee di riabbracciare mio figlio», ripete Vasile C. in un interrogatorio che va avanti una notte, dove nega ogni accusa di maltrattamento nei confronti del figlio, dove parla di un gigantesco abbaglio della polizia, dove cerca di smontare ogni accusa passata e futura. Anche la più abbietta. U suo racconto parte dal luglio 2004. Quando Stefan viene intercettato da una pattuglia della polizia attorno al cimitero Monumentale, zona di prostituzione anche minorile. Il padre è distante. Il bambino ha i capelli lunghi come una bambina e le unghie laccate. «I capelli glieli avremmo tagliati più avanti, da noi si usa. Le ungine pitturate sono solo un gioco di Stefan con i suoi amici. Siamo pronti a far sottoporre Stefan a qualsiasi perizia medica per dimostrare la verità. Non siamo quello che si è detto e scritto», si difende il padre del bambino. «Se ho maltrattato mio figlio allora mettetemi anche al muro o in croce, fate voi», si difende Flora, la madre, tornata al campo e di nuovo disperata per essere stata allontanata da suo figlio. «Il bambino è ospite di un centro di accoglienza. Naturalmente non possiamo dire quale», non vuole aggiungere di più il capo della Squadra Mobile dopo quello che sembra un sicuro caso di mancata protezione e ima storia ancora tutta da chiarire. «Quando Stefan è stato sequestrato stavamo valutando le parole del bambino. Anche gh psicologi erano impegnati a cercare di sondare la sua psiche», non si sbilancia Giovanni Ingrascì, capo della procura presso 3 Tribunale dei Minori dove è ancora aperto il fascicolo in cui si parla genericamente di maltrattamenti e non di violenze ben più gravi, intuibili dal contesto in cui è stato trovato il piccolo Stefan, deducibili dalle sue parole davanti agli psicologi «Cose brutte», non avrebbe raccontato di più il bambino - ma niente di certo in questa vicenda su cui tutti adesso chiedono di spegnere i riflettori. Alla polizia a questo punto - interessa soprattutto trovare gh autori del blitz. Come spiega un investigatore, che non vuole confermare le misure di protezione adottate davanti alla nuova comunità: «H piccolo è stato rapito solo cinque giorni dopo che aveva iniziato a confidarsi. E' una coincidenza che ci aveva colpito e che, nonostante la vicenda possa un domani rivelarsi meno grave di quanto immaginato, ci spinge ad osservare la massima prudenza». Forse lo scopo era trasferirlo in Romania Il padre: «Non so nulla e io non c'ero» La casa a Milano dove è stato trovato Stefan Mihaita Caldararu, otto anni

Persone citate: Curulea, Flora C, Giovanni Ingrascì, Stefan Mihaita Caldararu, Vasile C., Vittorio Rizzi

Luoghi citati: Milano, Romania