Berlusconi: bipartitismo o ritorno al proporzionale di Ugo Magri

Berlusconi: bipartitismo o ritorno al proporzionale IL GOVERNO OTTIENE LA FIDUCIA AL SENATO E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO INSISTE Berlusconi: bipartitismo o ritorno al proporzionale Il premier annuncia tempi stretti per la Finanziaria. E dice: «Non sono insostituibile» Ugo Magri ROMA Prima di ottenere la fiducia del Senato, Silvio Berlusconi ieri mattina è intervenuto per esercitare il suo diritto di replica: ha polemizzato con l'opposizione (com'è la regola ormai davanti alle telecamere), ha ingaggiato un duello ad armi cortesi con Giulio Andreotti in difesa delle riforme istituzionali, ha criticato la Banca centrale europea che non frena il rincaro dell'euro, ha riparlato di partito unico per asserire che, qualora non dovesse nascere, tanto varrebbe ritornare al vecchio proporzionale «nella sua versione integrale», anche se ciò significherebbe «consegnare il Paese a ulteriori anni di instabilità». La notte prima Berlusconi dta comparso a una cena di senatori forzisti, e pure lì il Cavaliere aveva esternato: «Tutti i parlamentari che si iscriveranno al partito unico verranno candidati» (e gli altri a casa), «che follia sarebbe stato andare alle elezioni anticipate», ora almeno «abbiamo un anno di tempo per rilanciare la coalizione e ricuperare i consensi perduti». Poi, prima di ritirarsi nelle sue stanze, aveva fatto visita alla festa di compleanno di VittoIrio^ecchhGorir e ail'tìscita daln pàrt^dóVèTtiumórosi èrano ipolitici, con Valeria Marini dall'abito con spacco vertiginoso, Berlusco-... ni non aveva saputo negarsi ai cronisti appostati nei pressi della Casina Valadier: «Da un male, la crisi di governo, siamo riusciti a ricavare un bene», Giuhano Urbani (l'ex ministro per i Beni cultura- li) «potrebbe essere un ottimo presidente Rai», su Dpef e Finanziaria «stiamo pensando di anticipare molto i tempi, cominceremo a discuterne già la prossima settimana». E infine, addirittura, a dichiarare che «io non sono insostituibile». Fine delle dichiarazioni rese nelle ultime 24 ore dal premier? Non ancora. Concluso il dibattito a Palazzo Madama, s'è concesso generosamente ai taccuini: «Sul partito unico del centrodestra ci sarà ima grande discussione nazionale, si terranno convegni, confronti e si riuniranno comitati... L'ostacolo è rappresentato dalle identità dei vari partiti, ma c'è soprattutto la preoccupazione dei 'singoli protagonisti che, se hanno dèi ruoli, temono di doverli perdere, è umano... Non sarà un parto facile, perché non si tratta di qualcosa che può venire calato dall'alto... Ho lanciato l'idea, ora però lascio agli altri il compito di gestirla e di farla maturare, di qui alle prossime elezioni il tempo comunque c'è...». A quel punto era ormai ora di pranzo. Ma invece del solito pesce in bianco cucinato dal cuoco Michele a via del Plebiscito, ieri Berlusconi ha optato per una botta di vita. E s'è infilato nel ristorante-cult dei politici nella Prima Repubblica, Fortunato al Pantheon, un luogo dove certo non si passa inosservati. E' andato a sedersi nel tavolo tradizionalmente riservato per Lino Jannuzzi, dove stavano pranzando pure Marcello Dell'Utri e il nemico Marco Pollini poche sedie più in là («con lui c'è stato imo scambio di affettuosità reciproche», ha raccontato poi il premier, mentre il segretario Udc ha ingollato in fretta gli ultimi bocconi e s'è ■dileguato).' Quindi, uscendo dal locale in una ressa incredibile di telecamere, turisti, curiosi, Berlusconi ha negato die da parte di Follini sia mai venuto uno stop alla proposta di partito unico «applaudita freneticamente dai senatori Udc», e che la battuta di Roberto Castelli («il partito unico c'è già, è la Lega») andava intesa appunto come una battuta poiché «U progetto va avanti, e il giorno in cui ci si dovesse arrivare la riforma del sistema elettorale non sarebbe più neppure necessaria». Ha svelato, il premier, che con Romano Prodi lunedì scorso «non abbiamo parlato del completamento del bipolarismo, bensì della palude in cui tutti ci troviamo», e quanto alla possibilità di proporre un ticket per Palazzo Chigi e Quirinale insieme, «ancora siamo lontanissimi da questa cosa». A quel punto i cronisti, dal mucchione, hanno domandato pietà e il premier ha promesso che «non lo faccio più, d'altra parte è la prima volta dopo mesi che esco a pranzo, e questa è l'intimità con cui posso fare una passeggiata post-prandiale». Verso le 18, Berlusconi si è domandato se non fosse il caso di aggiungere una dichiarazione per precisare certi concetti, ma l'entourage è intervenuto in forze. Inutile dire che Berlusconi è un grande comunicatore, e questo fuoco d'artificio era finalizzato soprattutto a mostrare un premier combattivo, in piena ripresa. La stessa proposta del partito unico «è servita a scuotere l'albero», classica poKtique d'abord secondo chi gli sta vicino. Un modo per spiazzare alleati e avversari, per delineare nuovi equilibrinella coalizione e riproporsi di prepotenza al centro del ring. Andrà fino in fondo? «Assolutamente sì», prevede il portavoce Paolo Bonaiuti, poiché «è un traguardo anzitutto per gli elettori, che saranno in grado eh sceghere tra due alternative secche e chiare, o di qua con noi, o di là con Bertinotti». «Daremo un collegio a tutti i parlamentari che accettano di entrare» «Altrimenti meglio il vecchio sistema, con anni di instabilità» «Ho lanciato l'idea poi voglio lasciare agli altri il modo per gestirla, fino alle prossime politiche c'è il tempo per farlo» Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ieri in Senato durante il suo intervento: accanto, il ministro Enrico La Loggia

Luoghi citati: Casina, Roma