Calìparì, chi ha sparato era nascosto tra ì cespugli

Calìparì, chi ha sparato era nascosto tra ì cespugli GLI 007 ITALIANI: «I MILITARI DUNQUE NON HANNO RISPETTATO LE REGOLE DI INGAGGIO». I GIUDICI: «L'INCHIESTA NON SI FERMA» Calìparì, chi ha sparato era nascosto tra ì cespugli Cossiga: «Se assolveranno i militari, si imporrà il nostro ritiro dall'Iraq» Guido Ruotolo ROMA L'inchiesta da parte americana sostiene che gli uomini al posto di blocco dove è stato ucciso il dirigente del Sismi Nicola Calipari il 4 marzo in Iraq hanno rispettato le regole di ingaggio e che la Toyota Corolla sopraggiungeva a velocità elevata. Ma per servizi segreti italiani questa conclusione non si giustifica e la ragione è semplice: «H sopralluogo - afferma un funzionario che chiede l'anonimato - ha dimostrato che i tre blocchi di cemento erano collocati dopo una stretta curva, che il loro posizionamento avrebbe impedito fisicamente una corsa veloce dell'auto e soprattutto che la pattuglia americana era nascosta dietro una fitta vegetazione. Tutto questo è molto lontano dalle 'regole di ingaggio''». Mentre si registra lo stallo delle trattative politiche tra Roma e Washington, su questi nuovi elementi emersi dovrà basarsi l'inchiesta della Procura romana che muove i primi passi. Anche l'arrivo a Roma della Toyota Corolla sulla quale viaggiavano il dirigente del Sismi, il suo collaboratore A.C. e Giuliana Sgrena, riaccende la speranza che almeno l'inchiesta della magistratura romana possa riuscire a dare qualche certezza - una seppur parziale verità giudiziaria sulle responsabilità dell'«mcidente» del 4 marzo scorso, nelle vicinanze dell'aeroporto di Baghdad. Le indiscrezioni che rimbalzano da Washington rendono perplessi i magistrati. Dalla Procura si lascia intendere che non rappresenta un particolare fondamentale il fatto che «le autorità Usa sapessero o meno della missione in Iraq di Calipari. Quello che conta è capire se chi ha fatto fuoco abbia rispettato o no le regole di ingaggio». Ma soprattutto si punta a sottolineare che il dirigente del Sismi «non era uno sprovveduto», «non ha com¬ messo nessuna leggerezza». Nel caso in cui gli americani sì rifiutassero di collaborare con l'autorità giudiziaria italiana, rivendicando l'esercizio dell'azione penale per i suoi cittadini, cosa accadrebbe? Sicuramente che anche la Procura di Roma rivendicherebbe la titolarietà dell'inchiesta e, dunque, andremmo di fronte a un inedito conflitto extraistituzionale. L'oggetto del contendere, ovviamente, sono i militari Usa coinvolti al check point. Una situazione che si potrebbe determinare, per bloccare appunto l'inchiesta romana, e quella che gli americani potrebbero decidere di falli processare da una Corte marziale. «In questo caso - premette il pm Erminio Amelio, che fa parte del pool che indaga sull'omicidio - gli Usa non potrebbero rivendicare una competenza esclusiva, come invece hanno potuto fare con la strage del Cermis perché previsto espressamente dalla Convenzione di Londra del 1951, che affida l'esercizio della giurisdizione ai Paesi d'origine dei presunti colpevoli di reati anche se commessi all'estero, nel Paese di soggiorno». Su Calipari gli americani non possono esercitare nessun diritto di competenza esclusiva: «Lo potrebbero fare - ipotizza Amelio solo appellandosi alla lettera del segretario di Stato Colin Powell, recepita dalla risoluzione Onu 1546, dell'8 giugno scorso. Scrive Powell: "Per continuare a contribuire alla sicurezza, l'Mnf (la forza multinazionale, ndr) deve continuare a operare in un contesto che fornisca alla forza e al suo personale lo statuto di cui essi hanno bisogno per compiere la loro missione, e nel quale gli Stati contribuenti abbiano la responsabilità di esercitare la giurisdizione sul loro personale". Dunque, gli Usa potrebbero rivendicare la giurisdizione attiva, essendo i presunti autori del fatto cittadini americani. Ma noi potremmo rivendicare la giurisdizione passiva perché le vittime del reato sono italiani. Nel caso si determinasse questa situazione, è facile intuire che potremmo andare incontro a un conflitto». L'inchiesta giudiziaria comunque andrà avanti. Roma ha apprezzato che sia stata finalmente «sdoganata» la Toyota Corolla, rientra- ta in Italia, e che nei prossimi giorni sarà analizzata per tentare di ricostruire la dinamica dell'«incidente». Ma ancora oggi, dal 5 marzo scorso, non è stata data risposta alla prima rogatoria nella quale i magistrati romani chiedevano alle autorità americane l'elenco dei nominativi dei militari che parteciparono al posto di blocco mobile a settecento metri dall'aeroporto. Intanto sulle polemiche è intervenuto Francesco Cossiga. Secondo il presidente emerito della Repubblica se la commissione d'inchiesta non dovesse pervenire ad un riconoscimento di colpevolezza dei militari americani «si imporrebbe il ritiro delle nostre unità militari dall'Iraq». La Toyota Corolla, su cui viaggiavano gli italiani, èfinalmente arrivata in Italia li dirigente del Sismi Nicola Calipari