La promettente anomalia del pappagallo sulla spalla

La promettente anomalia del pappagallo sulla spalla La promettente anomalia del pappagallo sulla spalla Savina Neirotti NEL primo quadro, perché la scrittura di Michael Chabon, in questo libro, procede per quadri, un vecchio incontra un bambino con un pappagallo sulla spalla al bordi di una ferrovia. Ciò che colpisce il vecchio, ciò che lo seduce, è la percezione (tutto fa pensare che sia Sherlock Holmes), di una «promettente anomalia» del bambino. Il vecchio, esperto nell'osservazione dei dettagli, osserva, confinato sulla sua sedia, ì suoi movimenti e il suo silenzio, poi, quando fiuta il pericolo, entra in azione. E' la promettente anomalia la chiave di lettura di «Soluzione finale» (Rizzoli), perché ogni personaggio, sia esso uomo o animale, viene descritto attraverso questa lente. Chabon porta alla luce difetti, particolarità, vizi, tic e abitudini e li trasforma, attraverso una scrittura fantasiosa, in promettenti anomalie, attribuendo in questo modo loro dignità, fascino e mistero. E come lettori alla fine del libro viene da rivisitare la propria vita attraverso questa prospettiva dandole un senso di allargamento di possibilità e di sorrìdente avventura. Dicevamo dei quadri, per distinguerli dalle scene. Perché Chabon, puntando la lente di ingrandimento sui personaggi in una particolare situazione, da loro una fissità che contrasta con il movimento della storia, con l'azione vera e propria. E allora ecco una detective story scritta per quadri, con personaggi fortemente caratterizzati, che potrebbero diventare macchiette e invece sono molto vicini a diventare simbob, accompagnati da ima scrittura agile e divertita. Un esempio: se la scena da raccontare è quella del bambino che rischia di essere messo sotto da un treno, Chabon scrive: «Ma il bambino con il pappagallo sulla spalla si preparava a collegare la sua modesta pozzanghera di elettroni al torrente di quelli che venivano pompati lungo la rotaia conduttrice, o terza rotaia, dall'impianto elettrico delle Ferrovie Meridionali sullo Ouse...». Ogni personaggio ha una sua energia, e viene raccontato narrando quell'energia: il vecchio appassionato di apicoltura viene ripetutamente descritto nello sforzo di compiere i movimenti fisici, in contrasto con l'agilità della sua mente che raccoglie, attraverso uno sguardo vigile e penetrante, un enorme numero di informazioni: «Il vecchio posò un ginocchio a terra. Il sinistro, perché il desti o non serviva più a niente. Impiegò un tempo infinito, accompagnato da sinistri, secchi, scricchiolii»; e lo stesso avviene per il bambino muto, per il suo pappagallo poeta, per il vicario Paniker, uno malayalam dello stato di Kerala, per sua moglie («a quarantasette anni, dopo averne trascorsi venticinque tra devozione, delusione e rigido autocontrollo, si era lasciata prendere da un interesse così profondamente stupido per il nuovo pensionante... come l'eroina di un volgare romanzetto») e suo figlio Reggie, per l'ispettore di polizia e il suo assistente, persino per il viaggiatore di commercio Shane, che essendo la vittima sta pochissimo in scena. La storia si snoda intorno alla duplice ricerca di un assassino e di un pappagallo che forse ha memorizzato, in tempo di guerra, il codice della Marina militare tedesca. Naturalmente i due episodi sono collegati, ma se da una parte tutti si concentrano sulla ricerca del colpevole, al vecchio preme innanzitutto ritrovare il pappagallo, unico amico e confidente del bimbo esule. Per il vecchio questo è il solo motivo valido per abbandonare le api, e tutti hanno bisogno delle capacità del vecchio: «un dehcato, inesorabile reticolo di deduzioni formò un cristallo nella mente del vec- chio, facce, spigoli, vertici catturarono la luce tra lampi e riflessi. Era il piacere più intenso che la vita potesse ancora concedergli, questa cristallizzazione deduttiva, questo parossismo di ipotesi azzardate, un esercizio che gli era mancato per troppo tempo». Ogni tanto, con tocco leggero, Chabon inserisce nella narrazione qualche riflessione più generale sulla vita, qualcosa che ha a che fare con il senso della storia, ma che non è indispensabile. Si tratta di abbellimenti, addirittura di compiacimenti dell'autore. Con uno di questi il libro termina, quasi in punta di piedi: «Come se fossero i problemi insolubili - i falsi indizi e i casi irrisolti - a riflettere la vera natura delle cose. Come se tutto ciò che appariva correlato e oiganizzato in uno schema preciso non avesse in realtà maggior senso delle chiacchiere di un pappagallo africano grigio». Michael Chabon

Persone citate: Chabon, Michael Chabon, Savina Neirotti, Sherlock Holmes