«Vietato ricaricare i cellulari in ufficio» di Luigi Grassia

«Vietato ricaricare i cellulari in ufficio» LÀ POtITfCA DI TÀGLIO DEI CÒSTI DELLE COMPAGNIE «NO FRILLS» COLPISCE UN'ABITUDINE DEI LAVORATORI «Vietato ricaricare i cellulari in ufficio» '^V^' .':"^^ Un ordine di Ryanair scatena le proteste dei dipendenti retroscena Luigi Grassia ANCHE la parsimonia ha un limite. Così hanno pensato i lavoratori di Ryanair, la regina irlandese delle compagnie aeree low cost, quando hanno letto l'ultimo ordine di servizio secondo cui «è vietato ai dipendenti ricaricare i cellulari in ufficio perché questa pratica equivale a rubare l'elettricità». Un divieto che se applicato dentro o fuori Ryanair sconvolgerebbe le abitudini di vita degh impiegati di tutto l'orbe terracqueo. Ma quanta elettricità verrà mai «rubata» in questa maniera? Secondo i calcoli di Ryanair il furto ammonta all'equivalente di circa 2 centesimi di euro a ricarica, che moltiplicati per 2600 dipendenti, diciamo, due volte alla settimana, farebbero 400/450 euro al mese in tutto il gruppo. Ai lavoratori della compagnia non sembra un granché e abituati come sono a considerare questo piccolo abuso in ufficio come una specie di innocente benefit si sono scatenati contro il provvedimento vessatorio e hanno subissato di furiosi messaggi anonimi i siti Internet della Ryanair. La compagnia se ne è talmente adon¬ tata da sollecitare al tribunale un'ordinanza per smascherare questi anonimi contestatori. Vista da fuori sembra una tempesta in un bicchiere d'acqua ma le cose non stanno affatto così. Un portavoce dei sindacati irlandesi ha preso spunto da questa vicenda per denunciare che «Ryanair rappresenta un caso unico di estrema ostilità nei confronti della forza lavoro»; la faccenda dei telefonini secondo i sindacati sarebbe solo la goccia che fa traboccare il vaso di una serie di piccole e grandi angherie, compreso l'onere per i piloti e le hostess di comprarsi le divise e di pagarsi i corsi di addestramento dopo l'assunzione e quelli di aggiornamento quando cambiano i modelli degh aerei. Una sequela di bizzarrie, se considerate dal punto di vista ordinario di una impresa ordinaria, e invece quello deUe compagnie low cost è uno strano mondo in cui il divieto di ricaricare i telefonini e l'obbhgo di pagarsi le divise possono essere meno ingiustificati di come appaiano. È proprio la pohtica di tagho dei costi, una pohtica attentissima, quasi ossessiva a caccia del superfluo da eliminare, a pennettere a Ryanair e alle altre «no frills» di praticare i prezzi dei biglietti che praticano, cioè bas- sissimi e non di rado addirittura solo simbolici (si sono viste offerte Milano-Londra a 1 éiiro méntre il prezzo medio di qualunque destinazione europea è contenuto in poche decine di euro). Via la Sprite e la Coca-cola a bordo, niente pranzi o panini se non a pagamento, equipaggi ridotti all'osso, e non si decolla né si atterra in grandi aeroporti ma in scali un po' fuori mano che offrono alle giovani compagnie condizioni di favore, pur essendo meno comodi per i chenti. Tutto in nome di queUa pohtica della lesina senza la quale né Ryanair né le altre avrebbero potuto sfidare i colossi se non con investimenti faraonici e (alla fine) senza offrire ai viaggiatori niente di più di quella che è già la proposta usuale della grandi compagnie. I 24 milioni di chenti amano Ryanair e i suoi prezzi bassi, i dipendenti, scopriamo ora, la amano un po' meno. Ma sfidano la compagnia solo in mugugni via Internet e non con azioni più incisive perché si rendono conto che senza certe tirchierie aziendali i loro posti di lavoro scomparirebbero. Però, vietare di ricaricare i cellulari, con quello che sono diventati nella nostra vita, forse è davvero un po' troppo. * Il vulcanico fondatore di Ryanair, l'irlandese Michael O'Leary

Persone citate: Michael O'leary

Luoghi citati: Londra, Milano, Ryanair