Gli Usa su Callpari: «Non colpevoli i nostri soldati» di Guido Ruotolo

Gli Usa su Callpari: «Non colpevoli i nostri soldati» UNA FONTE DEL PENTAGONO: «PRONTI A DIFFONDERE IL RAPPORTO. MA L'ITALIA HA DOMANDE DA PORRE» Gli Usa su Callpari: «Non colpevoli i nostri soldati» Rese note le conclusioni dell'inchiesta militare, ma Roma non le accetta Guido Ruotolo ROMA Il Pentagono fa sapere: «L'inchiesta sull'uccisione di Nicola Calipari ha stabilito che i soldati che hanno ucciso il funzionario del Sismi e ferita la giornalista Giuliana Sgrena a Baghdad, non vanno considerati responsabili dell'accaduto ma ITtalia non ha accettato queste conclusioni». E'una conferma quella che arriva da Oltreoceano. E' vero, l'Italia non ha accettato questa versione dei fatti. E ha preso tempo, ponendo altre domande. Ma adesso la decisione i rendere pubbliche le conclusioni a cui è giunta la commissione mista presieduta dal generale Usa Peter Vangjel costringerà il governo Berlusconi a prendere una posizione pubblica. «Il rischio c'è, e le conseguenze potrebbero essere devastanti. Alla fine, potremmo davvero trovarci con due relazioni finali, con due verità alternative, inconciliabili». Era la percezione che si avvertiva in questi giorni negli ambienti della nostra intelligence. Una percezione Intenzione di voto» direbbero i sondaggisti alla vigilia della campagna elettorale - alla vigilia della decisione, in questo caso tutta politica, che a questo punto sarà presa nelle prossime ore da palazzo Chigi. Probabilmente, questo avverrà già oggi, quasi sicuramente dopo che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ne avrà discusso conil premier Silvio Berlusconi, il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, e il direttore del Sismi, Nicolò Pollari. Ormai, dopo le «indiscrezioni» del Pentagono, palazzo Chigi dovrebbe ufficializzare il dissenso italiano. Da parte italiana non si è disposti a sacrificare la verità sulla morte di Nicola Calipari sull'altare delle relazioni politiche e diplomatiche con l'alleato americano. Lltalia non vuo- le addossare colpe (che non merita) al dirigente del Sismi. La fonte militare americana del Pentagono ha confermato ieri sera la materia del contendere: «Le divergenze riguardano la velocità del mezzo e il contenuto delle conversazioni intercorse tra i funzionari americani e italiani. Da parte nostra, abbiamo rispettato le regole d'ingaggio». La Toyota Corolla, secondo le testimonianze del suo autista, AC, e di Giuliana Sgrena, andava a una velocità non superiore ai quaranta, cinquanta chilometri l'ora. Per gli americani, almeno a ottanta, Il vicecomandante delle Forze alleate a Baghdad, il generale Marioli, ha confermato nella sua relazione che almeno 30 minuti prima dell'«incidente» avvisò il capitano (americano) Green che Calipari stava rientrando all'aeroporto con l'ostaggio appena liberato, Giuliana Sgrena. Gli americani insistono nelTaffermare che della missione Calipari non hanno mai saputo nulla. Una fonte istituzionale ipotizza: «Probabilmente la scelta che sarà assunta dal governo sarà quella di prendere atto delle conclusioni americane, sulle quali noi manterremo lenostre riserve». Le anticipazioni provenienti da fonte americana lasciano intendere che sarà questa la soluzione finale: riserve italiane a conclusioni americane. Intanto, la procura antiterrorismo di Roma, che indaga sulla morte del dirigente del Sismi, fa sapere che potrebbe acquisire i materiali prodotti dalla commissione tecnica italoamericana e sentire i due componenti italiani, il diplomatico Cesare Maria Ragaglmi e il generale del Sismi Pierluigi Campregher. Secondo alcune indiscrezioni, la Toyota Corolla, parcheggiata aU'intemo di Camp Victory, la base militare americana, già oggi potrebbe arrivare a Roma, messa a disposizione dell'autorità giudiziaria italiana che potrà cosà procedere con la perizia balistica e ricostruire la dinamica dell'«incidente». «Avremmo potuto accettare un concorso di colpa se anche gli americani avessero riconosciuto una qualche loro responsabilità. E cioè, noi avremmo potuto riconoscere - afferma una fonte della intelligence - che con il nostro comportamento operativo - il non aver avvisato in tempo gli alleati dell'operazione e il non aver chiesto una protezione al convoglio si era determinata una falla oggettiva, loro che di quella falla sono responsabili quanto noi. Ma gli americani non hanno voluto riconoscere alcun errore e quindi hanno addossato tutte le responsabilità a noi italiani». L'ipotesi di mediazione del «con¬ corso di colpa», come è facile intuire, non ha trovato d'accordo non solo gli americani ma anche tutti gli italiani, per motivi opposti. Perché, gli italiani sono convinti che la missione a Baghdad era stata studiata nei minimi dettagli e la decisione di non avvisare preventivamente gli americani era del tutto legittima. Insomma, Nicola Calipari non aveva nulla da rimproverarsi - anche perché tutte le decisioni operative erano state assunte e condivise dal direttore del Sismi, Nicolò Pollari, e dal sottosegretario alla presidenza del Consigho, Gianni Letta - e, AC, l'autista della Toyota Corolla, non ha dichiarato il falso (e con lui Giuliana Sgrena, la giornalista liberata), sulla dinamica dell'«incidente». «Gli americani sono rimasti fermi alla versione iniziale: abbiamo seguito tutte le regole del preavviso e, quindi, non abbiamo alcuna responsabilità. Come dire? - fa notare una fonte dell'intelligence - che la responsabilità è dell'autista della Toyota Corolla, che andava veloce, che non ha visto i segnali luminosi, gli avvertimenti della pattuglia, magari perché era distratto, perché parlava al telefono, come lui stesso ha riconosciuto, mentre guidava». Si toma sempre al problema del rispetto delle regole d'ingaggio, dell' incidente, dell'errore, della Diffidenza tra gli italiani e gli americani, grandi amici e alleati. Se è vero che a Baghdad gli italiani non hanno voluto avvisare gli americani dell'operazione Sgrena, a Milano - come annunciato da indiscrezioni di stampa - gli americani che hanno sequestrato un imam integralista e sospetto terrorista, non hanno avvisato gli italiani (che avrebbero dovuto opporsi, naturalmente), e adesso un'inchiesta della procura milanese vuole individuare responsabilità precise. Forse è anche per questo che la vicenda Calipari è una ferita che non si riesce a cicatrizzare. La risposta politica sarà presa dopo che Letta ne avrà discusso con Berlusconi L'auto dell'«incidente» forse già oggi a Roma Al centro della tragica vicenda Calipari II rispetto delle regole d'ingaggio a cui sono tenuti gli americani e i loro alleati