Nel Togo un voto suirorio della guerra civile di Domenico Quirico

Nel Togo un voto suirorio della guerra civile FAVORITO IL FIGLIO DELL'EX PRESIDENTE-PADRONE EYADEMA, I FRANCESI PRONTI A LASCIARE IL PAESE Nel Togo un voto suirorio della guerra civile L'opposizione grida ai brogli, a Lomé nella notte incidenti con tre morti e 13 feriti Domenico Quirico corrispondente da PARIGI I tremila residenti francesi, dietro l'uscio, stanno già imbottendo le valigie. Questa volta non si faranno sorprendere, come in Costa d'Avorio quando sono rimasti nelle mani irriguardose di squadracce che scalmanavano nella caccia del bianco. Mogli e figli sono, da giorni, al riparo in Ghana, le porte e le finestre di ville e uffici sono sbarrate, il frigorifero pieno, non si mai. All'aeroporto di Lomé c'è un manipolo di legionari, pochi. troppo pochi; ma un'ora di volo basta ai soldati della operazione liocorno per accorrere dalla Costa d'Avorio a raccattare i naufraghi di un altro pezzo della Afrique francaise che va in frantumi. In Togo la sceneggiatura elettorale nonna ingannato nessuno. La successione dinastica all'africana è già regolata da febbraio; quando una «catastrofe nazionale», ovvero una malattia, ha privato il Paese delle trentermah e ruvide attenzioni del dittatore Eyadema. Nessun salto nel vuoto, hanno deciso i militari, tutti usciti dalla stessa tribù nordista del defunto; avanti con il figlio Paure e tutto continuerà come prima. Il regista dell'operazione nelle sequenze tv d quei 5 febbraio, naturalmente, non è comparso: perché era ap- Eunto un francese. Charles Debash, ex docente di diritto, ex braccio destro di Giscard l'africano, da dieci anni è «consigliere giuridico» della dinastia. Il titolo inganna: non consiglia, fa e disfa, sparpaglia lodi e biasimi, Con il suo inseparabile cagnolino va e viene da Lomé a Parigi, porta gli ordini, anzi i desideri dell'ex potenza coloniale di cui Eyadema, irrancidito dagh anni, è sempre rimasto un affezionato sergente maggiore. I «consigli» di Debbash hanno allestito in tre ore, con la salma dell'ingombrante defunto ancora calda, una delle più strambe recite polìtiche della storia africana. Paure Gnassingbé, rivestito solo del ruolo di figlio, da privato cittadino è diventato in pochi minuti, camera napoleonica!, prima deputato e poi presidente sotto l'occhio compiaciuto dei generali che gli hanno giurato fedeltà. U parlamento convocato all'alba, assonnato e sotto shock per la perdita irrecuperabile, ha ratificato in un amen. Poi le solite, noiose proteste internazionali hanno costretto a una parziale marcia indietro; si è dovuto acconciare alla svelta una campagna elettorale. Ma bisogna salvare le apparenze. L'opposizione, uscita dall'utero della miseria, restituita alla luce dopo un trentennio di catacomba, ha la memoria vendicativa, sfor¬ na trabocchi di bile: per esempio non dimentica il messaggio di condoglianze del presidente Chirac al «grande amico della Francia». Emmanuel Bob Akitani, candidato di un infervorato cartello radicale, ha già annunciato con previdente anticipo che la sconfitta sarà da attribuire alle frodi massicce da parte del potere e dei militari, e dei loro amici parigini. Quindi oggi andrà a prendersi comunque il potere direttamente in strada. I suoi sostenitori per allenarsi girano già armati di bastoni e di machete, arnesi delle rivoluzioni africane purtroppo assai simili a un incrocio tra saccheggio e pogrom. Tra i primi bersagli ci saranno i francesi. Si può dar torto a questi rancori? In un Paese dove il reddito medio secondo le Nazioni Unite è di un dollaro al giorno e la speranza di vita è scesa sotto i cinquant'aimi, Chirac e i governi parigini hanno sempre fatto finta di mente. Stendevano il tappeto rosso dell'Eliseo e strìngevano la mano nodosa dell'«amico» Eyade- ma; c'era da difendere il buon affare dei fosfati, unica ma allettante ricchezza locale. E le galere piene, le elezioni plebiscitarie truccate, le ruberie mostruose del clan e dei portaborse, i cittadini trattati come servi della gleba, l'eterna negritudine insomma, dove le mettiamo? Quelli erano affari interni. Chiudere gli occhi è diventata una abitudine eoa radicata che è sopravvissuta ottusamente alla morte del Grande Timoniere, si è estesa alla campagna elettorale. uno spasso grottesco. Il corpulento Paure Gnassingbé non ha dovuto certo sudare; con le saccocce ripiene di soldi (dei fosfati) ha girato in lungo e in largo su un Boeing 727 vip e un elicottero, ha aperto un sito internet (wwwiaure2005.com) a dir poco napoleonico e un suo ed furoreggia nelle discoteche. Gli hanno dato una mano a imparare in fretta il mestiere del presidente Gheddafi e il giovane re del marocco Maometto sesto: tra eredi ci si intende. Almeno tre persone sono morte e 13 sono rimaste ferite nella notte a Lomé, la capitale del Togo, durante scontri scoppiati dopo la chiusura dei seggi per eleggere il nuovo presidente: un voto ad alta tensione dominato dal duello tra Paure Gnassingbe, figlio del defunto capo di stato Gnassinqbe Eyadema, e il candidato dell'opposizione, Emmanuel Bob Akitani Proteste per presunti brogli davanti a un seggio elettorale a Lomé

Persone citate: Chirac, Debbash, Emmanuel Bob Akitani, Eyadema, Gheddafi

Luoghi citati: Costa D'avorio, Francia, Ghana, Parigi, Togo