Imbarazzi e pochi sorrbl nasce il BerlusconUer di Fabrizio Rondolino

Imbarazzi e pochi sorrbl nasce il BerlusconUer POCO PIÙ DI VENTI MINUTI PER QUELLO CHE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONSIDERA UN PASSAGGIO INUTILE Imbarazzi e pochi sorrbl nasce il Berlusconi-ter Un premier corrucciato e un Fini defilato alla cerimonia del giuramento Fabrizio Rondolino ROMA «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mìe funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione»: uno dopo l'altrp, Silvio Berlusconi e ì suoi ministri hanno letto di fronte al Capo dello Stato la fomrnla stampigliata su un cartoncino chiaro, così come stabilito della legge 23 agosto 1988, n. 400 (a Palazzo Chigi c'era Ciriaco De Mita, al Quirinale Francesco Cossiga). Ciascun ministro ha poi controfirmato il decreto dì nomina, ha stretto la mano a Ciampi e al presidente del Consìglio, è tomato a posto. In tutto poco più dì venti minuti, scivolati via con qualche imbarazzo e senza alcuna emozione nel sontuoso Salone delle Feste del Quirinale. A seguire, un veloce brìndisi con spumante italiano nell'adiacente Salone degli Specchi, e poi tutti a casa: anzi, tutti a Palazzo Chigi, per il primo Consiglio dei ministri del Berlusconi-ter - o «bis», come impropriamente sì dice. Più che un battesimo, pareva un funerale. Da molti anni la cerimonia del giuramento ha perso il carattere solenne e insieme mondano che ì primi presidenti della Repubblica avevano voluto conferirle e, nonostante la scenografia. sia-rimastarla stessa, somiglia sempre più ad una semplice fonnalità, da sbrigare in fretta. Tuttavia, la cerimonia del giuramento *gna.-piuC sempre il debtìtto del nuovo governo, che per la pjima volta si mostra al Paese ; non per caso si svolge al Quirinale, che del gover- no è per dir così la levatrice prima dì diventarne il custode imparziale; è anche, il giuramento, la prima occasione in cui fisicamente sì incontrano ianinistri vecchi aaiuovi, finalmente è pùbblicamente tutti insieme; ,.' Come per le squadre dì calcio, il cerimoniale del Quirinale prevede dèi resto cbe-la cerimonia si concluda proprio con la «foto di gruppo»: il presidente della Repubblica al centro, il presidente del Consiglio accan¬ to, i ministri a far da corona. Di norma in prima fila vengono fatte accomodare le signore (Pertini amava particolarmente farsi fotografare accantoailtt «ministreitimaquestanno Ciampi ha scelto (o trovato) i «debuttanti»: il socialista di rito demìchelisiano Stefano Caldoro, 45 anni, neoministro per l'Attuazionedelprogramma/ e Giorgio La Malfa che proprio debuttante non è), 66 anni, neommistro per le Politiche comuni¬ tarie dopo esser stato ministro del Bilancio, negli Anni 80, con Cossiga, Forlanì e Spadolini. Nella foto dì gruppo Berlusconi stava dietro, corrucciato:!» Rvnm;c- --r.:- Ed è proprio questo il segno senz' altro più evidente della cerimonia dì ieri: O presidente del Consiglio non appariva, affatto né soddisfatto, né gioviale e spiritoso, e neppure vagamente scindente. Sappiamo che non avrebbe voluto dimettersi, e che con¬ sidera la crisi una fonnalità inutile; e tuttavia è riuscito nell'intento dì chiuderla rapidamente (in poco più dì 67 ore, battendo così il record di velocità finora Tietenuto da DAlema con 84 ore e mezzo), nonché in quello, tutt'altro che semphce, dì conservarsi Calderolì - ieri in sgargiante cravatta verde padano - e di riprendersi Tremonti. E tuttavìa, Berlusconi appariva ieri pomerìggio teso, inquieto, a tratti persino distratto: soltanto in poche, rare occasioni ha saputo sfoggiare quel sorrìso da padre della sposa che lo ha reso celebre. Intorno e davanti a luì, soltanto i ministri leghisti sembravano davvero a loro agio. Fini, designato come capofila dal cerimoniale quirinalizio che ha predisposto l'ordine delle poltroncine destinate ai ministri; e dunque primo a giurare dopo Berlusconi, è apparso scuro in volto, e quasi sempre in disparte per il resto della cerimonia; seduto accanto a Tremonti, ha scambiato con lui poche parole, e soltanto alla fine i due, ad uso dei fotografi, si sono strettì la mano. Quasi scomparsi, poi, i centristi dell' Udc, tanto che per incontrarne uno (Carlo Giovanardi, rìconfermato ai Rapporti con il Parlamento, il solo ad aver votato contro l'uscita dei ministri delTUdc dal governo precedente) bisognava risalire la fila delle poltroncine fin quasi verso il fondo, scavalcando leghisti e repubblicani, socialisti e forataliani. Per il resto, tutti in abito scuro (compresa Stefania Prestigiacomo, in tailleur nero), tranne Letizia Moratti, in tailleur beige, tacchi alti e due fili di perle. Nessuna gaffe, nessun colpo di scena, nessuna emozione. Presenti, in qualità di testimoni, il Segretario generale della presidenza della Repubbhca, Gaetano Gifunì (che ha via via chiamato con voce ferma i ministri a giurare), e il ConsigUere militare del presidente, generale di Squadra aerea Giovanni Mocd (che non ha proferito parola). Alle spalle di Ciampi e Berlusconi, una piccola folla di funzionari, corazzieri, assistenti. Alla loro destra, un'altra fila dì sedie, più modeste e arretrate verso la parete, per ì dignitari di rango, accomodati secondo un ordine rigoroso: il sottosegretario Letta, il portavoce Bonaiuti, il segretario generale della presidenza del Consiglio Masi. Tutti i ministri, dopo aver giurato e prima di riprendere posto sulla poltroncina loro destinata, si sono accostati a Letta per stringergli la mano. Ogni volta Letta si è alzato, ha sorriso, ha ricambiato, e poi è tomato a sedersi. La prima foto di gruppo del nuovo governo Berlusconi al Quirinale con il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi poco dopo il giuramento

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