L'America boccia Bush il riformatore

L'America boccia Bush il riformatore DOPO I SUCCESSI DELLA POLITICA INTERNAZIONALE, IL PRESIDENTE PERDE CONSENSI SUL FRONTE INTERNO L'America boccia Bush il riformatore La nuova previdenza non convince neppure i repubblicani Maurizio Molinarì corrispondente da NEW YORK — La guerriglia in Iraq si è indebolita, i libanesi scendono in piazza cbiedendo libertà ed i rapporti con Berlino e Parigi si sono rasserenati ma George W. Bush attraversa uno dei momenti più difficili della sua presidenza a causa delle divisioni interne allo stesso partito repubblicano uscito trionfante dal voto di cinque mesi fa. Alla base dei disaccordi nel fronte conservatore c'è la riforma della Social Security (previdenza) che Bush lanciò alla convention di New York e che è poi diventata il cavallo di battaglia in politica interna ed economica dell'inizio del secondo mandato, nell'intento di trasformare radicalmente la società americana smantellando ciò che resta dello Stato sociale costruito dai democratici di F.D. Roosevelt negli anni Quaranta. Il perno della riforma per Bush devono essere i conti previdenziali privati e per promuoverli si è lanciato in una maratona di 60 giorni di comizi da una costa all'altra degli Usa ma a sette settimane dall'inizio dell'offensiva e con già fatte 130 tappe in 39 Stati i risultati sono negativi: la sua popolarità è scesa al 47 per cento ed il sostegno per la riforma non raggiunge il 40 per cento mentre cresce fra deputati e senatori repubblicani il timore che saranno loro a pagare il prezzo della sconfitta allorché nel 2006 si voterà per il rinnovo parziale del Congresso. Bush stesso ha ammesso errori di strategia - come aver puntato più sui vantaggi per le giovani generazioni che sulle garanzie per i pensionati - ma la correzione del messaggio è servita a poco ed il presidente della Camera dei Rappresentanti Dennis Hastert, uno dei più influenti leader repubblicani, si è affrettato a far sapere alla Casa Bianca che «assai difficilmente riusciremo a votare la riforma della previdenza entro fine anno» come invece riuscì nel 2001, all'inizio del primo mandato, con le norme sui tagli fiscali. Poco convinti della ricetta-Bush sulla Social Security e preoccupati di perdere i voti degli anziani - che vanno alle urne in percentuale maggiore ai giovani - gli eletti repubblicani temono che Bush li stia trascinando verso la sconfitta ed i sintomi sono molteplici: dal fatto che alcune delle tappe più difficili della maratona sono state in Stati «rossi» (dove vinse in novembre) del MidWest ai sondaggi che danno già perdenti alcuni fedelissimi del presidente come il senatore della Pennsylvania Rick Santorum in corsa per la rielezione. Il rinvio della nomina di John Bolton ad ambasciatore alle Nazioni Unite, causato dalle perplessità di tre senatori repubblicani, è stata un'ulteriore spia del malessere conservatore, accentuato dall'indebolimento di Tom DeLay, il texano presidente dei deputati repubblicani, oggetto di almeno quattro differenti inchieste del Congresso per aver violato norme di etica ricevendo denaro da terzi e favorendo amici e famigliari. Con Tom DeLay sotto assedio, alla Casa Bianca manca un alleato cruciale nell'equilibrio con il Congresso e Bush ha tradito- il nervosismo nelle ultime 24 ore accusando i «politicanti» di Capitol Hill di voler tanto affossare Bolton quanto ritardare le leggi per lo sviluppo dell'energia. A spiegare il calo di popolarità del presidente vi sono inoltre l'aumento dei prezzi della benzina ed il brusco calo di Wall Street, dove l'indice Dow Jones da inizio marzo ha perduto r8,5 per cento, e continua a scendere. La mobilitazione della Casa Bianca sul tema della difesa della vita a favore di Terri Schiavo - la donna morta in Florida per la decisione del marito di staccare il tubo dell'alimentazione che la teneva in vita da 15 anni - non è finora servita a far serrare i ranghi ai conservatori mentre il progetto di legge per eliminare l'ostruzionismo al Congresso - soprannominato «opzione nucleare» - viene denunciato dai democratici come un colpo di mano istituzionale. Da quando arrivò alla Casa Bianca nel gennaio 2001 questo appare come il momento più delicato nel rapporto fra Bush ed i conservatori tessuto dal consigliere politico Karl Rove con l'intento di trasformare i repubblicani nel partito di maggioranza permanente nel Paese. Nel tentativo di uscire dall'angolo alcuni leader repubblicani stanno suggerendo al presidente di giocare la carta fornita dall'elezione del nuovo pontefice. Il solitamente bene informato «Roll Cali» ha svelato come l'auspicio sia che Joseph Ratzinger porti ai repubblicani i voti dei cattolici tedesco-americani come Karol Wojtyla contribuì a fare con i polacco-americani. Non a caso pensano di invitare Benedetto XVI a fare presto un viaggio attraverso Stati «rossi» con una forte presenza cattolica, come lowa, Wisconsin e Minnesota. I conservatori temono una sconfitta nel 2006 E c'è chi suggerisce «la carta Ratzinger» tatyvnmec Il presidente americano George Bush