Lo «spolis system» di Benedetto XVI di Marco Tosatti

Lo «spolis system» di Benedetto XVI LA CURIA Il Segretario di Stato sarà quasi certamente italiano: in corsa Sodano, Re, Sepe e Lajolo Alla Congregazione Sant'Uffizio potrebbero andare Bertone o l'austriaco Schoenborn Lo «spolis system» di Benedetto XVI Scatta il totonomine. Ma i cambiamenti saranno graduali Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO Il sistema dello «spoil system» legato all'elezione di un nuovo Pontefice di Santa Romana Chiesa è impietoso, ma graduale. Vale a dire: in genere il Papa nuovo eletto conferma nelle cariche tutti i Prefetti dei Dicasteri e i Presidenti dei Pontifici Consigli che sono decaduti dai loro ruoli, in maniera automatica, quando muore il Pontefice. Come abbiamo visto nei giorni scorsi, la «Sede Vacante» ha come governo i cardinali nel loro complesso, votanti e non votanti; dal momento dell'elezione invece il Papa è in pieno potere, e infatti si recano a visitarlo il Sostituto alla Segreteria di Stato, che equivale al «ministro dell'Interno», e il Segretario per i rapporti con gli Stati, cioè il «ministro degli Esteri»; le due personalità che non hanno lasciato il loro incarico, assicurando cor sì la continuità dell'amministrazione fra i due pontificati, quello appena terminato, e quello nascente. Poi, a poco a poco, il Pontefice fa le sue scelte. E certamente Papa Ratzinger dovrà farne, di scelte; Benedetto XVI è stato scelto probabilmente anche per fare quello che Giovanni Paolo II non ha avuto il tempo, o la voglia di fare; e cioè occuparsi di una profonda ristrutturazione del governo centrale della Chiesa. Il principale collaboratore di un Pontefice è il Segretario di Stato, il suo braccio destro. In questo campo è probabile che Benedetto XVI scelga un collaboratore italiano; ha a sua disposizione il cardinale Angelo Sodano, che è stato vicino a Giovanni Paolo II dal 1990; e se preferisce candidati più giovani può certamente trovare collaboratori di valo¬ re come il cardinale Giovanni Battista Re, già prefetto della Congregazione dei vescovi; Crescenzio Sepe, già Prefetto di Propaganda Fide; o l'attuale «ministro degli Esteri», l'arcivescovo Giovanni Lajolo. Con un pontefice come Benedetto XVI, che per quasi cinque lustri è stato «defen¬ sor fidei», la Congregazione che si chiamava una volta Sant'Uffizio acquisterà - se possibile - un'importanza molto grande. Anche qui il pontefice appena eletto può scegliere fra candidati di grande esperienza, e fiducia. Conosce molto bene, per una collaborazione lunga e fruttuosa, il cardinale arcivescovo di Genova, Tarcisio Bertone, che è stato segretario alla Congregazione della Fede molti anni; e si parla anche dell'arcivescovo di Vienna, il cardinale Schoenborn, un «giovane» a cui forse manca solfo un'esperienza nel governo centrale della Chiesa per diventare un futuro candidato al soglio di Pietro. Ma anche il cardinale di Lione, Philippe Barbarin, è un possibile candidato ad un incarico in Curia. Una personalità come la sua potrebbe essere preziosa sia nei rapporti fra le diverse religioni, sia nel dialogo inter-cristiano. Saranno confermati protempore il Prefetto della Casa Pontificia, monsignor James Harvey, e il prefetto aggiunto, monsignor Stanislao Dziwisz, che è stato per quarant'anni il segretario di Papa Wojtyla; e lo stesso certamente accadrà anche per il maestro delle Cerimonie Pontificie, monsignor Piero Marini. Ma ogni spostamento interno naturalmente apre delle «caselle» che dovranno essere riempite via via. Gioca a favore del pontefice appena eletto una conoscenza della Curia, dei meccanismi e delle persone grandissima. Ma conoscendo il temperamento riflessivo di quello che fino a ieri era il cardinale Joseph Ratzinger, è probabile che le decisioni arriveranno lentamente, meditate e ponderate. Non c'è dubbio però che le meditazioni del Venerdì Santo, con l'accusa di «sporcizia» all'interno della Chiesa, considerate come un «programma» di governo, fanno pensare che il neo-pontefice sia stato scelto anche per rispondere a un'esigenza di correttezza e di trasparenza che l'ultima stagione di Giovanni Paolo II, indebolito dalla malattia, non ha forse sempre potuto garantire. Sarà confermato nel suo ruolo monsignor Dziwisz per quarantanni segretario di Wojtyla Angelo Sodano Giovanni Battista Re Crescenzio Sepe Giovanni Lajolo Tarcisio Bertone I cardinali affacciati alla Basilica di San Pietro durante la prima apparizione di Papa Benedetto XVI

Luoghi citati: Genova, Vienna