Rumi: il nome, splendida sorpresa Succede a un costruttore di pace di Giacomo Galeazzi

Rumi: il nome, splendida sorpresa Succede a un costruttore di pace LO STORICO: «QUESTA SCELTA RIFLETTE LA STRAORDINARIA PERSONALITÀ' DI RATZINGER» Rumi: il nome, splendida sorpresa Succede a un costruttore di pace «Benedetto XV chiese un nuovo sistema di relazioni internazionali, affinché all'elemento della potenza si sostituisse quello del dialogo» intervista Giacomo Galeazzi CIUA'DEL VATICANO indirizzo del I pontificato. «Non mi aspettavo una scelta del genere: è una splendida sorpresa». Si meraviglia lo storico Giorgio Rumi, editorialista dell'Osservatore Romano, che Joseph Ratzinger abbia scelto di essere successore di Benedetto XV anche nel nome oltreché nella Cattedra di Pietro. Si aspettava Benedetto XVI? «No, ma ciò riflette la straordinaria personalità di Ratzinger che si ricollega, lui che ha guidato per due decenni la Congregazione della dottrina della fede, ad uno dei due pontefici spiati dal Sant'Uffizio per sospetto modernismo (l'altro fu Giovanni XXIII). Benedetto XV fu un papa importantissimo. Fece l'appello per un nuovo sistema di relazioni intemazionali, che all'elemento potenza sostituisse l'elemento dialogo. L'idea di una Società delle nazioni (che lui voleva fosse una «fraternitas») non è del presidente degli Usa Wilson, ma di Benedetto XV. L'idea di sostituire l'arbitrato, la conciliazione, il rispetto dei confini nazionali, la autodeterminazione dei popoli, il diritto a un comune accesso alle materie prime, non viene dai grandi centri politico-finanziari europei o americani, ma da questa specie di prigioniero del Vaticano come era nel 1915-191811 Pontefice a Roma». Fu un papa pacifista? «Come a livello individuale io ho il dovere morale di intervenire di fronte a una violenza cui assista, anche a rischio della mia vita, e della vita dello stesso aggressore, lo stesso vale a livello collettivo. Nell'agosto 1917 Papa Benedetto XV scrisse alle nazioni belligeranti non solo deprecando rinutile strage", ma anche affermando le condizioni necessarie per ritrovare la pace. Per esempio la ricostituzione del Belgio, anche a costo di liberarlo con le armi. La pace per la Chiesa è opera di giustizia, ("opus iustitiae pax", era il motto di Pacelli). I cattolici non sono dei conservatori dell'ordine esistente, qualunque esso sia. Dopo una fase iniziale in cui predominal'antica tesi della guerra come castigo delle colpe degli uomini. Benedetto XV comincia a considerarla una specie di malattia che si deve combattere con la giustizia. H culmine di questo suo incessante impegno si ebbe con la «Nota di pace» del 1 "agosto 1917, documento fondamentale perché non si limita a condannare la guerra e ad esaltare la pace, ma elenca alcune cose da fare e altre da non fare, andando al cuore dei problemi». In che modo? «H Papa segnala diversi punti: il valore della nazionalità, la restituzione dell'Alsazia-Lorena alla Frauda, la ricostituzione del Belgio, la preoccupazione per la Polonia, divisa fra tre grandi imperi, la libertà dei mari, un'idea delle colonie che non dovevano essere governate nell'interesse degli Stati colonialisti, ma per il bene dei colonizzati, anticipando la teoria del «mandato» che sarà della Società delle Nazioni e dell'Onu. Infine, a coronamento di tutto, sostiene la sostituzione del diritto alla forza e la costituzione di una Società delle nazioni che avrebbe dovuto porsi come autorità giudiziaria e di polizia nelle controversie inteme, impedendo di "farsi giustizia da sé". Benedetto XV vuole rimuovere le cause dei conflitti: non è pacifista, ma costruttore di pace,non ha una posizione ideologica o emotiva, ma costruttiva. H destino ha voluto che le nazioni europee o non abbiano risposto o abbiano dato risposte di cortesia». Venne dimenticato da tutti i capi delle nazioni? «L'unico che replicò efficacemente fu l'Imperatore d'Austria, perché l'edificio degli Asbur-go stava scricchiolando e forse una pace precoce avrebbe potuto salvarlo. Le cose andarono in tutt'altro modo, ma importante è che, con la parola del Papa, nelle grandi masse popolari giunse un messaggio di speranza. Benedetto XV era in una situazione difficilissima, perché tutti i combattenti erano convinti d'avere ragione. Quella era una guerra fra potenze europee, a maggioranza cristiane. Si trattava di dire no o à a tutti, il modo ideale per essere detestati universalmente, n presidente del governo francese, Georges Clemenceau, affermava che alPapa «avrebbe volentieri torto il collo». In Italia il re ricevette il messaggio pontificio attraverso una via complicata, perché non esistevano rapporti formali, e non rispose. Era il periodo in cui lo Stato italiano mise in atto diversi atti sgradevoli contro il Vaticano. Tutta la corrispondenza del Papa era intercettata e decifrata, anche se l'Italia si era impegnata con la Legge delle Guarentigie a rispettarla. Fu sequestrato Palazzo Venezia, sede dell'ambasciata d'Austria, contro il diritto delle genti che lo vietava. Però il Papa scrisse ugualmente anche a Vittorio Emanuele IH: ma non ebbe risposta». Ék&t Volle rimuovere "" tutte le cause dei conflitti. Non aveva una posizione ideologica o emotiva.Il suo obiettivo era di impedire di farsi A A giustizia da sé 77 Lo storico Giorgio Rumi, editorialista dell'aOsservatore Romano»

Luoghi citati: Austria, Belgio, Italia, Polonia, Roma, Venezia