Calipari, «incostituzionali gli accordi Usa-ltalia» di Guido Ruotolo

Calipari, «incostituzionali gli accordi Usa-ltalia» CONTESTATA LA STESSA ESISTENZA DELLA COMMISSIONE MISTA PRESIEDUTA DA UN GENERALE AMERICANO Calipari, «incostituzionali gli accordi Usa-ltalia» Il Procuratore di Roma scrive a Letta sul blocco delle indagini Guido Ruotolo ROMA La frattura è molto più profonda di quanto si potesse immaginare. Non è in corso solo un braccio di ferro tra Roma e Washington su come chiudere i lavori della commissione tecnica mista. E' in atto anche imo scontro istituzionale, sollevato dal procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, che in una lettera inviata a Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del consiglio, il 21 marzo scorso, ha contestato la stessa esistenza della commissione presieduta dal generale americano Peter Vangjel, nata sulla base non solo di uno ma di ben due trattati, i cui contenuti la Procura ignora - e non sarebbe questo un problema -, che impediscono alla magistratura di indagare. Un trattato, ipotizza Ferrara, (aregolerebbe o inciderebbe, nel caso specifico. sui rapporti tra Amministrazione Usa e Autorità giudiziaria italiana ed esigerebbe una specifica rogatoria per consentire alla squadra investigativa italiana di partecipare alle attività della Commissione». Prende atto il procuratore: «La situazione così venutasi a determinare, si presenta pertanto contrastante con le regole costituzionah di autonomia dell'autorità giudiziaria e di esercizio dell'azione penale divenuta, in questo caso, obbligatoria». E' vero, la lettera di Ferrara è datata, vecchia di un mese. Nel tempo trascorso, la commissione ha svolto i suoi lavori e adesso si è impantanata in un braccio di ferro (che in ogni momento potrebbe sbloccarsi con una capitolazione e un vincitore) sulla relazione conclusiva. Ma proprio lo stallo dei lavori della commissione mista aggrava la situazione, confermando uno scenario fatto di dissensi e trattative pohtiche che con l'accertamento della «verità» sembrano avere poco a che fare. E lascia intendere che una volta resa nota la relazione finale della commissione, sarà molto difficile che gh americani rispondano alle rogatorie inoltrate dalla procura di Roma. Sicuramente non risponderanno alla prima, che chiede l'elenco dei nominativi dei militari che fecero parte, la sera del 4 marzo scorso, del posto di blocco mobile a settecento metri dall'aeroporto di Baghdad. Dunque, la lettera del procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, solleva almeno tre questioni e lascia intendere che l'atteggiamento americano è cambiato alla vigilia dell'inizio dei lavori della commissione mista. La prima questione, per ordine di importanza, sicuramente è quella del conflitto istituzionale e la presa d'atto di un trattato segreto tra Italia e Usa che regola i lavori della commissione: «Sì segnala inoltre che nella nota a firma Vangjel (il generale americano a capo della commissione mista, ndr), in data 19 marzo 2005 si afferma che: " In base ad un ulteriore trattato con il Suo paese, la richiesta per inviare la s quadra di investigazione criminale itahana deve essere indirizzata al Dipartimento di Giustizia statunitense"». Ma quali sono le «clausole» previste dal trattato? Quali i suoi «vincoli»? La prima questione in ordine di tempo che si evince dalla lettera del procuratore di Roma risale al 9 marzo, quando il sottosegretario Letta si fa tramite con la Procura di Roma della richiesta «delle autorità mflitari americane» - «nota verbale 48» -, di non trasferire a Roma la Toyota Corolla, «al fine di poter condurre i rilievi pertinenti in vista dell'avvio delle attività della commissione congiunta». La procura accetta questo invito, sottolineando, nello stesso giorno, che «ogni accertamento dovrà essere effettuato preventivamente dall'autorità di polizia giudiziaria delegata o, comunque, congiuntamente ai lavori della commissione paritetica». Quasi due settimane dopo, il 21 marzo, la procura di Roma ricorda che non c'era nessun impedimento a trasferire l'auto in Italia; «L'auto era nella disponibilità itahana essendo stata noleggiata per esigenze di servizio e la stessa è attualmente di proprietà itahana (essendo stata acquistata da cittadino italiano dal proprietario iracheno); non risulta nessun provvedimento giudiziario che l'abbia posta nella disponibilità giuridica statunitense». Avverte il procuratore di Roma: «Si ribadisce che le eventuah attività manipolatorie o modificatorie sulla vettura compromettono o addirittura rendono impossibili quel- le deputate alla giurisdizione tra le quali la repertazione dei corpi di reato». Il problema è quello della compromissione dellagenuinità del corpo di reato, dell'auto. La terza questione èil voltafaccia americano che si consuma il 20 marzo: «In quella data - scrive il procuratore Ferrara -, e ciò dopo che vi era stata.sostanziale accettazione dello svolgimento congiunto delle attività della commissione tecnica e del personale delegato da questo Ufficio, è giunta nota dall'ambasciata d'Italia a Baghdad con la quale si chiede di ulteriormente soprassedere anche all'invio del detto personale nonché nota a filma di Vangjel nella quale si attesta che solo dopo le conclusioni della Commissione tecnica si potrà accedere alla vettura in questione». Dunque, inizialmente le indagini della procura romana e quelle della commissione amministrativa italoamericana dovevano svolgersi «congiuntamente» ma all'improvviso dal presidente della commissione mista, il generale Vangjel, arriva la svolta: gh ufficiah di polizia giudiziaria devono rimanere a Roma e l'auto sarà consegnata alla fine dei lavori della commissione. Commenta amareggiato il procuratore: «E' evidente come in questi termini l'invio di personale di polizia giudiziaria per lo svolgimento di genuini accertamenti tecnici non. assolverebbe alla stessa funzione prioritaria di valida acquisizione di elementi balisitici indispensabili per le indagini». «Lesa l'autonomia della autorità giudiziaria e di esercizio dell'azione penale obbligatoria» Donne e bambini lasciano Madaen passando davanti a un posto di blocco americano

Persone citate: Calipari, Gianni Letta, Giovanni Ferrara, Letta, Peter Vangjel, Vangjel