o del desiderio
o del desiderio L'oggetto del desiderio MARLON Brando avvitato nella divisa kaki da ufficiale che segue nella penombra della sera il bel soldato Williams. D soldatino in lontananza e il volto di Brando in primo piano dietro la cui espressione fintamente indifferente si intuiscono tempeste di tormento. «Riflessi in un occhio d'oro» di John Huston, del 1967, girato a Roma, e ambientato in un campo militare della Georgia, è il terzo lato dì un triangolo dell'immaginario gay intorno a Brando. Da una parte il giovane attore muscoloso in T-shirt e pettorali gonfi di «Un tram che si cìdama desiderio». Dall'altra l'uomo maturo sull'orlo del disfacimento fisico, ma ancora attraente, dì «Ultimo tango a Parigi». Qui è l'ufficiale tonnentato, psicologicamente impotente e succube di una arpia sessuomane che lo tradisce sotto i suoi occhi: una Julia Harris petulante e aggressiva. Non poteva esserci scelta migliore per celebrare con un solo film Marion Brando, uomo dai molteplici e variegati amori. Con «Riflessi in un occhio d'oro», il regista non intendeva «farsi coinvolgere dalle ambiguità omosessuali» del romanzo di Carson McCullers. Sarà così, ma bisogna ammettere che nel film c'è un sottotesto visivo che evoca prepotentemente fantasmi gay. A partire dalla sequenza di apertura dove troviamo Brando in t shirt bianca e pantaloni della tuta grigi, piastrine militari appese al collo che solleva pesi e sì squadra i muscoli allo specchio. Praticamente la scena di partenza di una infinità di film pomo gay. Così come la baracca e la camerata dove dorme il soldato Williams: le orge in camerata sono un must del cine pomo. Per non parlare, come si diceva prima, delle passeggiate lungo il vialetto fra le baracche con Brando che segue il soldatino in divisa: situazione che sembra presa dì peso dai fumetti di «Tom of Finland». E che dire ancora dello stesso Williams che cavalca nudo e senza sella una puledra nera nella foresta? Infine la sequenza finale. Quando Brando trova Williams che veglia amorosamente sua moglie, la Taylor, addormentata e della quale il soldatino è evidentemente invaghito, e lo abbatte con due colpi di pistola. Proprio luì, l'oggetto segreto dei suoi desideri. Non può non fare venire in mente la canzone che cantava Jeanne Moreau in «Querelle» dì Fassbìnder: «Each man kills the things he loves», ciascuno uccide quel che ama. Sergio Trombetta Brando in «Riflessi in un occhio d'oro»
Persone citate: Carson Mccullers, Jeanne Moreau, John Huston, Julia Harris, Marion Brando, Sergio Trombetta Brando
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