RATZINGER I «panzerkardinal» custode della Fede di Marco Tosatti

RATZINGER I «panzerkardinal» custode della Fede A 48 ORE DALL'INÌZIO DEL CONCLAVE Sì VANNO DELINEANDO GLI «SCHIERAMENTI» DEI CARDINALI E SI PROFILA UN «TESTA A TESTA» RATZINGER I «panzerkardinal» custode della Fede personaggio Marco Tosatti CITTA DEL VATICANO COMPIE settantotto anni oggi; e da lunedì prossimo, forse, il suo nome risuonerà sotto gli affreschi della Sistina, molte, molte volte. Perché Joseph Ratzinger, nato il 16 aprile 1927 in una famiglia di agricoltori della Baviera, corre il rischio di diventare il 2650 Pontefice della Chiesa di Roma; anche se i suoi avversari certamente non lasceranno nulla di intentato per impedire che il Prefetto della Dottrina della Fede, il grande collaboratore di Papa Wojtyla, possa ereditarne lo scettro ideale. Joseph cardinale Ratzinger nasce a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau, da una famiglia solidamente cattolica. La guerra lo coglie poco più che adolescente, e lo obbliga comunque a vestire, sia pure per poco, l'uniforme; lo mandano a fare il servente in una batteria contraerea, e poi lo mettono a lavorare ai telefoni di un centralino. Una breve parentesi, e poi riprende a studiare: filosofia e teologia nell'università di Monaco, e alla scuola superiore di Frisinga. Nasce la vocazione, e il 29 giugno del 1951 avviene l'ordinazione sacerdotale. E' una carriera evidentemente accademica, la sua: nel '53 ottiene il dottorato, e quattro anni più tardi è chiamato ad insegnare. Un vero e proprio «cursus honorum» universitario: Frisinga, Bonn, Munster, Tubinga e Ratisbona. A Tubinga conosce Hans Kùng, protagonista con lui in anni recenti di polemiche infuocate, e ha come allievo Leonardo Boff, il religioso francescano di cui diverrà «giudice» in un famoso processo alla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1984. Ma torniamo alla fine degli Anni 50, e all'inizio degli Anni 60: stanno maturando tempi, uomini e idee per il Concilio Vaticano II, e troviamo il professor Ratzinger consulente teologico del cardinale Frings. E' il 1962, Joseph Ratzinger ha trentacinque anni, ed appare come uno dei «maitre a penser» di punta della nuova stagione della Chiesa, aperto al vento nuovo che sta soffiando sulla barca di Pietro. Si fa notare, eccome; e infatti nel 1969 arriva la nomina a ordinario di Teologia Dogmatica a Ratisbona; e qualche anno più tardi, nel 1977, Paolo VI lo pone alla guida della diocesi di Monaco, una diocesi che porta con sé per tradizione la «berretta» cardinalizia. Sono questi gli anni cruciali della maturazione e dello sviluppo di Joseph Ratzinger da teologo dell'ala «progressista» a più ponderato critico delle derive postconciliari. Dubbi e perplessità già condivisi da Paolo VI, sempre più preoccupato della svolta che stavano prendendo molte cose nella Chiesa, ma fiaccato dagli anni e dalla malattia, troppo stanco per imporre al timone una virata secca. Nel 1978 arriva Giovanni Paolo II, dopo la meteora Luciani, e con il Papa polacco (per cui, molto probabilmente, aveva votato in Conclave) si stabilisce un rapporto di fiducia destinato a durare tutta la vita. Papa Wojtyla è un filosofo, un appassionato di antropologia, ma la teologia non è mai stata il suo terreno favorito; e d'altronde anche gli studi fatti a Roma l'hanno orientato certamente di più verso la sua passione, la mistica. Quindi ha bisogno di una «spalla» teologica di grande rilievo, a cui dare totale fiducia,' e la trova nel cardinale bavarese. Il 25 novembre 1981 Joseph Ratzinger sbarca a Roma, al Palazzo dell'ex Sant'Uffizio, che diventa la sua residenza per quasi cinque lustri. «Cooperatores veritatis» si legge nel suo blasone cardinalizio, e il porporato bavarese cerca di fare onore al cartiglio. Creandosi una fama pessima fra tutti i teologi troppo arditi nelle loro speculazioni, da quelli sudamericani inebriati dalla Teologia della Liberazione condita con qualche spruzzo di marxismo ai pensatori asiatici a rischio di scivolate verso il sincretismo e a aperture eccessive alla «verità» contenuta in religioni diverse dal cristianesimo. «Io non sono il Grande Inquisitore» si schermisce il cardinale, che unisce a una grande acutezza di mente doti di humour notevoli, e un'altrettanto notevole autoironia. E' ovvio che la difesa dell'ortodossia, nel corso degli Anni 80, ne fa il bersaglio preferito di ogni possibile «sinistra», cattolica e non, un'eredità che si porta ancora adesso fra le pareti della Sistina, come l'ultima risacca di un'onda lunga, molto lunga. «Una vergogna del nostro tempo, i regimi comunisti arrivati al potere in nome della liberazione dell'uomo», disse nel 1984; vent'anni più tardi abbiamo sentito persone che allora si scandalizzarono esprimere, sostanzialmente gli stessi concetti. Ma tant'è, «pas tout verité est bonne a dire», affermano i francesi, e soprattutto bisogna scegliere bene i tempi, per lanciare strali. Ratzinger, all'opportunità dei tempi, non ha mai molto pensato. Così ha criticato a più riprese le innovazioni liturgiche, o almeno alcune, del Concilio. Fra queste, il fatto che durante la messa fedeli e sacerdote siano rivolti l'uno verso l'altra. Così «la comunità non è più rivolta verso il sole che sorge, cioè verso Cristo, ma si chiude in se stessa». Nei riti orientali non è così, e a ragione. La lista delle cose politically uncorrect pronunciate dal cardinale è lunghissima. L'ultima, probabilmente con l'avallo di Papa Wojtyla la dice alla «Via Crucis» della Pasqua scorsa, mentre Giovanni Paolo II assiste, abbracciando un crocifisso, sulla sua poltroncina da malato. «Quanta sporcizia c'è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza». Parla di una barca di Pietro che sembra stia sempre per affondare. Forse nei prossimi giorni se ne troverà il timone fra le mani. Proprio oggi compie 78 anni Nato in una famiglia di agricoltori bavaresi, partecipò come professore consulente al Concilio Vaticano II «Maestro» di Boff a Tubinga, dove conobbe Hans Kùng, ha denunciato le «sporcizie della Chiesa» IL «DECANO» Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è nato In Marktl am Inn (diocesi di Passau, Germania) il 16 aprile 1927. Il padre, commissario della gendarmeria, proveniva da una antica famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Sacerdote dal 29 giugno '51, studiò filosofia e teologia all'università di Monaco. Partecipò al Concilio Vaticano II come consulente teologico dell'Arcivescovo di Colonia, Frings. Il 24 marzo '77 Paolo VI lo nominava Arcivescovo di Miinchen und Freising. Il 28 maggio successivo riceve la consacrazione episcopale. Da Paolo VI creato Cardinale nel Concistoro del 27 giugno '77, il 25 novembre '81 diventa Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scelto da Giovanni Paolo II. E' decano del Collegio cardinalizio dal 30 novembre 2002. PafainI f«ichneMGlob«lNDR'SIodBfGna«sCcSapLAdCfdCdG

Luoghi citati: Baviera, Bonn, Cardinale, Germania, Marktl, Monaco, Ratisbona, Roma