Morte dì Calipari, il Sismi boccia l'inchiesta di Guido RuotoloGiuliana Sgrena

Morte dì Calipari, il Sismi boccia l'inchiesta QUARANTA GIOÌ )OPO IL TRAGICO EPILOGO DELLA LIBERAZIONE DELL'INVIATA DEL MANIFESTO LA RICOSTRUZIONE DEGLI INVESTIGATORI AMERICANI FA A PUGNI CON QUELLA FATTA PROPRIA DAL GOVERNO ITALIANO Morte dì Calipari, il Sismi boccia l'inchiesta «Inaccettabile che i militari Usa non abbiano responsabilità» Guido Ruotolo ROMA Non deve essere stata una decisione facile. Ma quando l'ennesima bozza della relazione conclusiva è arrivata a Forte Braschi, quel finale «allo stato non si ravvisano responsabilità» non è andato giù, e il Sismi non ha potuto dare il suo assenso: «Non possiamo farlo, sarebbe come riconoscere che il nostro Nicola Cahpari è morto per colpa sua». Difficile che si trovi una mediazione, una intesa tra le due delegazioni che compongono la commissione mista: ((Nonpossiamo accettare che l'epilogo dei lavori della commissione - fanno sapere autorevoli fonti istituzionali legate alla nostra intelhgence - siano due relazioni divergenti». Lo scoglio, per il momento insuperabile, è in un passaggio della relazione, quello che ricostruisce la dinamica del ((tragico incidente», ovvero il contatto ravvicinato tra l'auto e i mezzi del posto di blocco americano. Secondo la ricostruzione americana, la sera del 4 marzo «l'equipaggio della Toyota Corolla» non ha tenuto conto di «due avvertimenti» inviati dal posto di blocco Usa. Dunque, se gh itahani non si sono fermati gh americani non hanno responsabilità su quello che è successo poi. Il primo avvertimento, sostiene la commissione, fu un faro lampeggiante, «con luci bianche abbaghanti», puntato verso l'auto da un centinaio di metri di distanza. La versione è sempre quella che fu fornita a poche ore dal ((tragico incidente», e gh americani non sono disposti a modificarla. «Insieme al faro lampeggiante», dal posto di blocco partirono anche «segnali a mano e a braccio», ma non accade nulla e l'auto proseguì la corsa. «A 70 metri - è la versione americana fatta propria dalla commissione partono colpi di avvertimento per terra, a Ovest del veicolo, ma l'auto prosegue fino a quando, colpita dai proiettili, non si ferma a 50 metri dal posto di blocco». Questa ricostruzione che, se assunta dalla commissione, assolve i militari del posto di blocco mobile perché avrebbero rispettato comunque le regole d'ingaggio - le autorità americane hanno voluto inserire nella bozza della relazione la considera¬ zione che quelle procedure di avvertimento quella sera furono rispettate con successo da tutte le auto fermate - fa a pugni con la ricostruzione fatta propria dal governo itahano. L'empasse di queste ore fotografa bene questa difficoltà di soddisfare l'esigen- za di ((verità» e tutelare gli inte- ressi politici e diplomatici. Ora hanno preso tempo a Baghdad, a Washington e a Roma, alla ricerca di una via d'uscita. La commissione presieduta dal generale Usa Vangjel ha nei fatti concluso i lavori - perché l'auto Toyota Corolla non è stata ancora consegnata agh investigatori itahani? - anche se la Farnesina, il Dipartimento di Stato americano e il Comando centrale delle forze armate Usa di Tampa affannano che «il rapporto investigativo non è stato completato», che «bisogna ancora scavare per cercare di trovare riscontri che chiariscano e siano dirimenti». A rendere la situazione ancora più complicata è il suo muoversi su piani diversi: quello giudiziario italiano (da non sottovalutare perché si muove senza dover tenere conto di compatibilità politiche) quello pohtico e, infine, quello istituzionale. Se sono vere le indiscrezioni, per esempio, la bozza del documento che «assolve» i militari americani contrasta con la versione dei fatti ricostruita all'autorità giudiziaria dai due testimoni itahani, l'ex maggiore del Ros A.C., collaboratore di Calipari, e Giuliana Sgrena, la giornalista de «il manifesto». A livello politico, poi, l'opposizione incalza la maggioranza e invita il governo a riferire in Parlamento: «Se dovesse essere accettata la versione americana - dicono in sostanza gli esponenti del centrosinistra - le conclusioni sarebbero clamorose, sconcertanti e offensive. Al limite della provocazione». Infine, c'è un piano istituzionale e diplomatico. Un ruolo determinante lo sta svolgendo in queste ore il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Non va dimenticato che non solo per dovere (e sensibilità) istituzionale ma anche per un rapporto personale che lo legava a Nicola Calipari, Gianni Letta - che ha tenuto l'omelia laica al funerale del dirigente del Sismi - si è speso e si sta spendendo perché si arrivi alla «verità». Non è un caso che l'altra sera, ha incontrato ancora una volta Mei Sembler, l'ambasciatore americano a Roma, insieme al direttore del Sismi, Nicolò Pollari. Ha preso tempo, ha convinto gli americani a riflettere su quella relazione conclusiva che per noi è inaccettabile. E' uno schiaffo alla verità e un'offesa alla memoria di Nicola Calipari. Nella foto, la Toyota Corolla colpita dal «fuoco amico» sulla quale viaggiavano Nicola Calipari (altra foto) Giuliana Sgrena e un altro agente del Sismi

Luoghi citati: Baghdad, Roma, Tampa, Usa, Washington