Gli ex de salutano la fine del berlusconismo di Federico GeremiccaEnzo Carra

Gli ex de salutano la fine del berlusconismo ite I VECCHI ESPONENTI DELLA BALENA BIANCA CHE MILITANO NEI DUE POLI SI PREPARANO AD INTERCETTARE L'ELETTORATO DEL CAVALIERE Gli ex de salutano la fine del berlusconismo Mastella: l'Udc vuole evitare il disastro. Tabacci: difendiamo il nostro 607o Federico Geremicca ROMA TUTTA questa faccenda - intendiamo le evidenti fibrillazioni del sistema, a causa dello stato di effervescenza che si é impossessato dei partiti di Pollini e di Rutelli, soprattutto tutta questa faccenda, dicevamo, può essere raccontata in due modi. Il primo consiste nel cogliere gli aspetti più immediati e contingenti del disagio di cui sono preda i centristi accampati di qua e di là: e quindi dire che Pollini combatte per la sopravvivenza dell'Udo e che vuol mettere il suo partito al riparo dalle turbolenze che si sono abbattute sul governo; e che Rutelli sgomita per rinsaldare la Margherita e rafforzarne l'identità, evitando di farla finire tout court nell'indistinto della Federazione dell'Ulivo e delle liste unitarie. Un'analisi così non sarebbe sbagliata, evidentemente. Ma c'è anche un altro modo di leggere tra le righe del bradisismo in atto, distaccandosi per un momento dal contingente per guardare alla causa profonda delle fibrillazioni centriste e - soprattutto - all'obiettivo ultimo dei movimenti in atto. Potremmo, con una semplificazione, dire così: gli usurpati sono pronti a vendicarsi dell'Usurpatore. O meglio ancora: gli ex democristiani di Polo e Ulivo si stanno preparando alla crisi del berlusconismo. Lo spiega bene uno che delle pene patite dagli usurpati se ne intende, avendo visto - dalla prima fila - il berlusconismo fare a pezzi quel che restava della De. Intendiamo Enzo Carra, portavoce di Arnaldo Forlani all'atto del crollo della Prima Repubblica e oggi tra i più stretti collaboratori del leader della Margherita Francesco Rutelli. «Se ne parlava, come ipotesi, da un paio di anni: ora potrebbe essere il momento. La crisi del berlusconismo - anzi: diciamo pure il dopo-Berlusconi - può determinare nella pobtica italiana un big bang del tutto paragonabile al crollo della Democrazia Cristiana. Con ima differenza - continua Carra che può aiutare a capire, appunto, i movimenti di questi ultimi giorni. Quando la De si sgretolò, il gruppo dirigente scudocrociato di fatto si hquefece, costretto alla fuga sotto un fittissimo tiro incrociato: nessuno potè, credibilmente, porsi come recettore del vastissimo elettorato de, che infatti fu calamitato - nella gran maggioranza - da Silvio Berlusconi. Stavolta è diverso, perchè al momento dell'esplodere della crisi del berlusconismo ci sono partiti e gruppi dirigenti in grado di intercettare il voto ex de, o comunque il voto meno legato ad una politica ideologi-' ca o segnata dal fascino di questa o quella personalità». Se l'analisi di Enzo Carra non è la proiezione di un desiderio quanto, piuttosto, la fotografia in movimento di quel che davvero starebbe accadendo, allora è evidente che le mosse di Marco Pollini e Francesco Rutelli - per citare due soli nomi - vanno lette in tutt'altra prospettiva. Lo spiega Bruno Tabacci, punta di lancia dell'attacco dell'Udo a Berlusconi, e in quasi silenzio stampa, considerata la sovraesposizione degli ultimi giorni. «Dicono che non reggeremo, che alla fine andremo a Canossa e che il partito si spaccherebbe se decidessimo di star fuori dal governo. Lo so che dicono questo. Significa semplicemente che non hanno capito quale è per noi la posta in gioco. Per l'Udc il problema non è tenere un ministro o un sottose¬ gretario, il problema è tenere il nostro elettorato, il sei per cento dei consensi ottenuti e guardare avanti, al dopo». E il dopo, nell'analisi dei molti, potrebbe essere appunto l'implosione del berlusconismo, milioni di voti che tornano - come accadde precisamente con la fine della De - sul mercato politico e che hanno bisogno di qualcuno che li intercetti e li raccolga. Enzo Carra lo dice stando nel centrosinistra; Bruno Tabacci stando nel centrodestra. Paolo Pomicino, che conosce alla perfezione sia un campo che l'altro, a modo suo conferma: «E' verissimo che la scelta di restar fuori dal governo, di rinunciare a ministri e posti di potere è, se si vuole, una scelta contro natura, per un partito fatto quasi totalmente da ex de. E infatti lo è a tal punto che non eredo che la faranno: e se la faranno pagheranno il prezzo di ima spaccatura. Ma è chiaro che se dovessero imboccare quella via è per una scommessa che guar¬ da al futuro, non eerto al presente: altrimenti converrebbe loro tenere i due o tre ministri che hanno e aspettare per vedere che succede». E Clemente Mastella, fondatore con Pier Ferdinando Casini del-Ccd, in fondo conferma: «E' una scelta innaturale, quella dell'Udc: ma è una scelta di sopravvivenza. Pollini e Casini si sono convinti che, se nulla eambia, il centrodestra andrà al massacro. Sono ormai persuasi che con Berlusconi marciano allegramente verso il disastro. Allora si distinguono da lui e cominciano a pensare al dopo, a quel che accadrà quando la crisi del berlusconismo esploderà». Anche Mastella, ovviamente, non esclude tempi duri per il tandem Casini-Follini: «Credo che l'Udc si spaccherà, se dovessero decidere di tenere il partito fuori dal governo. E' una lihea difficile da far digerire ad ex democristiani...». Ma la sensazione è che Mastella pensi che il gioco, stavolta, valga la cande¬ la: e che mai come in questa occasione il detto del "meglio un uovo oggi che la gallina domani" potrebbero condurre solo ad un errore... Detto tutto questo, resta un problema serissimo peri centristi di ogni latitudine: è certo, infatti, che la vera o presunta crisi del berlusconismo sarebbe affrontabile assai meglio con un diverso sistema elettorale, piuttosto che con le regole capestro del maggioritario. Ed è Paolo Cirino Pomicino a ricordare, appunto, quale è lo scoglio sul quale potrebbero naufragare tutti i propositi di vendetta degli usurpati. «Dove vanno Pollini e Casini con una legge elettorale così? E' con Berlusconi che dovranno comunque trattare per avere dei loro uomini nei collegi sicuri. Altrimenti di parlamentari ne prenderanno un decimo di queUi che hanno oggi». Prospettiva, onestamente, alla quale non è facile per nessuno guardare con animo sereno e distaccato... Cirino Pomicino «Ma dove possono andare Casini e Pollini con una legge elettorale così?» Clemente Mastella, leader dell'Udeur Bruno Tabacci, dell'Udc Enzo Carra, deputato della Margherita

Luoghi citati: Canossa, Roma