Castelli: «Ho fatto tutto quanto potevo» di G. Ru.

Castelli: «Ho fatto tutto quanto potevo» L'OPPOSIZIONE: «CI ASPETTIAMO CHE IL GOVERNO NON ACCETTI SUPINAMENTE LE DECISIONI DEGLI USA» Castelli: «Ho fatto tutto quanto potevo» ROMA «Davvero non saprei cos'altro fare. Sull'inchiesta sulla morte di Nicola Calipari ho fatto tutto quello che dovevo fare. Ho firmato tutte le richieste di rogatoria che mi hanno presentato». Il ministro di Giustizia, Roberto Castelli, risponde così ai magistrati della Procura di Roma che hanno chiesto che il governo convinca gh americani a collaborare. Il timore, sohevato soprattutto dall'opposizione, è che alla fine la «verità» sulla morte di Nicola Calipari non venga a galla. Rilancia Enzo Bianco, Margherita, presidente del Comitato parlamentare di controUo sui Servizi: «Le responsabilità nella morte di Nicola Calipari devono emergere. La gravità di quanto accaduto richiede che sia fatta piena chiarezza». Ma la commissione italoamericana ritarda la conclusione dei suoi lavori. Sospetta Bianco: «Probabilmente, visto il ritardo, si profilano valutazioni e orientamenti diversi tra americani e italiani, altrimenti l'indagine sarebbe stata completata». Ufficialmente, però, l'indagine va avanti mentre a bordo campo la Procura di Roma aspetta le conclusioni dell'inchiesta amministrativa per poter sviluppare le sue indagi¬ ni. L'opposizione incalza il governo e la maggioranza, non fidandosi della commissione presieduta dal generale americano Vangjel. Laura Cima, Verdi: «Se come sembra l'inchiesta per la morte di Calipari si concluderà in un nulla di fatto, con l'assoluzione di chi lo ha ucciso, ci aspettiamo che almeno in questa occasione il governo itahano abbia uno scatto d'orgoglio e non accetti supinamente le decisioni Usa». Cesare Salvi, Ds: «L'indagine amministrativa sull'uccisione del dottor Calipari si avvia all'inaccettabile conclusione di im'assoluzione generalizzata». Beppe Fioroni, Margherita: «Sono troppe le zone d'ombra e le difficoltà che sembrano provenire daU'amministrazione americana nella ricerca della verità». Che fare, dunque? Come incalzare la maggioranza e il governo per ottenere che gli americani mantengano la promessa di arrivare alla «verità» suir«incidente» del 4 marzo scorso che costò la vita a Nicola Calipari? Ugo Intini, Sdi, rileva che «una seria inchiesta sulla morte del dirigente del Sismi non è neppure iniziata e il governo non può tacere». Elettra Deiana, Rifondazione, e Silvana Pisa, Ds, propongono «l'apertura di una inchiesta da parte di una commissione intemazionale che preveda un ruolo cen¬ trale degli inquirenti italiani. E' un atto di giustizia che dobbiamo a un coraggioso e onesto funzionario dello Stato». Mentre Fabio Mussi, Ds, afferma che «per rispetto verso un uomo di valore caduto, non si può piegare la testa alla ragione di un altro Stato. In gioco è anche la nostra dignità nazionale». La maggioranza è silenziosa, non commenta le notizie che filtrano dagh Stati Uniti. Della vicenda Calipari ieri ne hanno parlato il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, e il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice e ieri sera anche a palazzo Chigi l'ambasciatore Sembler ne ha parlato con il sottosegretario Letta e il direttore del Sismi, Pollari. Dal centrodestra l'unica annotazione viene dalla forzista Isabella Bertolini: «In quanto alla tragica vicenda di Nicola Calipari trovo assolutamente vergognoso che diventi oggetto di strumentalizzazione politica», [g. ru.]

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