Calipari, ì giudici italiani devono aspettare di Guido Ruotolo

Calipari, ì giudici italiani devono aspettare L'INCHIESTA SULLA MORTE IN IRAQ DEL FUNZIONARIO DEL SISMI Calipari, i giudici italiani devono aspettare Lo rivela il generale Vangjel: «Previsto dall'intesa tra Bush e Berlusconi» Guido Ruotolo ROMA Non c'è- accordo tra italiani e americani su come chiudere l'indagine amministrativa sulla morte di Nicola Calipari, il dirigente del Sismi ucciso dal «fuoco amico», dai militari americani che la sera del 5 marzo spararono contro l'auto degh italiani sulla strada che portava all'aeroporto. Non c'è accordo ed è in corso un braccio di ferro tra le due parti: «Allo stato attuale non si è ravvisata alcuna responsabilità». E' la frase incriminata, la frase assolutoria della relazione finale che i due italiani, l'ambasciatore Ragaglini e il generale Campregher, presenti nella commissione bilaterale guidata dal generale americano Peter M. Vangjel, non voghono sottoscrivere. Su tutto il resto si era trovata una intesa bipartisan: gli americani riconoscevano che effettivamente la Toyota Carolla «stava transitando a una velocità non superiore di 40, 50 chilometri ah'ora», gh italiani prendevano atto che «effettivamente dal posto di blocco mobile era stato attivato un segnale di avvertimento», il famoso faro che per il funzionario del Sismi e per Giuliana Sgrena investì l'auto contemporaneamente ai proiettili sparati. Ma sulla valutazione finale delle responsabilità, le posizioni degli americani e degh italiani rimangono distanti. Ecco perché ufficialmente i lavori della commissione, costituita 1*8 marzo, «non sono ancora terminati», sforando già di un paio di settimane le previsioni iniziali di fine dei lavori entro tre, quattro settimane. E ieri sera a palazzo Chigi, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, insieme al direttore del Sismi, Niccolò Pollari, ha incontrato l'ambasciatore statunitense. Mei Sembler. Proprio il generale Vangjel, spiegando le ragioni del rifiuto di far visionare la Toyota Carolla - l'auto nella quale viaggiavano Nicola Calipari, il suo collaboratore e l'ostaggio appena liberato. Giuliana Sgrena - ai due ufficiali della polizia giudiziaria che, per conto della Procura di Roma, dovevano effettuare una perizia sul veicolo, ha rivelato l'esistenza di un promemoria molto rigido - regole, strumenti e compiti di lavoro della commissione stessa - alla base della intesa tra i presidenti Bush e Berlusconi. «Sono vincolato scriveva il generale Vangjel il 19 marzo scorso - dai termini degli accordi tra i due Paesi che mi impongono di trattare esclusivamente con la squadra di investigatori italiani guidata dall'ambasciatore Ragaglini e dal generale Campregher. Una volta completata l'indagine congiunta, allora sarò felice di mettere a disposizione il veicolo». Una lettera che precisava e che prendeva tempo, ricordando che i rapporti bilaterali tra i due Paesi impongono, per l'assistenza giudiziaria, sempre il passaggio della rogatoria. Dunque, la lettera del genera¬ le Vangjel rivela l'esistenza di «accordi investigativi intercorsi tra i due governi». La Procura della repubblica di Roma, che indaga per omicidio volontario e tentato omicidio, non accetta questa ingerenza oggettiva. In una lettera al vetriolo, il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, ha protestato con il governo italiano, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, ricordandogli che l'inchiesta giudiziaria non può essere «pretermessa, compromessa, posticipata rispetto a quella della commissione paritetica». Le ragioni della protesta della Procura di Roma sono chiarissime. L'«attesa» delle due rogatorie inoltrate, la prima il giorno dopo r«mcidente», la seconda il 21 marzo, si sta facendo snervante. Uno dei magistrati del pool antiterrorismo, Pietro Saviotti, esplicita: «Non possiamo procedere se non abbiamo i nomi dei militari che hanno sparato. Siamo in attesa deh'esito delle due rogatorie. Ogni altro intervento che possa sollecitare tale risuitato non rientra nella competenza deh'autorità giudiziaria». Le rogatorie intemazionah rappresentano r«incubo» degh investigatori e degli inquirenti romani che indagano sui sequestri, le stragi, gh omicidi di italiani compiuti in Iraq. «Dal nostro punto di vista confida un inquirente - siamo in una fase di stallo delle indagini. Quel che dovevamo fare l'abbiamo fatto ma se gli americani non rispondono alle nostre richieste non riusciamo ad andare avanti. Un domani potremmo essere costretti a dover archiviare il fascicolo, aperto contro ignoti, perché non sappiamo neppure chi ha aperto il fuoco contro l'auto di Calipari». Ma la Procura protesta con una lettera al vetriolo E la commissione bilaterale rompe sulla frase finale assolutoria: «Non ravvisata alcuna responsabilità» Il rientro in Italia di Giuliana Sgrena, ferita. Il 7 marzo all'aeroporto militare di Ciampino

Luoghi citati: Ciampino, Iraq, Italia, Roma