Violenze a San Siro, arrestati quattro tifosi
Violenze a San Siro, arrestati quattro tifosi SVOLTA NELL'INCHIESTA SUGLI INCIDENTI DEL DERBY. DOMANI LA SENTENZA UEFA: I NERAZZURRI RISCHIANO ALMENO QUATTRO GIORNATE DI SQUALIFICA DEL CAMPO Violenze a San Siro, arrestati quattro tifosi Gli inquirenti: tutto premeditato per danneggiare la società dell'Inter Nino Sormani MILANO Non hanno perso tempo gli investigatori milanesi: la Digos, ieri sera, ha arrestato quattro ultras interisti per gli incidenti allo stadio Meazza e il questore Paolo Scarpis si è detto certo che «presto ne seguiranno altri». Fin dall'altra notte sono stati esaminati tutti i filmati che inquadravano la curva da cui sono partiti i fumogeni; quasi tutti i lanciatori avevano i fazzoletti sui volti ma alla Digos sembrano sicuri del fatto loro: «Li abbiamo identificati lo stesso», assicurano. Dei quattro arrestati ieri sera la Digos non ha voluto fornire le generalità, probabilmente per non compromettere le indagini ancora in corso. Si sa soltanto che sono tutti maggiorenni, che uno solo è di Milano e gli altri tutti lombardi (provenienti da Lodi, Desio e Bergamo). E di una cosa sono gli inquirenti sono assolutamente certi: non c'era nulla di improvvisato. ((Abbiamo la netta impressione - dice infatti Scarpis - che questa sia stata un'azione indirizzata contro la società, e preordinata». A sostegno di questa tesi l'andamento degli scontri: nelle immagini si vedono ultras che prendono la rincorsa dalle bocche d'ingresso per poi lanciare in campo di tutto, sostenuti dal resto della tifoseria presente in quel settore. «Si tratta - spiega ancora il questore - di un gruppo di circa duecento persone che si trovava al centro della curva interista; un gruppo relativamente isolato ma in qualche modo protetto dagli altri tifosi». Dunque era impossibile, per gli agenti presenti alla partita, fermare i teppisti in quel momento: «Se qualcuno pensa che caricare diciottomila tifosi - dice Scarpis in risposta a quanti hanno lamentato mancati interventi da parte della polizia - sia la soluzione dei problemi dovrebbe riflettere sulle conseguenze che poteva avere un simile folle gesto». Prevenire invece? ((Abbiamo fatto il possibile, tanto è vero che, prima della partita abbiamo bloccato due ultras che stavano cercando di introdurre allo stadio una quarantina di fumogeni. Però adesso è necessario studiare altre misure che ostacolino il ripetersi di simili azioni: ad esempio il biglietto nominativo non guasterebbe; sarebbe molto utile alle indagini sapere chi è presente in un determinato settore», conclude il questore, che ieri ha partecipato ad un vertice a Roma proprio sul problema della sicurezza negli stadi. Intanto l'Inter sta «valutando eventuali azioni da intraprendere in qualsiasi sede per i danni materiali e di immagine subiti». Dice così il presidente della società Giacinto Facchetti che innanzitutto vuole esprimere «il grande dispiacere e la profonda amarezza per il deprecabile episodio che ha infangato l'immagine e cancellato gli sforzi fatti in questi anni per affermare l'importanza dei valori sportivi». Facchetti fa sapere di aver telefonato subito dopo l'incidente al portiere del Milan Nelson Dida, colpito da un fumogeno: «Volevo esprimergli il nostro dispiacere per quanto avvenuto e assicurarmi sulle sue condizioni». «Sto bene - ha fatto sapere Dida sia a Facchetti che a tutti gli altri che lo hanno chiamato - ho subito le cure già sul campo, avrei anche voluto continuare a giocare ma non ce l'ho fatta a restare, il dolore era troppo forte». Dida sarà in campo già domenica prossima contro il Siena e di quanto avvenuto al Meazza non sembra preoccupato più di tanto: «Mi sono spaventato di più il 2 maggio, nella partita contro la Roma, perchè ho sentito un'esplosione molto vicina alle mie orecchie». Lui reagisce così, ma è ben diversa la reazione della Uefa: «Negli ultimi anni ci sono stati incidenti choccanti - dice infatti il portavoce, William Gaillard ma questo è il peggiore». La decisione verrà presa domani e si prevede una stangata, almeno quattro giornate di squalifica. Ancora più diversa la reazione del patron dell'Inter, Massimo Moratti: non rilascia dichiarazioni, fa sapere soltanto di essere ancora sotto choc per quanto accaduto a San Siro e di essersi per questo imposto una pausa di riflessione. L'idea predominante per lui, in questo momento, è quella di andare avanti, ma non a qualsiasi costo. Per questo sta valutando molto concretamente di mollare tutto e di cedere la società. Operazione che però comporta tempi lunghi ed appare assai complicata: bisogna trovare un successore valido e in grado di scucire parecchi milioni di euro per l'acquisto e la conduzione di una società tuttora in passivo. Sopra la sequenza In cui Dida, portiere del Milan, viene colpito da un candelotto A sinistra il portiere rossonero ferito a terra
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