«Ora non gettiamo benzina sul fuoco» di Fabio Poletti

«Ora non gettiamo benzina sul fuoco» Gli ULTRAS: DOBBIAMO RESTARE UNITI «Ora non gettiamo benzina sul fuoco» Il capo dei «Drughi»: è il caso di darci una bella regolata, se no qui finisce tutto reportage Fabio Poletti MILANO Imeno sorpresi sono loro. Sono quelli come Ricky che ha 44 anni e da 30 va al Meazza e oggi è il leader riconosciuto dei «Commandos Tigre» del Milan: «Chi pensa come il ministro Pisanu che chiudere gh stadi possa essere ima soluzione, si sbaglia di grosso. Così si sposta solo il problema altrove, in discoteca piuttosto che ai giardinetti. C'è gente che si accoltella a scuola dai Salesiani o per un par"cheggio, lo stadio non è né meglio né peggio di tanti altri posti...». Sono quelli come Tony Acanfora che ieri sera era al Delle Alpi, alla testa dei ((Drughi» della Juventus: «Allo stadio andiamo in ottantamila. Ci sono ottantamila storie diverse. La curva è solo lo specchio della società, una pentola a pressione che ogni tanto esplode...». O come Franco Caravita, uno dei capi storici della Curva dell'Inter, il peggio del peggio a leggere i giornali e a guardare la tv, dopo la partita sospesa per quel lancio di un fumogeno finito addosso al portiere del Milan: «Chiediamo scusa a Nelson Dida, ma non c'era nulla di premeditato. Dalla curva saranno stati lanciati 200 fumogeni e petardi. Dietro c'era l'esasperazione per gli insuccessi di questi anni, i nervi scoperti per il gol di Cambiasse annullato. Un fumogeno ha colpito il portiere del Milan... Abbiamo provato a fermare quelli che tiravano in campo di tutto, ma è stato davvero impossibile». Mentre si studiano misure draconiane per le prossime partite e fioccano le denunce e gh arresti per quello che è già successo a Roma, Milano e Torino - ((Attenzione a non buttare altra benzina sul fuoco», ripetono tutti, divisi tra mille tifoserie, uniti quando si tratta di «difendere» chi finisce in carcere, interisti gh ultimi quattro - gh ultras guardano al futuro. H loro futuro. Ricky dei «Commandos» volta lo sguardo anche al campo: «Mi volete spiegare perchè se un calciatore colpisce con un pugno un altro calciatore durante una partita è un eccesso di agonismo, mentre le botte tra ultras sono violenza teppistica? Mi volete spiegare perchè se Totti sputa in faccia a un giocatore danese durante gh ultimi Europei prende tre giornate di squalifica, mentre un tifoso del Palermo che sputa in faccia a Galhani per tre anni non può entrare allo stadio? Ho sentito parlare di ergastoh per gh ultras...». In questi anni hanno visto e sentito di tutto: gh arresti in differita televisiva che fanno morridire i giuristi e discutere la Cassazione; le diffide a pioggia, anche tre anni di seguito, nessuna possibilità di replica. E poi quell'equazione senza incognite: ultras uguale violento uguale teppista. Franco Caravita che dalla Curva dell'Intorba assistito alla disfatta della sua squadra e dei suoi sostenitori, adesso si interroga: «Io lo so che chiedere di abbassare i toni sembra impossibile dopo tutto quello che è successo. Cerco solo di mettermi nella testa di quel ragazzino che ha lanciato il fumogeno a Dida. Immagino che si senta un eroe, un protagonista solo per avere avuto l'onore della primissima pagina anche sui giornali stranieri. E invece...». E invece è anni che il movimento degh ultras cerca di spostare il problema altrove, al caro bighetti, agli stadi vuoti, all'esasperazione di uno sport dove contano più i milioni - in euro - che le centinaia di mighaia di tifosi che tutti vorrebbero imbullonati a casa davanti alla tv. Due volte sono scesi in piazza contro il «sistema calcio». E i numeri - sembra un paradosso sono dalla loro. Anche nei dati che fornisce il ministero dell'Intemo: nel 2003-2004 le partite finite con incidenti sono state il 150Zo in meno rispetto all'armo precedente, i tifosi feriti sono stati il 6807o in meno; 330Zo in meno i poliziotti finiti in ospedale o davanti a un medico. Al punto che Tony Acanfora della Juventus lancia quella che potrebbe sembrare una provocazione: (do sto comunque con i miei fratelli ultras. Martedì scorso a liverpool alcuni di noi sono stati aggrediti e sui giornali ho letto solo qualche trafiletto. Sono contrario a coinvolgere chi non c'entra niente. Ma anche noi dobbiamo difenderci...». Ma poi no, anche lui di fronte a certe logiche, a certe derive che possono portare in un amen da una partita a una strage come quella dell'Heysel a Bruxelles nell'85, liveipool-Juventus, stesse squadre in campo, 39 morti e quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo, anche Tony dei «Drughi» vorrebbe fennare la Storia o almeno cercare di girare pagina: ((Dobbiamo darci tutti una bella ridimensionata. Ci dobbiamo fennare anche noi. Se no, anche gh ultras sono finiti». La Curva dell'Inter «Abbiamo provato a fermare i più facinorosi ma è stato impossibile»

Persone citate: Franco Caravita, Meazza, Nelson Dida, Pisanu, Tony Acanfora, Totti

Luoghi citati: Bruxelles, Milano, Roma, Torino