AZNAR «A Berlusconi consigliai di non scendere in campo» di Gian Antonio Orighi

AZNAR «A Berlusconi consigliai di non scendere in campo» L'EX CAPO DEL GOVERNO SPAGNOLO RIVELA IN UN LIBRO IL RETROSCENA DI UN LORO INCONTRO DEL 1993 AZNAR «A Berlusconi consigliai di non scendere in campo» retroscena Gian Antonio Orighi MADRID SORPRESA: nel '93 José Maria Aznar sconsigliò a Silvio Berlusconi di entrare in politica quando la decisione del presidente del Consiglio non era ancora pubblica. Non solo: l'ex premier popolare spagnolo tra il '96 ed il 2004 fece entrare Forza Italia nel Partito popolare europeo contro la volontà e la reticenza della maggior parte dei suoi dirigenti. Sono le principali novità contenuto nell'ultimo libro che ha scritto l'ex capo del governo di Madrid, "Retratos y perfiles, de Fraga a Bush", che sta per arrivare in libreria nelle edizioni Pianeta. Il testo raccoghe le impressioni di Aznar sui potenti della Terra conosciuti durante i suoi otto anni di governo. «L'editrice, dopo il mio primo libro, mi propose di scrivere un volume di ricordi e commenti sui momenti e personaggi significativi della mia vita governativa. All'inizio pensai che era un compito da memoriahsta che doveva essere lasciato a un futuro più lontano, ma poi l'idea divenne sempre più attraente», scrive nel. prologo l'ex premier che però, per la stesura definitiva, si è fatto aiutare da un giornalista, José Maria Marcos. Il medaglione dedicato a Silvio Berlusconi è lungo otto pagine e mezzo: lo stesso spazio dedicato alla amatissima moglie Ana Botella Serrano, una pagina in più del ritratto dell'amico Putin; ma due in meno di quelle dedicate a George W. Bush, suo grande punto di riferimento ideologico, e tre in meno di quehe in cui fotografa il premier inglese Tony Blair. Addirittura sei pagine in meno di quelle dedicate all'avversario europeo forse più ostico, il presidente francese Jacques Chirac. Nel ritratto del premier italiano c'è tutto Aznar. Ovvero, l'esatto opposto di Berlusconi sia come carattere che come stile di vita: ex ispettore fiscale che ha mantenuto la pignoleria come caratteristica (la moglie ricordava anni fa che non si è mai scordato in vita sua di mettere il cappuccio al dentifricio), introverso, oratore non brillante, spartano, poco amico dei media, un leader che ha dato interviste con il contagocce. Oggi Aznar è presidente del pensatoio popola- re, la "Fundación Faes", si è allontanato dalla politica attiva, pur rimanendo presidente della "Internazionale Democratica di Centro"(la ex Intemazionale Democristiana da lui rifondata nel 2001) e presidente onorario del partito che ha diretto con mano di ferro dall'Sg fino al 2003. Intanto è professore alla Georgetown University di Washington e continua a frequentare il presi¬ dente Bush. L'esordio sul nostro presidente del Consiglio, di cui poi divenne molto amico condividendo anche la scelta (non combattente) di scendere in campo con Bush e Blair nella liberazione dell'Iraq da Saddam Hussein, è una rivelazione assoluta. Il primo incontro è richiesto da Berlusconi, «un uomo molto conosciuto e con interessi molto vari in numerosi campi, con investimenti in aziende audiovisive spagnole e con contatti di prima fila nell'allora governo socialista». Il CavaUere, che conosce la Spagna e gli spagnoli da una vita (compreso l'ex premier socialista allora al potere, Felipe Gonzàlez), prima gli confessa che da tempo segue «la linea di azione politica» del Partito popolare spagnolo. Poi, gli rivela la vera ragione della visita. «Veniva da me per chiedermi un consiglio o almeno un suggerimento perchè, dopo averlo meditato molto tempo, aveva preso la decisione di entrare in politica. Si proponeva di creare una rete di associazioni e di club che mobilitassero la società e servissero d'appoggio al suo progetto», assicura l'ex premier spagnolo. La risposta non potrebbe essere più negativa: Aznar, di solito molto prudente, gli sbotta in faccia il suo no. Berlusconi replicae seccato: «Lei non è la persona più indicata per dare una raccomandazione così». Ma Aznar non si arrende e contrattacca: «Per i molti anni che sono in politica, ero la persona più adatta per consigliargli di non dedicarsi alla vita politica». Altro scambio di battute. «Io sempre ho avuto successo», risponde Berlusconi, definito come «una persona con grande ambizione e con una capacità straordinaria per far diventare realtà tutto quello che si proponeva». Comunque, il Cavaliere non dà retta ad Aznar, che ammette: «Continuò con la sua idea e riuscì ad avere ancora successoo vincendo le elezioni nel '94». A questo punto il leader spagnolo si prende la rivincita. Dopo aver ricordato che si trattò di una «vittoria effimera perché si dovette dimettere nello stesso dicembre per il contrasto con Bossi», aggiunge: «Durante quei mesi, Berlusconi visse l'esperienza dolorosa di ciò che significa l'azione politica, forse comprese quello che gli avevo voluto dire nella nostra prima conversazione, e prese la decisione cruciale di creare un partito politico forte e serio». Aznar è da sempre attento osservatore della politica italiana: come ricordava Francesco Cossiga, «è persino al corrente delle percentuali provinciali e regionali». Forte di questa sua conoscenza, tratteggia la figura pubblica dell'amico italiano: «Berlusconi non è un politico classico, né capisce le usanze politiche consacrate dalle abitudini. Ha una personalità molto forte e spiccate fin da giovanissimo, quando cominciò a guadagnarsi la vita come animatore musicale nelle navi da crociera per il Mediterraneo e poi fondò ia prima impresa quando studiava all'università. Quel carattere espansivo ed aperto risulta attraente e produce molte simpatie ma anche una avversione considerevole». Per spiegare il successo di Berlusconi, Aznar fa riferimento ad alcuni fattori-chiave: il fatto che il Cavaliere è l'uomo più ricco d'Italia nonché proprietario di media molto importanti («una singolarità che obbligatoriamente avrebbe provocato più di una polemica»). Tangentopoli, la fine dell'Unione Sovietica. E sentenzia: «Bisogna tener conto di questo quadro per capùe veramente la sua figura: un fattore di cambiamento, uno strappo non esente da una certa volontà di provocazione. Queste circostanze spiegano perchè Berlusconi sia un pohtico atipico, quasi eccentrico in Italia e in Europa. Molle persone solevano reagire davanti a lui con stupore, come se non fosse dei loro - ed effettivamente non lo era - e quella condizione gli rendesse impossibile la politica, riservata ai professionisti, a quelli di sempre». Ormai siamo ai complimenti: «Berlusconi (mai lo chiama per nome, mentre invece il Cavaliere si rivolge al "caro José Maria", ndr) si esprime con una spontaneità più propria deh'attività imprenditoriale che della vita pubblica. Concede anche grande importanza alla bellezza e all' estetica. Non è esagerato affermare che, anche nel modo con cui ha orientato la vita, ha un'anima da artista». E sottolinea: «Ha fatto spesso dichiarazioni polemiche, e questo dimostra che non è diventato un politico professionista. Mai lo è stato e, di fatto, non ha mai cercato di esserlo. Non deve neanche tentare di esserlo perchè, nel caso poco probabile che ci riuscisse, perderebbe buona parte del suo fascino personale, compreso quello politico». Siamo alla fine del ritratto. Dopo aver rievocato che fu merito suo l'ingresso di Forza Itaha nel Ppe, che il modello aznariano divenne un esempio da imitare in Italia, l'ex capo del governo spagnolo conlude: «Durante quegli anni abbiamo intessuto una relazione personale di cordialità, di mutua simpatia, di amicizia personale. L'attitudine di Berlusconi fu sempre positiva per la Spagna». E, infine, un'orgogliosa rivendicazione: «A volte mi dice, con tono ameno, che sono stato il suo maestro nella vita pubblica. Mi chiama persino professore, e afferma di seguire puntualmente le mie istruzioni». iLfò Ha rappresentato "" un fattore di cambiamento, uno strappo non esente da una certa volontà di provocazione Durante il suo primo governo, visse l'esperienza dolorosa di ciò che significa l'azione politica, forse comprese quello che gli avevo voluto dire nella nostra prima conversazione e decise di creare un partito forte e serio 99 LA FRASE-CHIAVE «Ungiorno del 1993, dopo le elezioni di marzo e prima della fine delfanno, Silvio Berlusconi mi fece giungere il messaggio che era interessato a incontrarmi. Lo ricevetti molto volentieri. Non ci eravamo incontrati prima e mi risultava un pò ' enigmatico il motivo della visita. Proprio Berlusconi mi spiegò che voleva vedermi perché seguiva da parecchi anni la linea di azione politica delPartido Popular, e lui considerava come proprie le idee che difendevamo noi. Voleva anche un mio consiglio perché aveva preso una delle decisioni più importanti della sua vita: entrare in politica in Italia. La mia reazione immediata, quasi istintiva, fu consigliarlo di non fare quel passo». José Maria Aznar IL LIBRO O S É M A R. f A RETRATOS Y PERFILES DE FRAGA A BUSH Silvio Berlusconi con l'ex premier spagnolo José Maria Aznar Berlusconi accoglie Aznar nella sua villa di Porto Rotondo