TASSE A MISURA DEL LAVORO E DELLE IMPRESE

TASSE A MISURA DEL LAVORO E DELLE IMPRESE PROPOSTA PER CAMBIARE L'IRAP TASSE A MISURA DEL LAVORO E DELLE IMPRESE Stefano Micossi C' È un elemento di schizofrenia nella discussione che si è aperta sulla finanza pubblica. Da un lato, la fragile copertura dei condoni e delle operazioni una tantum sta saltando, esponendo la realtà dei conti pubblici: il disavanzo del 2005 viaggia già sopra il 3,50Zo del pil, con probabili ulteriori sforamenti, quello del 2006 al 50Zo. Dall'altro è iniziata un'accesa discussione per la spartizione degli sgravi fiscali promessi da Berlusconi alle famiglie, ma che altri vorrebbero destinare alle imprese. In questo contesto, assume particolare importanza la discussione sui modi per rimediare alla probabile dichiarazione di illegittimità dell'Irap da parte della Corte europea di giustizia. In realtà, un governo serio che abbia cura delle sorti del Paese, pur se punito dagli elettori, dovrebbe rinunciare a distribuire risorse che non ha con nuovi sgravi fiscali, perché ciò rischierebbe di riportare l'Italia all'instabilità finanziaria degli Anni Settanta e Ottanta. Una tale decisione non produrrebbe benefici né per la crescita, né per i destini elettorali della maggioranza, che verrebbe percepita come irresponsabile. Ciò non implica che non si possa sfruttare l'occasione dell'eliminazione dell'Irap per migliorare gli incentivi per le imprese e le famiglie, mutando opportunamente la distribuzione dei carichi fiscali. Proviamo a immaginare come fare. L'ipotesi più semplice è di lasciare invariata la componente dell'Irap prelevata sugli utili e gli interessi - che verrebbe a configurarsi come un'imposta regionale sui redditi d'impresa - e di eliminare invece il prelievo Irap sulle retribuzioni. Il minor introito per lo Stato potrebbe essere coperto in parte attraverso l'aumento dell'Iva e in parte attraverso un'addizionale regionale sull'imposta sui redditi personali (l'Ire), destinata al finanziamento della sanità e affidata alle Regioni per la determinazione dell'aliquota. Questo semplice cambiamento nelle entrate fiscali sul lavoro e sulle imprese offre una buona occasione per far ripartire il dialogo fra gli imprenditori e i sindacati. Vediamo perché. Il minor prelievo sulle retribuzioni può essere versato in busta ai dipendenti, diventando al tempo stesso un costo deducibile per le imprese. Il beneficio della deduzione, stimabile intomo ai 3 miliardi di euro, verrebbe lasciato alle imprese, costituendo finalmente un intervento significativo per la competitività. Naturalmente, l'aumento delle aliquote dell'Iva e dell'Ire può essere modulato in funzione di obiettivi distributivi di tutela dei redditi più bassi. La riduzione delle tariffe minime professionali dovrebbe compensare le minori imposte pagate dai professionisti. L'operazione dovrebbe essere disegnata in modo da garantire l'invarianza del gettito dello Stato; calcob preliminari indicano che le variazioni richieste delle aliquote non sarebbero molto elevate. Questa soluzione presenta due ulteriori vantaggi. In primo luogo, si riduce il cuneo fiscale sulle retribuzioni e aumenta la quota del costo del lavoro soggetta a libera contrattazione tra le parti. In secondo luogo, una parte significativa delle imposte sui redditi personali viene attribuita alle Regioni e diventa riferibile direttamente alla spesa sanitaria; gli elettori avranno maggiori incentivi a tenere a freno la spesa e a pretendere qualità nelle prestazioni. WIND, ENEL SCEGLIE GLI EGIZIANI Orascom offre 12,3 miliardi La cessione è vicinissima UiÌ9ÌGrass'iaAPAGlNA27

Persone citate: Berlusconi, Stefano Micossi

Luoghi citati: Italia