Il dolore e la commozione di re, principi e potenti

Il dolore e la commozione di re, principi e potenti Il dolore e la commozione di re, principi e potenti Dal sovrano spagnolo Juan Carlos ad Abdallah e Rania di Giordania Le teste coronate erano in prima fila, dietro di loro i capi di Stato reportage Maria Cerbi CIHÀ DEL VATICANO ERANO tutti qui, ieri, i potenti della Terra, sul sagrato della Basihca di San Pietro, abbracciati nel dolore per la perdita di Giovanni Paolo II, dimenticando per poche ore le distanze politiche, riempiendo di rispetto e rimpianto le fratture insanabùi. Il primo ad arrivare è il presidente siriano Bashar al-Assad insieme alla moglie Asma, in un tailleur nero con velo nero a coprirle i lunghi capelli biondi. Uno stile moderno per una first lady araba che appartiene, come Rania, a una cultura cosmopolita. Alle 9,25 precise dalla porta centrale esce il re di Spagna Juan Carlos assieme alla regina Sofia con in testa la tradizionale mantiglia tenuta ferma dalla peineta di tartaruga. Con loro il premier Louis Zapatero. E' stato lui a chiedere a Juan Carlos di essere a capo della delegazione spagnola. «Richiesta accettata immediatamente», ha fatto sapere la Zarzuela. Manca Sonsoles Zapate¬ ro, first lady dal basso profilo ma molto amata, rimasta a casa per mancanza di posto come Veronica Berlusconi. Il cerimoniale del Vaticano è stato severissimo per la difficoltà di mettere a sedere i potenti del mondo, arrivati in massa, oltre ogni aspettativa. In prima fila, alla destra dell'altare, ci sono re e regine. Alberto e Paola del Belgio siedono vicino al presidente della Repubbhca Carlo Azeglio Ciampi e alla moglie Franca die porta sul capo un antico velo, molto lungo. Juan Carlos si ferma a parlare con loro, e lo fa in italiano. Poco più in là la regina di Danimarca, Margarethe, l'unica con cappellino nero, insieme al principe consorte Henry. C'è il granduca del Lussemburgo assieme alla moglie Maria Teresa, cubana di nascita. Ci sono Gustavo e Silvia di Svezia. La regina Sonia di Norvegia è sola, re Harald è limaste a Oslo convalescente. Carlo d'Inghilterra arriva accompagnato dall'ambasciatore inglese presso la Santa Sede, accolto dal Prefetto della casa Pontificia, monsignor Harvey, che gh stringe la mano e lo ringrazia per aver deciso di rinviare di un giorno il matrimonio con Camilla. Gh fa gh auguri e il principe sorride, forse imbarazzato. Le sue sono veramente le nozze più sfortunate del secolo. Poco dopo arriva anche Abdallah sovrano di Giordania assieme a Rania, con i capelli sciolti sotto il foulard di chiffon agitato dal vento di libeccio che soffia incessante. La seconda fila è per i capi di Stato (solo Ciampi e il presidente polacco Aleksander Kwasniewski sono spalla a spalla con i re). Tony Blair fa il suo ingresso sul sagrato qualche minuto prima del principe Carlo, mano nella mano con la moglie Cherìe, dal volto segnato, stanchezza e dolore. La first lady inglese, cattolica praticante, appena saputa la notizia della morte del Papa si è unita alle preghiere nella cattedrale di Westminster. E ieri durante la messa pregava a testa bassa. Saluta Laura Bush e stringe la mano a Bill Clinton e Bush senior che hanno accompagnato il presidente - c'è anche Condoleezza Rice - m questo viaggio di condoglianze. Sono loro gli ultimi a prendere posto per ragioni di sicurezza. Il presidente del Brasile Lula è a pochi passi dalla delegazione statunitense e da Jacques e Bernadette Chirac. Walesa assorto nei ricordi Kofi Annan immobile si è girato soltanto per offrire il segno di pace Il principe Carlo d'Inghilterra Juan Carlos di Spagna Nella prima fila della zona ai piedi del sagrato ù sindaco Walter Vetroni. Antonio Fazio è al fianco di Vittorio Emanuele di Savoia e Marina Doria. Amedeo d'Aosta non c'è: «Non c'era posto e così ho visto i funerali da casa, sono stati molto commoventi», spiega. Romano Prodi ha alle spalle quasi tutto ù governo di centrodestra. Berlusconi - insieme a presidenti di Camera e Senato e al ministro degli Esteri Gianfranco Fini - è seduto nella parte riservata ai big. Le telecamere frugano in questa folla di potenti e inquadrano più volte un solitario Lech Walesa, assorto nei suoi ricordi. Di Giovanni Paolo ha detto: «È stato il Pietro dei miei tempi, il Pietro di nostri tempi». Kofi Annanèimmobile, tranne quando, all'inizio dei riti della comunione, si gira per il segno di pace. E' a questo punto che gh occhi di tutti puntano su George Bush per capire con chi si scambierà la stretta di mano. Il presidente iraniano Khatami, dal Il Granduca di Lussemburgo e la moglie quale è diviso da un duro contenzioso sulle armi nucleari, non è comunque a portata di braccio. Ma non c'è intreccio diplomatico che possa incrinare la commozione del mondo di fronte a questa semplice bara di cipresso chiaro con inciso il segno di Maria Vergine. Il libro rosso del Vangelo, appoggiato sopra, viene sfoghato dal vento. I grandi della Terra lo fissano dolenti. La folla di persone che riempie la piazza urla: «Santo, Santo». La messa è finita.