Quando la vai di Susa era un paradiso

Quando la vai di Susa era un paradiso Quando la vai di Susa era un paradiso 1947, vacanze rustiche e serene alle Grange della Valle con ragazzini in libertà, allegre comitive e stelle alpine Bl | ELLE,semplici e serene le kferie d'antan di Giovanni 'Bevilacqua. «Erano passati gli anni della guerra, la gente cercava di riprendere a vivere. In città si sopperiva con enormi sacrifici alle necessità della vita quotidiana. Mio padre e mia madre si davano da fare per non far mancare niente a noi bambini e qualche volta si concedevano nell'estate un periodo di vacanze. Vivevano con noi la nonna materna e la sorella di mia madre. Nella primavera del 1947 i miei genitori decisero di affittare una baita in Valle di Susa, alle Grange della Valle, dividendola con un collega di lavoro di mio padre. Le Grange della Valle, borgata di Exilles, sono un agglomerato di baite situate in una stupenda posizione, neiìa conca del vaUone di Galambra, a 1777 metri. In quegli anni molte costruzioni erano usate come abitazioni sopra e stalle al piano inferiore, alcune erano state ripulite e venivano date in affìtto ai villeggianti. I miei trovarono una grangia da affittare da un certo Giuseppe Chiamberlando; dopo averla vista e pattuito il prezzo per luglio e agosto chiesero al padrone di fornire loro pure un carro per il trasporto del carico, mia nonna compresa, dalla stazione di Salbertrand alle Grange. Arrivato il periodo della partenza, mio padre preparò tutto l'occorrente, che comprendeva coperte, pentole, un fornello a petrolio, vestiti. I primi di luglio del '47 con questo carico ci recammo a Porta Nuova, dove ci attendevano gli amici, e attendemmo la partenza del treno. A causa della guerra le vetture passeggeri sulla linea della Valle di Susa erano solo i carri bestiame. Quando il treno si mosse fu sventata una disgrazia solo per la prontezza di mio padre e del suo amico Giacomo: una persona, cercando di salire sul treno che si avviava lentamente, nel posare il piede sul predellino perse l'equilibrio; per fortuna con le mani si era aggrappato alla sbarra, ma sicuramente, senza l'intervento provvidenziale di loro due, che lo acchiapparono al volo, sarebbe finito sotto il treno. A Salbertrand ci attendeva il nostro Giuseppe con il suo carro trainato dall'asino che, caricato tutto, ripartì con mia nonna seduta sui bagagli. Tutti noi, invece, percorremmo a piedi la statale fino al bivio per Eclause-Grange della Valle; di qui iniziammo la salita sulla strada sterrata e noi bambini, molto contenti, rincorrevamo il carro che saliva. Quando giungemmo alle Grange della Vane il conducente fece scendere mia norma e con una manovra rischiosa salì con il carro su un costone roccioso, fino a fermarsi allo slargo della cappella. Dopo averci aiutato a scaricare i bagagli, ci salutò cordialmente e ci lasciò alla nostra sistemazione. Nella baita non c'era la luce, al piano superiore, dove alloggiavamo, c'era una stufa di ghisa, un tavolo fissato al muro su due travi e, in fondo, una trave su cui poggiava il grande materasso riempito di fieno. L'amico di mio padre e i suoi famigliari stavano al piano inferiore, anticamente la stalla. La cucina, sopra, era in comune. Sistemato tutto, i miei ripartirono con l'amico Giacomo e noi restammo lassù sotto la custodia della signora Orsolina (moglie di Giacomo) e di mia nonna. Nella borgata c'era un piccolo e unico negozio di commestibili, gestito da Secondina... Eravamo quattro bambini: io e il mio amico Mario, di alcuni anni più grande di me, un ragazzo buono e cordiale, mia sorella Mariuccia e la sua amichetta Evelina, sorella di Mario. Passammo un felice mese di luglio in attesa dell'arrivo dei miei. Mariuccia ed Evelina passavano il tempo giocando con le bambole davanti alla casa, noi due maschi no... Al mattino Mario aveva già in testa cosa fare durante la giornata: salivamo lungo le roccette che circondavano le grange e iniziavamo le nostre scalate, continuando per ore... All'ora di pranzo (lui aveva un orologio!) scendevamo trafelati e oigoguosi delle nostre imprese. Quando arrivarono i miei ad agosto, avemmo una sorpresa, perché con loro e con mia zia giunsero i colleghi d'azienda di mia zia. Avevano affittato la baita a fianco della nostra, che apparteneva a Secondina; nella comitiva, oltre alle persone, c'erano due cani lupo, Jaga e Wolf, che appartenevano ad Alfredo, un medico. Erano persone buone e gioviali, tra cui ricordo un siciliano, Giacomino, ebanista di professione, Elia e il suo fidanzato Rino, Adriana, Jole e Mario, Mariuccia e Edoardo, un signore dall'aspetto del buontempone, sempre pronto alla battuta. Questa comitiva subito si aggregò alla nostra e mio padre fu reclutato per organizzare le gite. Così combinò la gita al passo del Galambra... Lungo la mulattiera c'erano dei cartelli che intimavano di non toccare nessun ordigno per il pericolo di scoppio. Purtroppo anche allora c'era gente poco educata: sulla cime del colle c'erano ancora dei rotoli di filo spinato, serviti durante la guerra per fare reticolati, e non mancavano escursionisti che si divertivano a farli rotolare nel lago... Fui fotografato in vetta su un sedile di legno ricavato da un asse inchiodato su un tronco tagliato, in compagnia di mia madre e mia zia; la mia tenuta consisteva in un berretto e una tuta di lana, con muffole e scarponi ai piedi, ed ero pieno di gioia per la meta raggiunta. Quando tornammo i componenti della comitiva mi nominarono mascotte del gruppo. Si fecero altre gite e tra queste una ai Quattro Denti di Chiomonte per raccogliere stelle alpine. Partimmo dalle Grange della Valle e lungo un percorso in costa raggiungemmo il Clot Brun, dove c'erano alcune baite e un alpeggio; di lì proseguimmo verso il traforo di Colombano Romean e quindi raggiungemmo la cima, dove ammirai le rocce di corniola, chiamate familiarmente Denti di Chiomonte. Sul ritomo raccogliemmo alcune stelle alpine: era la prima volta che conoscevo questo stupendo fiore. Nei giorni successivi, fili febeissimo quando mio padre annunciò l'arrivo per ferragosto del mio nonno paterno. Il giorno del suo arrivo gli corsi incontro e lo trovai lungo la strada, a poca distanza dalla nostra baita. Nonostante l'età avanzata, saliva con passo disinvolto e con lo zaino a spalle, con un carico di vino ragguardevole, per festeggiare in allegria. La comitiva lo accolse con grande rispetto considerandolo il veterano della compagnia. Ecco le mie memorie di quel soggiorno alpino che considero il mio esordio in montagna; in quella località, di cui conservo un ricordo indelebile, e dove continuo a tornare con il medesimo entusiasmo di allora». •A ■■C;',;. "^ - - ° " ■«■■■ V v-^,. i 13 -^ ■- '.. ' i 947. L'allegra combriccola di famigliari e amici di Bevilacqua, fotografata durante una gita nel vallone del Galambra

Persone citate: Bevilacqua, Brun, Clot, Colombano, Jaga

Luoghi citati: Bevilacqua, Chiomonte, Exilles, Salbertrand, Secondina, Susa