Kirghizistan, Mosca accusa «L'Occidente dietro la rivolta»

Kirghizistan, Mosca accusa «L'Occidente dietro la rivolta» MINISTRO LAVROV: IL PRETESTO FORNITO DAGLI OSSERVATORI INTERNAZIONALI Kirghizistan, Mosca accusa «L'Occidente dietro la rivolta» MOSCA Mentre sembra rientrare il caos provocato dalla «rivoluzione dei tulipani» di Bishkek, è il Cremlino a riaprire la polemica sul Kirghizistan, dopo essersi mantenuto cauto e ponderato nei giorni del cambio di regime. Ma la pazienza non è bastata per più di qualche giorno e ieri la Russia ha ripreso le critiche contro l'Occidente accusato di fomentare le «rivoluzioni» nelle sue ex colonie. A riaccendere la miccia delle ostilità è stato il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov die ha attaccato gli osservatori della Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea) di aver fornito un pretesto all'opposizione kirghiza. Secondo il capo della diplomazia russa, le critiche che gli emissari europeihanno fatto sulla regolarità delle elezioni parlamentari hanno scatenato la protesta di piazza contro i brogli nelle urne, portando infine alla caduta del regime di Askar Akaev. Una retorica che riprende quella già utilizzata da Mosca durante le «rivoluzioni» in Georgia e Ucraina. Stavolta mancano accuse esphcite di ingerenza, ma Lavrov ha comunque rimproverato l'Osce di aver favorito «con dichiarazioni intempestive coloro che volevano destabUizzare la situazione». Il ministro non ha mancato di ironizzare anche sul fatto che oggi l'unico organò del potere riconosciuto a Bishkek è proprio quel parlamento la cui dubbia elezione era stata contestata dagli osservatori intemazionali e dall'opposizione. Quello che non è stato ieri pronunciato dal ministro è stato comunque detto dal presidente Akaev, che dal suo rifugio nella capitale russa ha lanciato accuse contro una «intemazionale rivoluzionaria globale». Un riferimento forse ai finanziamenti delle istituzioni americane all'opposizione kirghiza: «Senza questi aiuti la rivolta sarebbe stata impossibile», ha ammesso Edil Baisalov, uno dei leader della protesta. La polemica è stata aperta da Mosca proprio quando a Bishkek le cose sembrano avviarsi verso una soluzione più o meno pacifica. Un segnale importante è stato lanciato da Akaev che finora si è proclamato unico presidente legittimo. Ma ieri - pur ribadendo che i «rivoluzionari» kirghizi hanno compiuto un'azione illegale gestita da «agitatori addestrati» - si è dichiarato disponibile a lasciare la carica, a condizione di un negoziato che gli dia garanzie di incolumità. Un negoziato che comunque, secondo Akaev, deve venire svolto solo con il nuovo parlamento dove i sostenitori del presidente costituiscono la maggioranza. Mentre non c'è concordia tra i due leader del nuovo governo: l'uomo forte dell'opposizione, Felix Kulov, ha ieri invitato Akaev a tornare in patria garantendone la sicurezza. Ma il premier (e capo di Stato ad interim) Kurmanbek Bakiev ha subito «sconsighato» al leader deposto di farlo: «Le passioni non si sono ancora spente». La situazione a Bishkek appare ancora confusa e nel conflitto tra Bakiev e Kulov - che ieri si è dimesso da coordinatore delle forze di sicurezza considerando che il pericolo di scontri e saccheggi si è ormai estinto - un'uscita più o meno legittima di Akaev contribuerebbe alla normalizzazione. La Russia ha comunque offerto al leader scappato rifugio, ma a differenza dei precedenti georgiano e ucraino ha evitato di schierarsi con una delle fazioni in lotta. Non è riuscita però a trattenersi da nuove critiche verso l'Occidente e in particolare verso l'Osce, considerata imo strumento utilizzato contro gli interessi russi. Infatti il budget 2005 dell'organizzazione - di cui Mosca è uno dei maggiori sponsor - viene bloccato da mesi da un veto russo. E lo stesso Lavrov in toni durissimi ha accusato gli osservatori europei di «ingerenza nei processi elettorali» dell'ex Urss e ha chiesto di riequlibrare - in cambio dello sblocco dei finanziamenti - le attività dell'Osce privilegiando i dossier di sicurezza rispetto al monitoraggio dei processi democratici, [e. st] Akaev pronto a dimettersi L'opposizione di Bishkek «Senza aiuti americani non ce l'avremmo fatta» I militanti dell'opposizione kirghiza manifestano sulla piazza centrale di Bishkek. Lo striscione recita lo slogan: «Insieme»