Pisanu: i terroristi sbagliano se pensano di intimorirmi

Pisanu: i terroristi sbagliano se pensano di intimorirmi IL MINISTRO DELL'INTERNO E LA LOTTA CONTRO L'EVERSIONE «QUELLO DI SASSARI E' STATO UN ATTENTATO INTIMIDATORIO» Pisanu: i terroristi sbagliano se pensano di intimorirmi «Conosciamo bene la loro organizzazione generale, le articolazioni territoriali, i legami internazionali e la strategia: così siamo in grado di fronteggiarli sempre più efficacemente» intervista Guido Ruotolo ROMA Cf È l'imbarazzo della scelta dei temi sui quah sollecitare ilminìstro dell'Interno a dire,, la sua. Beppe Pisanu, però, preferisce concentrare la sua riflessione sul tema del terrorismo interno ed intemazionale. Più che preoccupato - e lo è - il minestro avverte il «pericolo» rappresentato dalla evoluzione del fenomeno eversivo interno, e dagli sviluppi dello scenario intemazionale. Ministro, che opinione si è fatta dell'ultimo attentato contro la caserma della Brigata Sassari, a pochi passi dal suo ufficio privato? «Il luogo prescelto e le caratteristiche dell'ordigno fanno pensare ad un attentato di carattere intimidatorio, comunque grave, compiuto dai soliti noti del mix terroristico isolano: residui delle vecchie Brigate Rosse, altri marxisti-leninisti, anarco-insurrezionalisti e separatisti sardi. Può anche darsi che ci sia qualche connessione con la mìa prevedibile presenza a Sassari per le festività pasquah. Ma se volevano intimorirmi, sì sono sbaghati ancora una volta». Guardando alle ùltime azioni dell'eversione di casa nostra, più che fare male il suo obiettivo sembra essere quello di far parlare di sé. Perché in Sardegna -' come a Genova o a Milano questi «eversori» continuano ad agire indisturbati? «Indisturbati non direi proprio. Nell'ultimo anno - dopo Luca Farris, gravemente indiziato per gh episodi rivendicati dall'" Anonima Sarda Anarchici Insur¬ rezionalisti", - sono stati arrestati sette insurrezionalisti laziali e toscani. Per di più sono ora al vagho dell'autorità giudiziaria le conclusioni di diverse altre indagini e anche da lì mi attendo esiti positivi. Ricordo inoltre che sono stati definitivamente condannati dalla Corte di cassazione quattro esponenti dell'Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica Indipendentista, tra cui Alfredo Bonanno, il teorizzatore dei "cosiddetti gruppi di affinità". L'apparente spontaneità e la labilità di questi gruppi hanno lo scopo di sottrarre gli anarco-insurrezionalisti alla contestazione di gravi reati associativi, come la banda armata. Ma a Bonanno e ai suoi soci è andata male, perché la Cassazione ha accolto le tesi deh'accusa, imperniate proprio sulla costituzione dì banda armata. Nel complesso si tratta dì risultati importanti, frutto di uri paziente lavoro di investigai.r ae ed analisi, grazie al quale uggì possiamo dire dì conoscere questa particolare area deh'eversione molto meglio di qualche anno addietro. Ormai conosciamo la sua organizzazione generale, le sue articolazioni territoriali, i suoi legami intemazionah (particolarmente forti quelli con la Spagna e la Grecia) e la sua strategia d'azione. E conoscendola, siamo in grado di fronteggiarla sempre più efficacemente». Il «tavolo comune» sardo anarco-insurrezionalisti, filobrigatisti, indipendentisti - fa proseliti anche in Continente. Questa nuova miscela eversiva, secondo lei, si propone in antagonismo con la Federazione Anarchica Informale, il network anarcoìnsurrezionalista che ha firmato gli attentati del Natale del 2004, contro le istituzioni europee, e gli ultimi di Milano e Genova? ((Al contrario, come risulta da moltephci segnali, si muovono in sintonia, si incontrano, lanciano programmi comuni e allargano sempre più il ventagho degh obiettivi e il campo d'azione, incrociando altre lotte: penso a quelle contro il precariato e il lavoro interinale come pure alle iniziative che alcuni centri sociali conducono con particolare veemenza contro i Centri di Permanenza Temporanea. In altri termini, sembra che l'anarcoinsurrezionalismo aspiri ad occupare tutto lo spazio eversivo italiano, compreso quello lasciato libero dalle vecchie organizzazioni marxisti-leniniste, muovendosi non più nella logica della "lotta di classe", ma in quella più trasversale della "propaganda armata" che si rivolge a tutte le componenti radicali deh' antagonismo sociale e pohtico. Di certo vi sono vari elementi di continuità tra i gruppi anarcoinsurrezionahsti e gh irriducibih delle Br ancora in carcere. D'altra parte, non deve sfuggire che vari gruppi annoverano, spesso in posizioni di primo piano come maestri o ideologi, personaggi di lunga esperienza eversiva, di età superiore ai 45 anni». Ministro, a proposito di Br, lei non ha condiviso la sentenza di condanna di Cinzia Banellì e, forse, anche di Laura Proietti, la prima pentita e la prima dissociata dell'eversione e del terrorismo del Terzo Millennio. Teme conseguenze negative sul fronte del contrasto al terrorismo? «Per la verità mi sono limitato ad osservare che la Panelli aveva fornito un contributo "non irrilevante" alle indagini. Ma mi sono ben guardato dal criticare la sentenza che non conoscevo. In ogni caso, la minore entità della pena inflitta lascia pensare che i giudici abbiano valutato positivamente le sue dichiarazioni. Quanto al resto, la responsabilità complessiva della lotta al terrorismo non grava solo sulle spalle del ministro dell'Interno: per quanto mi riguarda, ho sempre cercato di fare la mia parte, risolutamente e fino in fondo. E continuerò a farla perché i conti aperti col vecchio e col nuovo terrorismo sono ancora parecchi». Le «aspettative deluse», per le decisioni assunte dalla magistratura, non hanno riguardato solo il terrorismo intemo e intemazionale. Le chiedo una sua valutazione sul rinvio a giudizio, a Palermo, del prefetto Mario Mori, direttore del Sisde, per la vicenda della mancata perquisizione del covodìRììna. «In primo luogo, mi permetta di ricordare ai lettori de "La Stam- pa" che il rinvio a giudìzio è stato deciso, per ragioni che non voglio discutere, contro il parere deh'accusa, sostenuta da uomini dì punta nella lotta alla mafia e non certo sospettabili di benevolenza nei confronti dì chicchessia. Detto questo, posso aggiungere che, sulla base della mìa personale esperienza di ministro dell'Intemo, considero il prefetto Mori un uomo di grande capacità professionale ed elevato sènso del dovere. Non credo comunque che questa decisione della magistratura siciliana, che pure ha provocato comprensibìh preoccupazioni tra le forze dell'ordine e dubbi nell'opinione pubbhca, possa nuocere al comune impegno neUa lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo». Le decisioni contrastanti della magistratura sul fronte del terrorismo internazionale - scarcerazione di Mohanuned Daki a Milano, assoluzione in Appello, a Roma, di vari indagati per terrorismo - sollevano un problema: le indagini della polizia giudiziaria sono fatte male o le assoluzioni dipendono da una difficoltà di valutazione delle prove da parte dei giudici? «No, è un problema ancora più complesso. Come ho già detto altre volte, il nostro sistema giuridico, al pari dì quelli degli altri Paesi occidentaili, non ha ancora metabolizzato ì reati di terrorismo intemazionale e non ha ancora prodotto regole del tutto adeguate alle peculiari caratteristiche dì questa nuova forma dì criminalità. E' comunque confortante costatare che, pur in presenza dì tali limiti, molti magistrati sanno decidere in coerenza con lo spirito delle norme vigenti e contribuiscono in misura notevole alla tenuta complessiva del sistema di sicurezza nazionale. Aggiungo che la collaborazione tra le procure più direttamente impegnate su questo fronte è destinata a svilupparsi e a dare buoni frutti». Gli analisti delle intelligence già ipotizzano, nel caso di una stabilizzazione, nel medio e lungo periodo, della situazione irachenaSe la situazione irachena che i combattenti della Jihad potrebbero decidere di lasciare l'Iraq, insomma di emigrare. E' già successo in Bosnia, in Cecenia, in Afghanistan. E questa volta, il terrorismo «errante» potrebbe fermarsi nella penisola arabica o un paese europeo. E' sempre attuale il rischio terrorismo in Italia? «Nella storia del terrorismo intemazionale è ben noto il fenomeno del reducismo, cioè del rientro in Europa o altrove di combattenti islamici. Noi lo abbiamo perciò messo nel conto già da tempo e stiamo molto attenti. Debbo anche dire che oggi, daU'Arabia Saudita all'Europa, le misure di prevenzione e dì contrasto sono ben più calibrate ed efficaci di quelle che dovettero fare ì conti con la diaspora del terrorismo algerino, bosniaco, ceceno o afghano. Naturalmente, il fatto che ci preoccupiamo del "reducismo" è la prova che continuiamo a considerare attuale ed elevato il rischio del terrorismo internazionale». Nelle settimane scorse lei è stato in Arabia Saudita. Si è aperto con quel Paese un proficuo rapporto in tema di lotta al terrorismo. E' una novità, per l'Italia. Quali potranno essere gli sviluppi di questo rapporto? «Mi aspetto sviluppi positivi. Col mio collega, principe Naif Bin Abdulaziz, abbiamo messo a punto una serie di intese operative che verranno tra poco elevate al rango di un accordo bilaterale sulla lotta al terrorismo e al crimine organizzato, con particolare riferimento al traffico di droga. In lìnea generale, debbo dire che nei più qualificati ambienti religiosi, culturali e pohtici dell'Arabia Saudita ho visto emergere una nuova volontà dì dialogo e dì apertura all'Occidente, non solo in materia dì lotta al terrorismo ma anche sul terreno più esteso della costruzione della pace. Penso che l'Arabia Saudita sia pronta a svolgere un importante ruolo dì elemento moderatore ed equilibratore nella vasta regione mediorientale». E' da poco trascorso l'Il marzo, il primo anniversario delle stragi di Madrid. Cosa ha rappresentato per noi quel giorno? E un anno dopo, qual è lo stato dell'arte della lotta, della prevenzione e della repressione del terrorismo internazionale? «E' stato un richiamo tragico e forte per la mobilitazione dell'Europa contro il terrorismo. Le celebrazioni di Madrid e il successivo incontro del 14 e 15 marzo a Granada tra i cinque ministri dell'Intemo di Spagna, Itaha, Gran Bretagna, Germania e Francia, hanno espresso indicazioni pohtiche dì forte ispirazione unitaria, sulle quah ormai si muove la vasta comunità intemazionale dei Paesi minacciati dal terrorismo. In questo contesto assumono particolare rilevanza taluni progetti per la costituzione dì banche-dati comuni, per rìntensìficazione degh scambi di informazione e anche per la creazione, caso per caso, dì squadre investigative miste tra due o più paesi». Siamo ormai alla vigìlia dell'appuntamento internazionale delle Olimpiadi di Torino. Come si sta lavorando per prevenire ogni rischio terrorismo? ((A questo argomento abbiamo dedicato gran parte della seduta del Comitato Nazionale perl'ordine e la sicurezza pubblica tenutasi al Viminale, il 9 marzo scorso, con la partecipazione del Prefetto e del Questore dì Torino. La settimana scorsa ne ho parlato diffusamente col Presidente deUa Regione Ghigo. Ragioni ovvie mi impediscono di scendere nei dettagh, ma posso assicurarle che la predisposizione del sistema di sicurezza è a buon punto». ^Bfelìfe Continuiamo ™" a considerare attuale ed elevato il rischio che arriva dal rientro in Europa dei combattenti islamici E' a buon punto il sistema di sicurezza che stiamo preparando per le Olimpiadi di Torino 99 CLfc Glianarco "" insurrezionalisti aspirano ad occupare tutto lo spazio eversivo italiano compreso quello lasciato libero dalle organizzazioni marxiste-leniniste e incrociano altre lotte: penso a quelle contro il precariato e il lavoro interinale Ci sono elementi di continuità fra questi gruppi e gli irriducibili delle Br fàA in carcere 7^ fjm^im. Non ho criticato "" la sentenza sulla Banelli, ma mi sono limitato ad osservare che aveva fornito un contributo non irrilevante alle indagini. In ogni caso la minore entità della pena inflitta fa pensare che i giudici abbiano valutato positivamente le sue dichiarazioni Continuerò a lottare perché i conti aperti con il vecchio e nuovo terrorismo É|A sono parecchi ^^ xm. ì flWMmZ^:: '[HT* La Caserma della Brigata Sassari, dove gli anarchici hanno messo una bomba I ministro Giuseppe Pisanu: dall'eversione una pericolosa evoluzione