I sindacati: basta parole, apriamo le trattative di Raffaello Masci

I sindacati: basta parole, apriamo le trattative IL RINNOVO CONTRATTUALE E LE SCADENZE POLITICHE I sindacati: basta parole, apriamo le trattative «Non è possibile gestire un tema così delicato attraverso le interviste» Raffaello Masci ROMA I sindacati sono sul chi vive, come non mai. Se il contratto del pubblico impiego si volesse chiudere, questo sarebbe il momento migliore, perché il governo è uscito allo scoperto, sono circolate delle cifre, alcuni ministri più il presidente del Consiglio hanno speso la loro parola e - beninteso - ci sono anche le elezioni. An e Udo sanno benissimo di avere molte simpatie tra gli statali, mentre la Cisl - il maggior sindacato di settore sa che dopo 15 mesi di «vacatio» contrattuale la circostanza è propizia. Tuttavia ci sono molti «se» con cui fare i conti. «Se non si apre una trattati¬ va, se non si viene incontro alle esigenze del sindacato, c'è una questione che si pone su un governo che, in qualità di dato^ re di lavoro, si nega al confronto col sindacato - ha detto intervistato da Radio Radicale il segretario della Cisl Savino Bazzotta - e questo non è accettabile». Secondo il leader della Cisl, si tratta di «ima questione politica. C'è un contratto scaduto da 15 mesi che non viene rinnovato. La responsabilità di questo non rinnovo sta in capo alla mia controparte, che in questo caso è il governo. Si esca da questo dibattito inutile e si faccia ima trattativa vera. Se non si rinnova il contratto, è chiaro che dovremo mettere in campo alcu¬ ne iniziative e qualche mobihtazione». Per la verità, anche se un tavolo di trattativa formalmente non esiste, le cifre del contendere sono conosciute: il governo ha proposto un aumento «medio» (le categorie statali sono assai numerose e diversificate) del ^S1?*) che si tradurrebbe in vm incremento di 85 euro lorde al mese. Il sindacato aveva proposto un aumento delr80Zo (120 euro al mese). Il vicepremier Fini aveva fatto balenare l'ipòtesi di un più 5,1^0 (circa 95 euro). Il ministro Racemi aveva parlato di ima chiusura possibile a 100 euro (più 5,3-5,40zii). Il problema dei problemi è che ogni lira oltre il 4,3I}6 non ha copertura economica e andrebbe ad intaccare risor- se della Finanziaria 2006. Confindustria, attraverso il suo vicepresidente Alberto Hombassei, sottolinea l'importanza di non intaccare i conti pubblici: «Il contratto del pubblico impiego va maneggiato con attenzione da parte del governo per due motivi - dice l'imprenditore - : non si può correre il rischio di sballare i conti pubblici, da una parte, mentre bisogna evitare, dall'altra, di costituire un precedente improprio per i contratti aperti del settore privato». Materia dunque assai delicata, quella contrattuale; per questo al di fuori di una sede ufficiale di trattativa tutto rischia di diventare - come crede Guglielmo Epifani leader della Cgil - «mera propaganda politica». Per la Cgil «vale quello che si dice ai tavoli della trattativa, di cui ancora non si vede l'ombra». «L'atteggiamento del governo è poco serio - ha aggiunto Epifani -, non si affrontano problematiche così impegnative in questo modo. Tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori del settore pubblico, della sanità e della ricerca da quindici mesi stanno aspettando il rinnovo del loro contratto di lavoro». Temi delicati, per il segretario della Cgil, che non si possono gestire «né con le interviste, sui giornali o alle radio, né con gli interessi dei partiti». In effetti - aggiunge Angeletti, leader della Uil, «è incredibi¬ le pensare che si possa fare un negoziato nel quale il governo non è disponibile a trattare (il riferimento è alla frase di Rerlusconi secondo cui non si va oltre i 95 euro - ndr). La posizione del vicepremier Follini, e la proposta di cercare una mediazione, viste le distanze non impossibili, mi sembrava più responsabile». Un avvio delle trattative era atteso per l'indomani dello sciopero del 18 marzo, ma una convocazione non c'è stata. Ora la questione è: sarà possibile chiudere la vertenza in pochi giorni, addirittura prima delle elezioni? Una risposta potrebbe venire dalla conferenza sul pubblico impiego che Udo e An hanno indetto per oggi. Pezzotta: il governo si nega al confronto e questo per noi non è accettabile Epifani: atteggiamento poco serio Ci sono tre milioni e mezzo di lavoratori che stanno aspettando

Persone citate: Alberto Hombassei, Angeletti, Epifani, Follini, Guglielmo Epifani, Pezzotta, Savino Bazzotta

Luoghi citati: Rerlusconi, Roma