L'ASTENSIONISTA HA COMUNQUE UN SUO PERCHE' di Riccardo Barenghi
L'ASTENSIONISTA HA COMUNQUE UN SUO PERCHE' UN'INCOGNITA SUL VOTO L'ASTENSIONISTA HA COMUNQUE UN SUO PERCHE' Riccardo Barenghi ' VI ON se ne parla più, qual-. i che anno fa invece se ne parlava eccome. Eppure il rischio di una consistente astensione alle prossime elezioni regionali non è affatto scongiurato. A parte quello fisiologico, chi non vota perché non gli va, chi preferisce un weekend al mare (vista anche la pessima performance meteorologica di Pasqua), chi «tanto sono tutti uguali», l'astensionismo più preoccupante è quello consapevole, quello politico. Di chi non vota perché ha scelto di non farlo magari per punire il suo (ex) schieramento che l'ha deluso, oppure perché non trova nessun partito abbastanza vicino a quel che pensa, o anche perché non crede più in «questa» politica ma non ne vede un'altra all'orizzonte. Aspetta con pazienza ma nel frattempo si astiene. Sei, cinque, quattro anni fa, questo genere di astensionismo colpiva soprattutto la sinistra mentre il primo la destra. Alle europee del 1999, l'astensionista di sinistra se la prese contemporaneamente con D'Alema perché aveva fatto la guerra in Kosovo e con Bertinotti perché aveva fatto cadere Prodi. Scena che si è ripetuta più o meno uguale alle regionali dell'anno successivo (che costarono le dimissioni da premier proprio a D'Alema) e alle politiche del 2001 (Berlusconi vinse perché fu capace, al contrario dei suoi avversari, di tenere compatta la sua coalizione, al vertice come alla base). Nelle ultime tornate elettorali, amministrative, europee, l'astensionista di sinistra è tornato a votare, spinto alle urne quantomeno dalla molla dell'antiberlusconismo. Mentre quello di destra - deluso, distratto o demotivato - si è occupato d'altro. Oggi però gli opposti astensionismi rischiano di convergere. Un elettore laziale del centrodestra, per esempio, potrebbe non votare perché disgustato dalla rissa (e soprattutto dal non accordo) tra Storace e Mussolini, mentre un elettore del Nord (non leghista ovviamente) potrebbe cogliere l'occasione per mandare il suo messaggio politico: la riforma della Costituzione non mi piace. Invece un elettore di sinistra di Roma magari non vota a causa del candidato scelto, l'ennesimo volto televisivo prestato alla politica come se la politica non ne avesse abbastanza (di volti). Oppure, se il suo cuore batte più a sinistra della sinistra, perché vuole avvertire Bertinotti che la sua ultima svolta è troppo moderata, governativa, insomma si è «venduto». L'astensionista comunque non passa dall'altra parte, non va dall'avversario: non vota però resta lì, è sempre recuperabile. Ma non è facile convincerlo, ha un caratteraccio ed è pronto a colpire quando meno te lo aspetti. Anche domenica prossima (o lunedi mattina). TORNANO GLI U2
Persone citate: Berlusconi, Bertinotti, D'alema, Mussolini, Storace
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