La nuova sfida: l'autorità europea unica di Alessandro Barbera

La nuova sfida: l'autorità europea unica IL DIBATTITO SU CHI DEVE CONTROLLARE LE GRANDI FUSIONI E ACQUISIZIONI BANCARIE La nuova sfida: l'autorità europea unica Fatta la Bce e la moneta comune, ora tocca alla grande vigilanza? 1 analisi Alessandro Barbera ROMA ALL'ULTIMO forum di Davos, il convegno che raccoglie il gotha della finanza mondiale, quest'anno gli hanno dedicato anche un summit a porte chiuse: «L'Europa è pronta alle mega-banche?». Se un cronista ponesse una simile domanda ad un banchiere europeo probabilmente riceverebbe un più o meno cortese «no comment». Per almeno due motivi: non è certo una domanda semplice, ma è soprattutto scivolosa. Scrivevano gli organizzatori con fare diplomatico: «Il recente acquisto della banca inglese Abbey National da parte della spagnola Santander ha creato un precedente». Inoltre «negh ultimi anni in Europa molte banche hanno investito oltre frontiera, pur avendo mercati nazionah convenienti». Di qui la domanda dal sapore retori- co: «Siamo all'inizio di un'epoca di consolidamento entro i confini o le fusioni intemazionali sono la strada giusta per crescere?» Quale sia stata la risposta che si sono dati i presenti non è dato saperlo. Di certo il problema non è più troppo rinviabile. Soprattutto dopo la nascita dell'Europa a monetaria. Da noi la questione è di strettissima attualità: c'è il caso di Antonveneta, nel mirino della banca olandese Abn Amro, e c'è quello della spagnola Banco di Bilbao, che ieri ha lanciato un'Offerta pubblica per acquisire il controllo della Banca Nazionale del Lavoro. In entrambi i casi il governatore della Banca d'Italia non sembra intenzionato a dare il suo benestare. Come andranno a finire le due partite è difficile dirlo, ma le ultime dichiarazioni della Commissione europea lasciano chiaramente intendere che l'esito del braccio di ferro (soprattutto quello su Bnl) potrebbe essere quello che nel 1999 oppose il Santander alle autorità portoghesi. Allora l'obiettivo della banca spagnola - che insieme al Bilbao è ormai un player continentale era il gruppo bancario Champalimaud. Le autorità portoghesi dissero di no invocando nonne prudenziah, la Commissione riscontrò invece che quelle norme non erano giustificate da ragioni di stabihtà. Avviata una procedura di infrazione, il caso si chiuse un anno dopo con la cessione agli spagnoli di una parte del gruppo. Al di là della giustezza o meno del probabile no di Fazio all'Opa degh spagnoli, un fatto è innegabile ed è una questione sulla quale gh esperti si interrogano da tempo: costituita la Banca Centrale Europea - la quale ha assorbito le competenze di pohtica monetaria di dodici banche centrah - la vigilanza sugli intermediari finanziari è ancora affidata agli organismi nazionah. Fatto salvo il coordinamento imposto da alcune direttive comunitarie - meccanismi in alcuni casi ben oliati nell'Europa dell'.euro ciascuna banca od operatore finanziario è vigilato dalle autorità del Paese di provenienza. Soggetti spesso diversissimi fra loro: in Italia per le banche è la Banca centrale (che però non vigila sulle assicurazioni), in molti altri Paesi (fra cui la Germania) sono autorità indipendenti, in altri ancora (è il caso della Gran Bretagna) sono soggetti unitari che hanno uffici specializzati per ciascun settore. La questione non tocca infatti solo i controlli sulle fusioni tra banche: un altro caso recentissimo è quello deh'americana Citigroup, accusata di aver maaipqlatoyU'^iBrc^tq^dei-lpond europei. Una vicenda sulla quale stanno indagando almeno otto autorità di vigilanza, fra cui la «Fsa» britannica. Un quadro che stride con gli assetti pFoprietari delle borse europee, proprio coloro che si stanno contendendo il controllo del mercato paneuropeo dei titoli di Stato: Deutsche Boerse di Francoforte ed Euronext, la società che sotto le sue insegne raccoghe le piazze di Parigi, Bruxelles ed Amsterdam. Perché dunque in questo scenario - con l'eccezione in Spagna e Gran Bretagna - la maggior parte degh istituti bancari restano invece saldamente in mani nazionali? Secondo molti esperti nasce proprio dalla paura di una vigilanza «europea» il no alle aggregazioni. Laddove nascesse un grande mercato del credito, i controlli non potrebbero essere che europei. Manca forse a questo obiettivo anche una disciplina europea delle offerte pubbliche, della quale a Bruxelles si discute da tempo? Fra un'Europa incompiuta e realmente integrata c'è la soluzione a queste domande. Trichet, presidente della Bce

Persone citate: Fatta, Trichet