La danza di un angelo chiamato Carolina

La danza di un angelo chiamato Carolina KOSTNER DA APPLAUSI: DOPO LA MEDAGLIA DJ BRONZO A MOSCA SI CANDIDA A UN RUOLO DA PROTAGONISTA La danza di un angelo chiamato Carolina La nuova stella del ghiaccio ha calzato i pattini a quattro anni e ora che ne ha 18 è la grande speranza azzurra perì Giochi Figlia d'arte, nativa della Valgardena, studia esi allena in Germania Silvia Garbarino A «baby boom» del momento è lei: Carolina Kostner'da — Ortisei. Scalza dalla classifica degli angeli azzurri l'imbronciata e tosta Federica Pellegrini, argento olimpico nel nuoto. Dall'acqua al ghiaccio, dai Giochi ai Mondiali, ma la pasta da campionesse è la stessa. E L'Italia dello sport pulito sorride. Carolina ha vinto il bronzo agli iridati di Mosca nel pattinaggio artistico, ima disciplina che gli italiani hanno scoperto e cominciato ad apprezzare con i successi di Barbara Fusar Poh e Maurizio Maigàglio; praticamente l'altro ieri. Una sferzata di luce, le loro vittorie, su un mondo che ha da sempre i fari accesi altrove. America, Russia, Germania, Francia, Giappone. Adesso però è nata la stella che può rischiarare per un decennio il cammino degli azzurri. La freschezza dei 18 anni della Kostner è palpabile, viso lindo, occhioni da cerhiatta, timidi e trasparenti, voce lieve, allegrìa e sogni, tanti e ben allineati. Figlia d'arte, la mamma Patrizia è stata pattinatrìce della nazionale, papà Erwin, terzo hockeysta di sempre per presenze azzurre, Isi, la cugina di secondo grado è una delle discesiste più forti della storia dello sci. Ha cominciato a calzare i pattini a 4 anni. Non se li è più sfilati. «Avrei voluto, fare la sciatrice racconta spésso ~ ma non mi veniva bene come pattinare». Talento purissimo,. Carolina cresce in altezza (è fra le più alte e slanciate del circuito intemazionale) e in bravura. A 14 anni la grande decisione: il trasferimento a Oberstdorf, Germania, in un college specializzato in discipline invemah. «0 miglioro o me ne tomo a casa». Le sue qualità hanno deciso più della sua forza di volontà. L'allenatore Michael Huth è un mezzo kapo durante gli allenamenti, le parole dolci le distilla poco prima delle esibizioni giusto per rasserenare la sua creatura. Anche i coreografi sono due iperspecialisti, gli americani Kurt Browning e la «tata» Megan Smith che segue «Caro»da quando aveva 9 anni. «Uno staff, il mio staff, a cui sono legatissima, il mio podio è anche un ringraziamento a loro». A casa, sulle sue adorate montagne della Val Gardena, ci toma durante le brevi vacanze lasciate dal calendario delle gare e dagli studi. Frequenta la quarta liceo linguistico e parla disinvoltamente inglese, tedesco, francese, il ladmo e, ovvio, anche l'italiano. S'arrossano le guance quando le si ricorda che le pause più lunghe le ha proprio quando parla con i suoi connazionali. In compenso all'estero sono ammaliati dalla sua bravura e dalla sua sensibilità anche nell'approccio mediatico. Una disinvoltura mai pesante o taroccata. A Mosca aspettando i risultati della giurìa che le avrebbero assegnato, il bronzo davanti al suo idolo, la nippoamericana Michelle Kwan, ha sventolato alle telecamere il palmo della mano: «Moi Geli» ci stava scrìtto. «E' una cosa che ho visto fare a un campione di salto con gli sci, un finlandese, e l'ho copia- to. Moi significa "ciao" e Geli è Angelica, la mia compagna di stanza al college. Era il modo più rapido per salutarla». Beata gioventù, appunto. Nel giorno del 18 "compleanno la Lancia le ha regalato ima Ypsilon azzurro Casanova: «Il mio colore preferito. Mi servirà'per raggiungere più rapidamente casa mia dalla Germania. Intanto la guida mio fratello Martin (il mag- giore, ndr) perché devo prendere ancora la patente, io. Ne approfitterò per studiare in queste due settimane di riposo, dove finalmente vedrò anche i miei amici e farò delle lunghe passeggiate in montagna». Ai Giochi di Torino ci si attende molto da «Caro». Lo sa. «L'emozione di avere il pubblico dalla mia parte Iho provata già durante gli Europei svolti proprio a Torino in gennaio - dice -. Impianto raccolto e bellissimo il PalaAulenti, calore della gente stupendo. Tutto perfetto tranne la mia prestazione. Il settimo posto ottenuto in quell'occasione mi ha fatto riflettere parecchio. Mi ha aiutata, in fondo, a conquistare il bronzo iridato, perché ho capito quanto è difficile e importante al tempo stesso gestire la pressione. Se riesco a mantenere la tensione giusta dentro di me, l'affetto della gente potrà darmi quella carica particolare che mi permette di volare». In autunno tornerà sotto la Mole per una serie di allenamenti sulla pista olimpica: «La città la conosco abbastanza perché ci abitano degli amici dei miei genitori. Lo stage mi servirà per acclimatarmi ancor di più e vivere più serenamente l'avvicinamento alle Olimpiadi». Promessanessima, anche se la speranza è nascosta nel cuore: «Vincere è un'emozione inspiegabile, però so che fa felice non solo me ma tante persone che mi seguono. Lavorerò per cercare di non deluderle mai». Come pegno può bastare. «Con tutta la famiglia impegnata nello sport ho deciso che questo era il mio destino» «L'emozione di avere il pubblico dalla mia parte l'ho provata agli Europei svolti proprio a Torino» Carolina Kostner: mamma pattinatrìce, papà hockeista e una cugina famosa come Isolde