La lotta italiana per il Consiqlio di Sicurezza

La lotta italiana per il Consiqlio di Sicurezza IN VISTA LA VOLATA CHE DECIDERÀ' VINCITORI E VINTI NELLE DUE PROPOSTE DI RIFORMA DEL PALAZZO DI VETRO TreriS giorni il summit trai Paesi contrari all'asse Berline-Tokyo retroscena Paolc|viastroliili NEW YORK IL prossimo 11 aprile potrebbe diventare una data da ricordare, per le sorti dell'Italia all'Onu. Lo sperano il ministro degli Esteri Gianfranco Fini, e tutti i diplomatici della missione al Palazzo di Vetro, che per quel giorno stanno preparando un vertice di tutti i Paesi interessati alla posizione di Roma sulla riforma del Consiglio di Sicurezza. Al momento le adesioni sono circa sessanta, e se lungo la strada si aggiungerà qualche altro Stato, Germania e Giappone potrebbero dedurre che il loro piano per entrare come membri permanenti non ha abbastanza voti. La questione del massimo organismo dell'Onu è tornata d'urgenza nell'agenda intemazionale, con il rapporto presentato a dicembre dalla Commissione di saggi nominata da Kofi Annan, e con quello pubblicato il 20 marzo dallo stesso segretario generale. I saggi avevano suggerito due ipotesi di riforma, il modello A e quello B. Il primo prevede un allaigamento del Consiglio a 24 posti, che comprendono sei nuovi membri permanenti. Il secondo, invece, considera solo l'aggiunta di membri non pennanenti, ma con un mandato più lungo. L'Italia naturalmente preferisce il modello B, perché quello A consentirebbe l'ingresso nel massimo organismo della Germania, emarginando Roma. Nel suo rapporto del 20 marzo Annan non ha preso posizione tra i due modelli, auspicando che i Paesi trovino un accordo. Nello stesso tempo, però, ha scritto che vorrebbe una soluzione del problema entro il vertice a livello di capi di Stato e di governo, convocato per l'Assemblea Generale in programma a settembre. In pratica ha stabilito una scadenza, sollecitando i membri ad andare comunque al voto tra i due pro¬ getti, se non riusciranno a costruire un consenso ampiamente condiviso, fa Secondo le regole del Palazzo di vetro, confermate da una risoluzione fatta approvare dall'Italia nel 1998, queste riforme che richiedono un emendamento alla Carta dell'Onu devono essere varate con la maggioranza di due terzi dei Paesi membri. Al momento, ciò significa almeno 128 voti su 191. Germania e Giappone sono convinte di averli, soprattutto dopo che l'Organizzazione per l'Unità Africana ha deciso di appoggiarli, e quindi tutti si aspettano che presentino presto una risoluzione per approvare il modello A. In un secondo momento, bisognerebbe scegliere i sei Paesi destinati ad occupare i nuovi seggi permanenti, con tutti i problemi di rivalità regionale tra India, Pakistan e Indonesia in Asia; Brasile, Argentina e Messico in America Latina; Sudafrica, Egitto e Nigeria in Africa. Qui si inserisce la controffensiva dell' Italia, che scatterà l'I 1 aprile. In realtà l'ambasciatore Marcello Spatafora aveva cominciato a reagire già il 18 febbraio scorso, quando aveva presentato al presidente dell'Assemblea Generale, Jean Ping, l'iniziativa «Uniting for consensus». E' un documento sostenuto inizialmente da circa venti Paesi, che appoggia il modello B e sollecita la costruzione del consenso più ampio possibile sulla rifoima del Consigho. Roma, in sostanza, dice due cose sull'allargamento: primo, per avere efficacia deve essere democratico e rispondere alle esigenze di rappresentativa dell'organismo, e quindi non può limitarsi alla cooptazione di qualche Paese ricco e potente; secondo, per avere credibilità deve essere sostenuto da un largo consenso, anche più ampio dei 128 voti previsti. Questo segna un cambio di strategia rispetto agli Anni Novanta, quando l'Italia doveva proteggersi dagli assalti di Germania e Giappone, e quindi aveva creato strumenti difensivi come l'alleanza fra i Paesi amici chiamata «Coffee Club». Ora c'è una forte pressione per concludere la rifonna entro pochi mesi, e quindi-bisogna cercare di costruire il consenso a favore del modello favorito da Roma.' r-.-.-,.... L'H aprile l'Italia riunirà a New York i Paesi interessati all'iniziativa «Uniting for consensus», proprio per allargare il suo orizzonte. Il ministro Fini offrirà una colazione di lavoro e poi si svolgerà il vertice, a cui per il momento hanno aderito circa sessanta Paesi. Non tutti gli invitati sono già pronti a votare in favore del modello B, ma tra chi ha teso l'orecchio ci sono anche Stati Uniti e Russia. Il primo obiettivo di Roma è propositivo, cioè costruire un ampio consenso intomo all'ipotesi che preferisce, con tutte le modifiche che potrebbero emergere durante la discussione. Nello stesso tempo, però, il vertice lascerà anche un messaggio ai suoi rivali. All'Onu ci sono 191 membri, e quindi bastano 64 voti contrari per impedire che qualunque progetto di riforma ottenga i 128 consensi necessari. Se Germania e Giappone vedessero che l'Italia è riuscita a coagulare oltre sessanta Paesi intomo alla sua iniziativa, potrebbero decidere che non hanno ancora gli appoggi indispensabili a forzare una conta. La lotta italiana per il Consiqlio di Sicurezza

Persone citate: Annan, Gianfranco Fini, Jean Ping, Kofi Annan, Marcello Spatafora, Vinti