Francia verso la «parità salariale»

Francia verso la «parità salariale» LA MINISTRA AMELINE: «I RISULTATI SARANNO OBBLIGATORI» Francia verso la «parità salariale» Scatta il piano quinquennale. L'opposizione è un bluff Tullio Giannotti PARIGI Jacques Chirac, ormai ribattezzato in patria «Zorro» per le sue crociate sociali in difesa dei deboli, l'aveva chiesto con forza all'inizio dell'anno. Tre mesi dopo, Nicole Ameline, ministra della Parità e dell'Eguaglianza professionale, lo ha esaudito: scatta un piano quinquennale con il quale la Francia dovrà cancellare la disparità salariale fra uomini e donne. Non si parla più di strumenti, precisa il governo. Perché dal 1972 lo slogan «A lavoro eguale, salario eguale» ha finito per invecchiare nella sua ovvietà senza essere concretizzato. Buoni propositi che si sono rinnovati anno dopo anno, magari l'S marzo, con il risultato che oggi, nel 2005, gli stipendi degli uomini sono ancora superiori a quelli delle donne - a parità di lavoro svolto - del 25^0. Un'enormità, anche se ci si consola pensando che nel 1952 c'era un abisso, il 50^0. Il governo di Jean-Pierre Raffarin sostiene di voler fare sul serio: «Stavolta - rivendica la Ameline non si tratta più di un obbligo di dotarsi di mezzi ma di un obbligo di risultato. Abbiamo cinque anni per dimostrare che le donne non sono un'agriunta ma un vero motore per fa nostra economia». Nel giomo in cui la Francia si scopre longeva - si muore di meno e si continua a nascere moltissimo, 1,9 figli per ogni donna - il piano quinquennale per la parità salariale deve fare i conti con l'ostacolo principale che la donna ancora oggi incontra nella sua carriera: la gravidanza e poi i figli da crescere. Nel paese d'Europa che genera più figli dopo l'imbattibile Irlanda, alla base del progetto di legge presentato oggi c'è un principio inalienaJbile che Nicole Ameline ha così riassunto: «Il modello sociale francese è fondato su un forte tasso di impiego femminile e su un elevato tasso di natalità». La legge non soltanto non vuole tradire questa doppia e legittima aspirazione delle donne francesi, ma vuole «riconcUia- re lavoro e famiglia». I conti non sono stati ancora fatti fino in fondo, ma l'arsenale legislativo prevede che le lavoratrici in congedo di maternità possano beneficiare «della media degh aumenti individuali percepiti» dai loro colleghi presenti al lavoro. Come si arriverà ad annullare il fossato fra le buste paga dei due sessi ancora non si sa, la legge annuncia però che il piano quinquennale anti-discriminazione sessuale al lavoro dovrà obbligatoriamente condurre a eliminare la differenza esistente. Chirac l'ha ordinato espressamente. A metà strada, a fine 2007, si farà il punto della situazione con una conferenza nazio¬ nale: «Se necessario - si legge nel testo - sarà istituito un contributo finanziario prelevato sulla massa salariale per le imprese che non avranno aperto negoziati sull'eguaglianza salariale fra uomini e donne». Il governo vuole infatti, in questo primo stadio, privilegiare il dialogo sociale e non imporre preventivamente nulla. Fra tre anni si tireranno le somme. Ma proprio questo atteggiamento poco impositivo in partenza è valso al progetto le prime critiche dell' opposizione e delle rappresentanti delle donne. Per sindacati e Partito socialista si tratta di un testo «timido», «morbido». Anche Anne-Marie Comparini, deputata centrista dell'Udf - quindi di un partito della maggioranza di governo - si è rammaricata per «la mancanza di respiro e di ambizione» del lavoro della collega Ameline. Tutti sono più o meno contrariati dall'assenza di penalità finanziarie e sanzioni per chi non applica la parità salariale fin da subito. «E' un bluff» ha protestato Yvette Roudy, ex ministra socialista dei diritti delle donne negli Anni 80. La legge in vigore porta il suo nome e, secondo lei, ((basterebbe applicarla». Prescrive, fra l'altro, che tutte le imprese debbano pubblicare ogni anno un rapporto sull'eguaglianza uominidonne e proporre «piani di eguaglianza». Nessuno, o quasi, l'ha mai fatto.

Persone citate: Ameline, Chirac, Jacques Chirac, Marie Comparini, Nicole Ameline, Tullio Giannotti, Yvette Roudy

Luoghi citati: Europa, Francia, Irlanda, Parigi