Calipari, gli Usa bloccano gli investigatori italiani di Guido RuotoloGiuliana Sgrena
Calipari, gli Usa bloccano gli investigatori italiani COLPO DI SCENA NEL CASO DELLA SPARATORIA A BAGHDAD Calipari, gli Usa bloccano gli investigatori italiani «Per esigenze di sicurezza la missione deve essere annullata» Irritazione alla procura di Roma. Nuovi contatti Letta-Sembler Guido Ruotolo ROMA Dovevano partire per Baghdad, per avviare gli accertamenti sulla Toyota GoroDa, l'auto sulla quale viaggiavano diretti all'aeroporto Nicola Calipari, il suo collaboratore e l'ostaggio appena liberato. Giuliana Sgrena,.per potere finalmente ricostruire la dinamica dell'«incidente», della sparatoria, per sapere quanti colpi - e da quante armi fiironosparati quella sera. Se effettivamente i primi .colpi, sparati sull'asfalto e poi rimbalzati, centrarono il vano motore e poi il lato destro della carrozzeria. Insomma, capire perché le armi a un certo punto mirarono ad altezza d'uomo. E invece dal Comando americano di Baghdad due giorni fa, attraverso la nostra ambasciata, è arrivato un rifiuto, uno stop, agli investigatori delegati dalla procura di Roma. Gli americani hanno accampato giustificazioni che hanno provocato un forte disappunto romano: «Per esigenze di sicurezza la missione deve essere annullata». E i funzionari di polizia e carabinieri, delegati agli accertamenti dalla procura di Roma che indaga sull'omicidio Calipari, sono rimasti a terra. Non è ancora chiaro se il semaforo verde per gli uomini della polizia scientifica e del Bis dei carabinieri arriverà al termine dei lavori - un paio di settimane ancora - della commissione mista italo-americana, guidata dal generale Peter Vangjel, che sta procedendo agli interrogatori dei militari che quella notte fecero parte del posto di blocco mobile americano, e di tutti quegli ufficiali e sottufficiali della coalizione che erano a conoscenza della missione degli uomini del Sismi. Oppure, se le autorità militari americane dovessero confermare di non volere collaborare con la magistratura romana, il rifiuto è definitivo e non temporaneo. E' in corso un intenso lavorìo diplomatico e ambienti qualificati non escludono che anche di questo si sia discusso l'altra sera, negl'incontro tra il sottosegretario della presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e l'ambasciatore Usa Mei Sembler. Le posizioni trale autorità americane e italiane sulla dinamica dell'* incidente», come è noto, rimangono distanti. Sia Letta che il direttore del Sismi, Niccolò Pollari, l'hanno ribadito l'altro giorno nella loro audizione al Copeco, al Comitato di controllo parlamentare sui Servizi. Le versioni sono differenti sulla stessa dinamica dell'incidente»; L'auto «andava piano», dicono il collaboratore di Calipari e Giuliana Sgrena, l'auto «correva» sostengono gli americani. Dall'apparizione del taro del mezzo blindato americano alla prima raffica di mitra non c'è una pausa temporale, sostengono gli italiani. Non è così, replicano gli americani, che sostengono che gli italiani non hanno rispettato le intimazioni all'alt. Ma il fatto che la Toyota viaggiasse a unabassa velocità potrebbe aver «insospettito» gli americani che hanno aperto il fuoco. Le divergenze tra Roma e Washington riguardano anche le motivazioni del perché, pur avvisati almeno 25 minuti prima che accadesse Rancidente» che l'auto stava rientrando all'aeroporto con l'ostaggio liberato, nessuna autorità americana allertò i check point. La perizia tecnica sull'auto per accertare la dinamica dell'«incidente» è determinante ai fini della ricostruzione dei fatti. E gli investigatori romani sono «irritati» per questo stop da Baghdad: «Perasserite esigenze di sicurezza». Queste «esigenze» lasciano perplessi gli investigatori. Le foto dell'auto mostrate in questi giorni dal Tgl e dal Tg3 sono state riprese dagli uomini del Ros dei carabinieri che si trova¬ no a Baghdad, e che indagano sugli altri sequestri di italiani in Iraq. Sono stati loro che hanno scattato le foto a un'auto, la Toyota Corolla, che si trova parcheggiata all'interno di Camp Victory, la base delle forze multinazionali della coalizione. Perché, dunque, accampare come giustificazione al diniego del via libera alla missione degli investigatori romani motivi di sicurezza? Forse perché la commissione mista italo-americana dovrebbe sanare le divergenze e presentarsi con una ricostruzione dei fatti accettabile per tutti? I fori dei proiettili sull'auto su cui viaggiavano Giuliana Sgrena e Nicola Calipari
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