Debord, il cinema senza attori né trame contro lo spettacolo

Debord, il cinema senza attori né trame contro lo spettacolo Debord, il cinema senza attori né trame contro lo spettacolo Felice Piemontese SONO una marea i libri che, in Francia, hanno accompagnato il decennale della morte di Guy Debord, il teorico del Situazionismo, il critico feroce della Società dello Spettacolo cui tocca in sorte, postuma, di essere celebrato alla stessa stregua eh ciò che aborriva, cioè tutto, nella società mercantile. Storie del Situazionismo, confutazioni più o meno accademiche, scoperta di inediti, corrispondenze, ristampe (a cominciare dal romanzo - Tous les chevaux du roi - ài Michèle Bemstein, che di Debord fu la prima moglie e compagna di avventure e amori giovanili raccontati nel libro), perfino i quaderni di hceo (Le marquis de Sade a des yeux de fille), tutto ma proprio tutto viene buttato nel calderone mercantilspettacolare come paradossale omaggio e conferma delle analisi di Debord. Di colui che potè scrivere (megalomania? sì, ma anche consapevolezza): «non ho, come gh altri, cambiato idea una o più volte, con il mutare dei tempi; sono stati piuttosto i tempi a mutare secondo le mie idee»). Niente di simile, naturalmente, in Italia, dove la fama di Debord continua ad essere circoscritta, anche se in tanti, avendo orecchiato qualcosa, sono in grado di ripetere una o due deUe sue frasi più icastiche, scambiandolo magari per un massmediologo o giocando volutamente sull'equivoco (l'ultima edizione de La società dello spettacolo, nel '97 da Baldini B- Castoldi con prefazione di Carlo Freccerò, per come era presentata poteva sembrare quasi un libro su Berlusconi). La riproposta, ora, in una nuova traduzione di Fabrizio Ascari, deUe Opere cinematografiche, uscite tanti anni fa da Arcana e da tempo introvabili, è dunque un fatto importante, che induce a essere indulgenti perfino con la prefazione di Enrico Ghezzi (pardon : enrico ghezzi) scritta in ghezzese puro, involuta e di delirante autocompiacimento, fino al limite dell'incomprensibilità. Non tutti, infatti, sapranno che, in un'esperienza del tutto atipica come quella di Debord che è praticamente impossibile anche solo definire - il cinema occupa un posto di primo piano, parte di un progetto di demolizione dell'arte e delle impalcature ideologiche intomo alle quah lo spettacolo - che in quanto «inversione concreta della vita, è il movimento autonomo del non-vivente» - ha costruito il proprio dominio. E dunque, in circostanze e in modi particolari, Debord ha realizzato, tra il 1952 e il 78, sei film. Film senza attori e senza trama, le cui immagini sono in genere prelevate da altri film e in cui una voce fuori campo legge lunghi brani deUe opere dello stesso Debord, nell'impossibile ambizione di "filmare la teoria" (uno dei film s'intitola La société du spectacle ed è appunto una trasposizione parziale del testo teorico). Il primo dei sei film, realizzato da un Debord appena ventenne {Hurlements en faveur de Sade) presentava peraltro un'altra, fondamentale particolarità, alternando alla lettura lunghi momenti di silenzio (anche 24 minuti) durante i quah lo schermo rimaneva completamente nero, e suscitò risse furibonde tra gh spettatori della "prima". La maggior parte dei film furono realizzati con mezzi di fortuna, fino all'incontro con il produttore Gerard Lebovici, uno degh uomini più potenti del cinema francese che, incantato da Debord (qualcuno disse: "plagiato"), dedicò esclusivamente alla proiezione dei suoi film una sala del Quartiere Latino (quasi sempre senza spettatori) e gh permise di realizzare gh ultimi utilizzando almeno le necessarie professionalità. E in effetti l'ultimo film di Debord che ha per titolo il palindromo latino In girum imus nocte et consumimur igni è una sorta di bellissima e poetica autobiografia intellettuale, artistica e pohtica, dominata dai funebri rintocchi del tempo che fugge via, della giovinezza ormai lontana, degh amici perduti per sempre nella disperata ricerca del "passaggio a nord-ovest" - verso la "vera vita" che costituisce il filo conduttore di tutta l'esperienza di Debord e dei suoi sodali (nella quale non mancano riferimenti alchimisticoesoterici, come ha mostrato di recente Jean-Marc Mandosio nel suo Dans le chaudron du négatif). Teorico, agitatore pohtico, anarchico, cineasta, poeta? Debord fu tutte queste cose insieme, ed altro ancora. Personaggio tra i più affascinanti della scena intellettuale del dopoguerra, fu soprattutto - a giudizio di chi scrive qui l'ultimo esponente di un'avanguardia artistica cominciata cento anni prima di lui e che con lui definitivamente si conclude, dopo sconvolgimenti e convulsioni che hanno segnato indelebilmente il Novecento, e in particolare i suoi ultimi decenni. GuyDebord Guy Debord Opere cinematografiche trad. di Fabrizio Ascari Bompiani, pp. 320, G20 S A G G

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