Sale sull'astronave di Fanucci la generazione crack di Mirella Appiotti
Sale sull'astronave di Fanucci la generazione crack PROSSIMAMENTE Sale sull'astronave di Fanucci la generazione crack di Mirella Appiotti NON sono cibo per tutti, i primi due libri della nuova «collezione narrativa» di Sergio Fanucci. Non lo è Ombre senza nome del messicano Ignacio Padilla («generazione crack», rottura con il realismo magico latino americano) che gioca sullo scambio di identità costruendo, attraverso una sorta di thriller metafisico, una riflessione sulla storia e l'eredità del '900. Non lo è La casa delle anime (ahinoi oltre 600 pagine) di quel Matt Ruff di Acqua, luce S- gas, passo sempre originalissimo, che, partendo da un omicidio solo dell'anima e grazie al quale la vittima, un bambino, cresce portando con sé un'infinito numero di frammenti di anima, ci obbliga a riflettere «sulla moltiplica¬ zione dei livelli di realtà come autentici simboli della condizione contemporanea». Ovvero Un futuro che è già qui. Tema dominante per la gran parte dei 700 titoli dell'editore romano. Romano molto sui generis, nonno che nel '35 a Milano lavorava sulla scolastica, il figlio Renato installato a Roma nel 71 al quale nel 90 si è sostituito l'allora giovanissimo Sergio il quale adesso apre un ufficio organizzativo commerciale nella capitale lombarda. Il cerchio si chiude. «E poi non esiste una editoria romana in senso stretto». Ma editore romano Fanucci lo è, nell'accezione data al breve percorso di quésta rubrica nella realtà capitolina. Significa: creatività nell'indipendenza (dai grandi gruppi, ecc) cui, per Fanucci, bisogna aggiungere per l'appunto: futuro. Parola che ha portato la medio-piccola editrice («non voglio diventare grande, voghe però crescere» dice Fanucci) a puntare sulla fantascienza-filosofia esistenziale, scandagliando tra gli autori («scoprendone» le potenzialità, uno per tutti, Philip Dick), moltiplicandosi neir«immaginario», tra fantasy, dark, avantpop, quest'ultimo filone risultando una prima uscita proprio dai generi, consacrata ora dalla «collezione narrativa». Che, con i prossimi titoli (da La selvaggia, esordio del giovane americano Alex Shaker a L'uomo della cantina del grande afro-americano Walter Mosley; da One far Sorrow, Two far Joy ài un altro esordiente, l'inglese Clive Woodall a Edwin Mullhouse, di Steve Millhauser, Pulitzer '97 per Martin Dresster, per ora nessun italiano) rivelerà ancora meglio la sua linea di «calcolata eccentricità» come «distanza dal centro», altro motivo conduttore del progetto Fanucci da sempre. E che ha portato al rilancio di autori maudit come Jim Thompson, alla riscoperta recentissima dì un maestro del mistery e dell'hard boiled come Lawrence Block, di Ruth Rendali, di David Goodis del quale sta per uscire, dopo La fuga, celeberrima grazie anche al duo Bogart-Bacall, La luna nei vicoli non meno che di un gruppo di «classici contemporanei»: Lessing, Carter, Bui-gess. Editore-lettore, patto strettissimo. Coinvolto anche nel dibattito sulla letteratura popolare die ha tenuto banco sul Corriere, Fanucci tende a concentrarsi sempre più sui due punti cardine del suo lavoro. Il primo é quel futuro, quella sonda che sostanzia le pagine di tutti i suoi libri ma anche riguarda il suo cammino professionale: «Concluso spiega - un ciclo come piccolo-medio editore durante il quale non mi sono mai fermato continuando a "investire", oggi sono ancora una volta di fronte ad un percorso nuovo nel momento cruciale in cui le grandi concentrazioni ti costringono non solo a sempre maggiori impegni di ricerca, ma a rafforza- Sergio Fanucci d menti strutturali». Da cui la libreria aperta nel centro di Roma il giugno scorso e lo stanziamento, proprio in questi pomi, di un miUone cinquecentomila euro per il progetto di una catena di almeno 10 punti vendita con aperture a distanza ravvicinata. Poiché se Fanucci non si appoggia solo sui numeri (comunque con un traguardo di 5 milioni di euro l'anno) è certo che punta soprattutto sulla vita (e la visibilità) dei suoi «prodotti» cui é necessario un tempo non sempre breve per entrare nelle vene del lettore. E qui, il secondo punto: Fanucci chiede un rapporto stretto al suo lettore. Vuole attenzione, non cerca il bestseller (però se venisse...), dichiara di non seguire le mode «die la macchina editoriale propone a briglia sciolta, propinando infinite varianti del grande romanzo americano o dell'opera "scandalo"», ma testi (esemplari i due romanzi citati all'inìzio) capad «di costringere il lettore fuori dai suoi schemi consueti e verso nuove modalità di visione e di analisi del mondo e della storia». Fanucd sovente fa centro. Il messicano Ignacio Padilla con «Ombre senza nome» inaugura una nuova collana di narrativa per l'editore specializzato in fantascienza, un autore su tutti, Philip Dick Sergio Fanucci dirige la casa editrice dal 1990
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