«Pronta a impugnare anche le elezioni» di Flavia Amabile

«Pronta a impugnare anche le elezioni» qr /E&DETTO. —--r-—' : : : ; }ì SCIQ|iROJ3f LL^FAME «Pronta a impugnare anche le elezioni» L'ira della nipote del Duce: «Ha vinto Arroganza Nazionale» retroscena Flavia Amabile ROMA SONO le 14,11. Squilla il telefonino di Alessandra Mussolini, seduta nel suo camper, al quinto giorno di sciopero della fame e da altrettanti in attesa della sentenza del Tar. Le possibilità sono due accolto o respinto - e ci si riferisce al suo ricorso contro l'esclusione dalla corsa alle regionali del Lazio. Dall'interno del massiccio palazzo del Tar, a pochi metri dal camper, i suoi legali le comunicano il responso: respinto. «Respinto?», replica lei. GU avvocati aggiungono qualcosa e comunque la avvertono: «Stiamo arrivando, aspettaci Ti spieghiamo le motivazioni della sentenza». Che cosa le importa delle motivazioni? Senza ascoltare altro, la nipote di nonno Benito e di zia Sofia scaglia il telefonino a terra, nonostante tentino di trattenerla. Le tende vengono rapida¬ mente abbassate, ma non tanto in fretta da impedire di coghere l'attimo di disperazione di questa donna, che dentro di sé vm po' pensava di potercela fare, ed era forse l'unica a crederlo. Di spalle, viso verso la parete del camper, piange. E' un attimo, però. Alessandra Mussolini ha dentro le sue vene - nonostante una quasi-settimana di dieta a cappuccini e acqua - ancora una sufficiente quantità di quel sangue che ha prodotto - in ordine cronologico - il Duce e la Loren. Con il piglio tipico dei suoi familiari, due minuti dopo apre la porta del camper. Appare in maglietta a maniche corte, i capelh necessariamente spettinati - ma non troppo e inizia a arringare con le ultime forze che le restano. «Queste elezioni ora sono prive di valore per noi e anche per gh italiani». Il capannello di giornalisti telecamere e microfoni che ha atteso per l'intera mattinata con lei la decisione del Tar si avvicina ancora di più: «C'è stato un uso spregiudicato del potere, un utilizzo del governo, dei ministri, del presidente della Regione con- tro un partito che si è schierato fuori dal sistema». Insomma, per essere più chiari: «Noi combattiamo lo stesso, mi appellerò al Consiglio di Stato». Sono le 14,30. Per dirla con Francesco Storace: «Buon appetito Alessandra». E' questo il primo commento del presidente della Regione - quello che la Mussolini ormai chiama Storhacker - quando viene a sapere della sentenza. La lasagna di mamma Scicolone è pronta già dalla mattina. Come ogni lasagna che si rispetti - piatto ideale per essere mangiato a qualsiasi ora - basta riscaldarla: ti riempie, ti soddisfa, ti gratifica e ti rida la carica giusta. Circa un'ora e mezza più tardi Alessandra Mussolini riappare decisamente rinfrancata e ancora più combattiva. La seconda puntata della sua foga verbale si svolge nello studio dei suoi avvocati. E' vestita allo stesso modo del mattino: identica la t-shirt bianca, identico il maglione celeste e la giacca di cotone dello stesso colore. E' evidente che è passata da casa solo per mangiare, dare un bado al figlioletto Romano e alle due fighe, poi torna ad affrontare microfoni e riflettori per rispondere e, soprattutto, attaccare. Innanzitutto, poiché poche cose in Italia sono così provvisorie come una sentenza, Alessandra Mussolini farà ricorso e martedì prossimo a decidere sarà il consiglio di Stato. «Se andrà male anche questa volta vorrà dire che le elezioni saranno illegali e impugneremo anche le elezioni», annuncia. Da oggi di nuovo in prima linea con la campagna elettorale: «Mi scateno. Prima andrò in Lombardia, poi in Veneto. Poi, so io quello che dovrò dire ai miei elettori nel Lazio». Indicazioni di voto? «Inviterò a scrivere Mussolini e As sulla lista». E poi c'è una parola per tutti. An e la Cdl cerca un'alleanza? «Sto solo aspettando che Bondi mi allunghi la mano e dica: poverina... Gliela taglio quella mano!». La designazione di Corrado Calabro, presidente del Tar fino a ieri alla guida dell'Authority per le Telecomunicazioni? «Mi rivolgo ai giornalisti perchè indaghino per sapere se c'è qualcuno in odore di nomina al Consiglio di Stato, visto che Calabro è stato premiato a un'ora dalla sentenza da Arroganza Nazionale». Il ministro Pisanu che ha chiesto al prefetto Serra di inadagare sulle firme? «Era più facile chiedere spiegazioni al figlio, visto che è nella lista del ministro Storace». Insomma, un intreccio di interessi che i legali chiamano «complotto politico», quando finalmente riescono a parlare anche delle famose motivazioni della sentenza. La lista è stata eliminata ((per 130 o 60 firme. Quello che ci viene contestato sono i documenti di identificazione, perchè, secondo il Tar, alcuni erano falsi, altri inesistenti ed altri scaduti. Ma non sappiamo in che percentuale e dire che la maggioranza erano falsi o che la maggioranza erano scaduti è una bella differenza. Anche perchè tra le firme false - spiega la Mussolini - è uscito anche il nome di mia zia Sofia, che sta all'estero e quindi non poteva certo mettere la firma per la mia lista». Riassume la Mussolini: «Sono stata fatta fuori». Già, zia Sofia. Ieri ha rassicurato la nipote: comunque vada, verrà presto e le preparerà una meravigliosa pasta alla genovese. «Siamo un partito schierato fuori dal sistema. Adesso aspetto solo che Bondi mi allunghi la mano e dica "poverina" lo gliela taglio quella mano» I presidente della Regione Lazio Francesco Storace

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