Il Cavaliere adesso teme la strategia dell'esternazione

Il Cavaliere adesso teme la strategia dell'esternazione LA PAURA DEL PREMIER: TROVARSI SEMPRE PIÙ SPESSO UN COLLE «NEMICO» Il Cavaliere adesso teme la strategia dell'esternazione «È la solita sortita contro di me e il solito regalo alla sinistra Una linea che ha un unico obiettivo: crearmi dei problemi» retroscena Augusto Minzolìni ROMA CI risiamo. Non è la prima volta e non sarà l'ultima. Carlo Azeglio Ciampi, appena rimesso piede sul suolo patrio dopo il viaggio in Inghilterra, si è tolto un sassolino nella scarpa. Inutile dire che anche questa volta il sassolino è finito sulla testa di Silvio Berlusconi. Il capo dello Stato, infatti, ha impartito al premier una sorta di lezione di galateo istituzionale criticando direttamente la sua uscita a "Porta a porta" sul ritiro dei nostri soldati dall'Iraq e la successiva decisione di rendersi indisponibile ad un dibattito parlamentare sull'argomento. Inutile dire che il Cavaliere anche questa volta ufficialmente è rimasto in silenzio (ma non si sa fino a quando), mentre in privato ha masticato amaro. «La solita sortita contro di me e il sohto regalo alla sinistra - ha osservato -. Eppure io mi sono comportato correttamente. In Parlamento il governo ha portato il rifinanziamento della missione in Iraq che è anche l'unica decisione presa, dato che la missione prosegue. Tutto il resto appartiene al dibattito politico a cui chiunque può partecipare sia in Tv, sia sui giornali. Lo stesso Ciampi non è avaro dì esternazioni. E allora non capisco perchè l'unico che dovrebbe rimanere zitto è il sottoscritto!». Un ragionamento fatto nelle ovattate sale di via del Plebiscito di cui il premier ha assolutamente vietato la divulgazione. Sull'argomento, infatti, a Palazzo Chigi c'è la consegna del silenzio. «Io - rimarca il portavoce Paolo Bonaiuti - non parlo». Ma che l'aria sia tornata pesante con il Quirinale lo dimostra l'unica battuta regalata ieri sera davanti a Palazzo Grazioli dal responsabile amministrativo di Forza Italia, Rocco Crimi, subito dopo un incontro con il Premier: «Ciampi? Mamma miai». Appunto, megho il silenzio. Anche perchè di grattacapi anche ieri il premier non ne ha avuti di certo pochi. L'Eurostat ha contestato i conti del governo del 2003 e del 2004 e lui ha sparato contro la burocrazia Uè: «Ci ha stancato». Il consiglio dei ministri, invece, assenti Berlusconi e Gianni Letta per evitare il solito conflitto d'interessi, ha nominato su proposta di Fini il presidente del Tar del Lazio, Corrado Calabro, presidente dell'authority per le telecomunicazioni. Non ci sarebbe stato nulla da eccepire se un'ora dopo il tribunale in questione non avesse estromesso dalle elezioni della Regione, Alessandra Mussohnì. Inutile aggiungere che l'esclusa, a cui di certo non manca la voce e neppure la parola, ha cominciato ad inveire nell'ordine contro Fini, Storace e Calabro, coinvolgendo nelle sue bordate al vetriolo, sia pure solo di striscio, anche il Cavaliere. L'interessato, però, ha sorvolato. L'unica cosa che ha dato un po' di sollievo a Berlusconi ieri è stata la parola «fine» messa sulla commedia delle dimissioni del ministro per le riforme, Calderoli: «Approveremo le riforme entro Pasqua», ha promesso il premier chiudendo per l'ennesima volta la sceneggiata. E' evidente, però, che tra ì tanti fronti aperti quello con il Colle per il Cavaliere rimane il più complesso e il più delicato. Eppure neanche una settimana fa un pranzo al Quirinale aveva sancito una mezza pace tra i due dopo mesi dì polemiche più o meno sotterranee. Una tregua, a quanto pare, che è andata all'aria per la sortita del premier a "Porta a porta". Quell'uscita, però, Berlusconi continua a difenderla a spada tratta. «Il comportamento istituzionale del capo del governo nella vicenda - ha ripetuto ancora ieri, Fabrizio Cicchitto, uno dei consiglieri del Premier - è stato ineccepìbile». Una «tesi» che anche chi nel centro-destra non ha mai lesinato critiche al Cavaliere, come Marco Follini, ;n un modo o nell'altro accetta: «Il confronto tra Ciampi e Berlusconi - spiegava ieri il vice-premier - è una costante. Ma non c'è nulla dì conflittuale. E, comunque, per ora il problema non sussiste: Ciampi dice che una novità importante come il ritiro dall'Iraq dovrebbe essere discussa dal Parlamento e Berlusconi assicura che non non c'è bisogno dato che non è cambiato niente». La cosa che più preoccupa gh uomini di palazzo Chigi, però, non è tanto la vicenda in questìo- ne, ma il ripetersi di queste entrate a gamba tesa del Capo dello Stato contro il Cavaliere. ((E' una strategia che andrà avanti fino alle prossime elezioni - ha cominciato a lamentarsi Berlusconi con gh ambasciatori che ha presso il Quirinale -. Che ha un unico obiettivo: crearmi dei problemi». In effetti l'elenco delle «esternazioni» dì Ciampi sta diventando sempre più lungo e comincia ad assumere le dimensioni dì quelli che hanno accompagnato la fine del settennato dei vari Pertìnì, Cossiga e Scalfaro. In altre parole dei «grandi esternatoli». E per usare un'espressione a suo tempo riferita a Cossiga, l'uomo che l'attuale Capo dello Stato sembra voler "picconare" è proprio il Cavahere. Non per nulla le «esternazioni» dell'inquilino del Colle cominciano a farsi più assidue da metà dicembre, proprio quando Eugenio Scalfari assegna a Ciampi un vero e prorio ruolo nello scenario italiano quello del «civii servant», del garante delle istituzioni. Un ruolo che, invece, Francesco Cossiga, che non ha certo peccato di mutismo nel suo settennato, giudicava negli stessi giorni in termini del tutto diversi : «Con la presidenza Ciampi sì è attenuato il carattere della funzione neutrale dì garanzia, si sono dilatati ì confinì dell'azione pohtica del Colle». Un'analisi, questa, che Berlusconi condivide sempre dì più. Anzi, i consiglieri del premier ci mettono anche dei nomi: Ciampi interviene ogni volta che Prodi o la sinistra sono in difficoltà. «E' come nel wrestling, la lotta che fa impazzire gh americani in Tv - spiega uno degh uomini ombra del Cavaliere -. Quando sul ring Prodi è in difficoltà, tocca la corda, e subito dopo entra in scena Ciampi». Questa «tesi» ormai trova concordi tutti i seguaci del premier, quasi che fosse ovvia, scontata. «Vedete - si infervora il presidente della commissione Sanità del Senato, l'azzurro Tomassini - Berlusconi a 'Porta a porta" ha rubato la palla a tutti. Ha annunciato, a suo modo, la fine della missione. Visto che la sinistra e Prodi sono rimasti spiazzati, sono andati a tirare la gonna al Capo dello stato. Ma Ciampi avrebbe dovuto riascoltare attentamente quello che ha detto il premier in Tv prima di parlare. Berlusconi ha fatto solo un auspicio». Se questa è la situazione è evidente che tra Palazzo Chigi e il Quirinale da qui alle elezioni politiche non ci sarà mai una pace vera, ma solo «tregue» sancite apposta per essere violate.

Luoghi citati: Inghilterra, Iraq, Lazio, Roma